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Giustiziata in piazza

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L'Isis ha ucciso un’avvocatessa per i diritti umani colpevole di aver criticato la distruzione di luoghi sacri di Mosul

Un’avvocatessa e attivista per i diritti umani e delle donne è stata giustiziata in pubblica piazza a Mosul, nel nord dell’Iraq, dopo essere stata giudicata colpevole di aver criticato la distruzione di luoghi sacri a Mosul e di aver abbandonato volontariamente l’Islam.

Samira Saleh al-Naimi, madre irachena con 3 figli, è stata presa dalle forze dell’Isis lo scorso 17 settembre e portata in una località segreta dove è stata torturata per cinque giorni.

Secondo le Nazioni Unite, l’uccisione della donna è avvenuta pubblicamente lunedì 22 settembre perché aveva condiviso su Facebook commenti critici verso lo Stato Islamico e la distruzione dei luoghi sacri storici di Mosul.

La città irachena è caduta nelle mani dell’Isis a giugno, fatto che ha causato la conversione forzata all’Islam di diversi fedeli di altre religioni. Contemporaneamente, è avvenuta la graduale distruzione dei luoghi sacri della città. Ieri l’Isis ha distrutto la “Chiesa verde” di Tikrit, uno dei luoghi più importanti per i cristiani che risale al settimo secolo.

Secondo l’Onu, nella città di Sderat che si trova vicino a Mosul, le forze dell’Isis hanno fatto irruzione nella casa di una donna candidata alle ultime elezioni comunali uccidendola e rapendo il marito. Nella stessa giornata, un’altra donna attiva in politica è stata rapita dalla sua abitazione in un quartiere a est di Mosul. È ancora dispersa.

Ieri in Iraq sono morte 164 persone e ci sono stati 133 feriti.

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