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Nel nome di Elon Musk, il presidente ombra degli Stati Uniti

Immagine di copertina
Credit: ZUMAPRESS.com/ AGF

Ha preso parte in prima persona a incontri di alto rilievo. Appoggia e critica leader e alleati stranieri. E guida un nuovo dipartimento pubblico. Ecco come la luna di miele dell'uomo più ricco del mondo con Donald Trump cambierà la politica americana

Sono entrambi imprenditori, per quanto i settori di investimento e la visione siano stati negli anni molto diversi. Sono entrambi un simbolo della ricchezza, ma se uno dei due è stato un simbolo dell’edonismo anni Ottanta, l’altro, il più ricco dei due, ha uno stile totalmente dedito al lavoro. Donald Trump ed Elon Musk sono due persone di generazioni diverse, con approcci alla vita e alla politica totalmente diversi ma uniti da molte cose, prima tra tutte, forse, l’aver mostrato di essere due persone totalmente imprevedibili. Chissà non sia stato proprio questo il punto che li ha fatti incontrare, che ha fatto di Musk uno strenuo sostenitore di Trump al punto da sostenerlo con impegno indefesso per tutta la campagna presidenziale e di ottenere, per sé, la costituzione del Department of Government Efficiency, il cui acronimo, Doge, è un riferimento non troppo velato ai Dogecoin, la criptovaluta con il cane Kabusu come simbolo di cui Musk è un sostenitore.

Deregulation
Quale sarà la funzione di questo dipartimento, che Musk guiderà insieme a un altro imprenditore di provata fede trumpiana, Vivek Ramaswamy, è in gran parte da scoprire: formalmente nasce per ridurre il debito statunitense, ma al di là dei poteri specifici ci si aspetta che questa struttura avrà un’influenza molto ampia nel decidere tante politiche americane del futuro prossimo. Il poco che si sa del Doge, infatti, è già stato delineato a immagine e somiglianza di Elon Musk, e anche le sue prospettive non sembrano destinate a limitarlo a un ruolo di mera contabilità: il patron di SpaceX ha infatti dichiarato come sia necessaria una deregulation per agevolare le prospettive di un programma spaziale per colonizzare Marte al quale sta lavorando da anni con la sua azienda, ed è probabile che in questo il nuovo dipartimento possa giocare qualche ruolo.

Ma al di là dei ruoli formali, la grande domanda è l’influenza che di fatto avrà Musk nella nascente amministrazione. In tutto il periodo della transizione, fin dalla notte elettorale, è stato visto al fianco di Trump, come al fianco del presidente eletto ha preso parte in prima persona a incontri di alto rilievo, con un ruolo indubbiamente più visibile del vicepresidente J.D. Vance: una visibilità che oltre a sollevare interrogativi ha fatto pensare che, ad oggi, il suo ruolo sia quasi quello di un co-presidente.

Stacanovismo
In attesa di avere una risposta a queste domande, ci sono alcuni elementi anche umani che è interessante conoscere in questa fase. Elon Musk, infatti, si è sempre definito un “nano-manager”, esasperazione del termine “micro-manager” con cui si identifica un imprenditore attento a ogni dettaglio del funzionamento della propria azienda, e se teniamo conto che tutte le imprese di sua proprietà non sono esattamente delle botteghe di quartiere, possiamo capire quanto sia attento a livello maniacale ad alcuni dettagli.

Uno degli esempi è stato quando ha diffuso alcune linee guida su come svolgere riunioni efficienti, evitando di convocarle quando si potrebbe usare un messaggio, limitando il numero di partecipanti e facendosi da parte senza farsi remore se non si ritiene di poter dare alcun contributo, ma forse si è visto ancora di più quando Musk ha dichiarato di essere arrivato a dormire in una fabbrica Tesla tanto è stato dedito al lavoro, e in un’affermazione controversa che ha fatto molto discutere in un momento storico in cui è in corso un dibattito sul rapporto tra lavoro e tempo libero. Ai suoi dipendenti ha chiesto di fare lo stesso per permettere che la sua auto elettrica potesse raggiungere una produzione tale da farne abbassare il prezzo.

Ma non è solo questione di stacanovismo: per lui essere presenti è un modo anche per motivare i propri dipendenti, una scelta che secondo la biografia scritta da Walter Isaacson è ispirata a Napoleone che con la sua sola presenza sul campo di battaglia avrebbe motivato le sue truppe. Con questi presupposti c’è da aspettarsi la stessa attenzione maniacale per la gestione del suo dipartimento e, probabilmente, dell’intera politica del governo di Washington.

Musk, infatti, ha già invitato chiunque fosse interessato a inviargli un curriculum per lavorare presso il suo nuovo dipartimento, dicendo di essere alla ricerca di persone con un quoziente intellettivo altissimo e disponibili a lavorare 80 ore a settimana: non esattamente caratteristiche comuni a tutti, che mostrano quanto non si ponga limiti per il suo ruolo governativo. Per avere un’idea di chi siano i collaboratori che cerca, il nostro Paese sta iniziando a conoscere quello che viene definito dai media come “l’uomo di Musk” in Italia, ovvero il 30enne ingegnere informatico Andrea Stroppa: non il “physique du role” di un grigio faccendiere che lavora per un facoltoso uomo d’affari o del politico in pensione diventato lobbista della grande industria, ma un giovane con una simpatica aria da nerd e modi timidi che solo apparentemente tradiscono idee molto chiare, la stessa mentalità ambiziosa che caratterizza la visione di Musk.

Imprevedibilità
Questi presupposti fanno pensare che il nascente Doge possa essere più di un semplice dipartimento, ma un’emanazione politica di Musk e della sua visione su tutti i settori che lo riguardano, a partire dallo spazio, dai satelliti alla colonizzazione di Marte, e non solo della gestione delle tasse e del deficit.

Ma al di là delle speculazioni e delle ipotesi, Musk non ha influito solo con il presenzialismo nella fase di transizione. Il patron di Tesla, ad esempio, è riuscito a sfangarla su una sua proposta, ovvero l’estensione dei visti per gli immigrati “altamente qualificati”, una proposta su cui è riuscito a ottenere il sostegno pubblico da parte di Trump in barba a molti suoi supporter che ritenevano questo programma da accantonare. Un risultato raccontato da molti media come una vittoria di Musk.

E ora, cosa c’è da aspettarsi dall’amministrazione Trump e dal Doge? Di tutto, vista l’imprevedibilità dei protagonisti, e la domanda principale è se prima o poi questi due caratteri così determinati non finiscano per scontrarsi dopo questa lunga luna di miele.

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