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Home » Esteri

Francesca Albanese: “Italia, Francia e Grecia dovevano fermare Netanyahu mentre volava negli Usa”

Immagine di copertina
Credit: AGF

La relatrice delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati chiede pubblicamente perché i tre Paesi europei abbiano concesso il loro spazio aereo al premier israeliano, ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e crimini contro l'umanità

Italia, Francia e Grecia chiariscano perché hanno consentito di volare nel loro spazio aereo al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, su cui pende un mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Lo scrive sul social X la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati, l’italiana Francesca Albanese.

“I governi di Italia, Francia e Grecia devono spiegare perché hanno concesso spazio aereo e un passaggio sicuro a Benjamin Netanyahu, ricercato dalla Cpi, che sono obbligati ad arrestare. I cittadini italiani, francesi e greci meritano di sapere che ogni azione politica che violi l’ordinamento giuridico internazionale indebolisce e mette in pericolo tutti loro. E tutti noi”, scrive Albanese.

Il post della relatrice Onu si riferisce alla recente visita di Netanyahu negli Stati Uniti, dove il premier israeliano ha reso noto di aver candidato al Premio Nobel per la Pace il presidente statunitense Donald Trump. Né Israele né Usa riconoscono la giurisdizione della Corte Penale Internazionale. Al contrario la Cpi è riconosciuta, fra gli altri, da Italia, Francia e Grecia, Paesi sorvolati da Netanyahu per raggiungere Washington.

Il caso è stato sollevato anche dal leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. “L’aereo che portava il criminale Netanyahu in Usa ha attraversato lo spazio aereo del nostro Paese?”, chiede il deputato. “Siamo ormai ad una accondiscendenza piena, siamo di fronte non solo alla violazione del diritto internazionale da parte del primo ministro israeliano, ma alla violazione del diritto internazionale da parte di molti Paesi tra cui il nostro, che non danno corso a ciò che la Corte Penale Internazionale ha stabilito”.

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