Alla corte di Elon: così Musk ha dato vita alla sua Internazionale della destra

Non solo Trump: nell’ultimo anno e mezzo Musk ha intrecciato relazioni con i principali leader conservatori a livello globale. Da Meloni a Weidel, da Farage a Milei. Ma unire l’intera area è meno semplice di quel che si può pensare
C’è una lista di nomi di importanti leader politici provenienti da diversi Paesi che gira da settimane. Hanno in comune una collocazione a destra e molti temi, ma vengono da storie eterogenee e non sempre, in passato, sono stati in grado di fare fronte comune. Oggi si trovano tutti nella stessa lista, quella dei leader che lo scorso 20 gennaio hanno partecipato alle celebrazioni per l’insediamento di Donald Trump come 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America. E molti di loro hanno in comune anche un’altra cosa, oltre all’orientamento politico: negli ultimi mesi, in un modo o nell’altro, hanno avuto qualche forma più o meno manifesta di vicinanza con Elon Musk.
Il visionario imprenditore americano di origine sudafricana, nonché uomo più ricco al mondo, si è ritagliato nel corso dell’ultimo anno e mezzo un ruolo singolare: al fianco delle sue attività, che vanno dalle auto elettriche della Tesla alle tecnologie spaziali di SpaceX, è divenuto il principale sostenitore di Trump, fornendogli ampio supporto per l’intera campagna elettorale e arrivando a ottenere per sé un Dipartimento governativo, quello per l’Efficienza.
Parallelamente a questo, ha tessuto i rapporti col variegato mondo della destra globale, quella costellazione di partiti che nell’ultimo decennio hanno preso piede in molti Paesi del mondo e che sono stati spesso definiti «estremisti», «populisti» e «sovranisti». Al di là delle etichette, queste forze rappresentano un mondo eterogeneo e non facile da federare, ma oggi hanno trovato come punto di riferimento non tanto il ri-eletto presidente Trump, bensì proprio Musk.
Onnipresente
L’elenco dei partecipanti all’Inauguration Day che possono essere inseriti in questa categoria vede un misto di personalità, tra capi di stato e di governo e leader di partiti di opposizione. Tra quelli in carica c’erano la nostra premier Giorgia Meloni, il presidente argentino Javier Milei, il capo di stato salvadoregno Nayib Bukele.
Al loro fianco, tra gli altri, il co-presidente dell’Alternative für Deutschland Tino Chrupalla (la collega Alice Weidel è rimasta in Germania per la campagna elettorale in vista del voto del 23 febbraio, ndr), il leader del Reform Party britannico nonché fautore della Brexit Nigel Farage, il fondatore del partito francese Reconquête Eric Zemmour. Era stato invitato anche l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, cui però non è stato permesso lasciare il proprio Paese per via dei problemi giudiziari che lo vedono coinvolto.
Si tratta di leader con cui spesso Musk ha intrattenuto rapporti in qualche forma e che in molti casi ha elogiato soprattutto attraverso quella tribuna che è il suo account personale sul social di sua proprietà, X fu Twitter, comprato nel 2022 per la cifra di 44 miliardi di dollari: un’operazione che aveva lasciato esterrefatti molti osservatori ma che ad oggi sembra essere stata abbondantemente ripagata dall’influenza ottenuta e dall’impronta data alla piattaforma, dove l’imprenditore è seguito da oltre 200 milioni di utenti.
Lo stile di Musk su questo social – sicuramente insolito ma che ben definisce la sua personalità fuori dagli schemi – è caratterizzato da una presenza tutt’altro che marginale, con un numero elevatissimo di commenti anche su fatti apparentemente secondari: da una figura del suo calibro non ce lo si aspetterebbe, ma ciò è perfettamente coerente con la sua mentalità, ben delineata nella sua biografia scritta da Walter Isaacson nel 2023.
È lì che emerge come Musk, che non ha mai nascosto una grande passione per la storia, tragga ispirazione da uno specifico aspetto di Napoleone Bonaparte, ovvero come la sua sola presenza sul campo di battaglia motivasse abbondantemente le truppe: è qualcosa che l’imprenditore nato 53 anni fa a Pretoria ha sempre applicato rispetto alle sue aziende – non si è mai tirato indietro dal dormire negli uffici o negli stabilimenti Tesla per motivare i propri dipendenti – e al suo impegno politico – per l’ultimo mese di campagna elettorale, si è trasferito nella Pennsylvania in bilico –. E sembra che Musk adotti questo approccio anche nei confronti dei social, dove mostra la sua vicinanza a una serie di partiti e figure politiche ed esprime posizioni su notizie e fatti che riguardano diversi Paesi.
Cambio di rotta
C’è poi un altro tema da tenere in considerazione: la vicinanza di Musk alla destra è relativamente recente. È una vicinanza che l’imprenditore ha manifestato più di qualsiasi altro rapporto politico avuto in precedenza, al punto da arrivare a ricoprire un ruolo di primo piano nella campagna di Trump e da ottenere un posto nel suo governo.
In passato Musk ha sostenuto più volte i democratici, nel 2020 si era schierato anche nelle primarie del partito dell’asinello, a sostegno dell’imprenditore tecnologico Andrew Yang, senza farsi mancare scelte fuori dagli schemi, come strizzare l’occhio alla candidatura indipendente del rapper Kanye West. Ma il suo rapporto con i Dem è andato via via logorandosi: Musk si è allontanato sempre di più dalle loro posizioni, rompendo sulla gestione del Covid come sul cosiddetto “woke”.
A tale proposito è indicativo un suo tweet del 2022: «I miei pronomi sono Prosecute/Fauci», in riferimento alla tendenza a scrivere sui social i pronomi in cui ciascun utente si riconosce e alle pressioni delle figure più critiche sulla gestione della pandemia in America per aprire un procedimento contro il medico Anthony Fauci.
Pian piano, i temi dei suoi post si sono spostati in questa direzione: Musk ha iniziato a martellare sui temi del controllo dell’immigrazione e della sicurezza, e si è sempre più apertamente avvicinato prima a Trump, poi ai partiti europei tacciati da più parti di essere estremisti, sovranisti o populisti, arrivando a coniare lo slogan «Make Europe Great Again», con tanto di acronimo «Mega» sulla falsa riga del «Maga» trumpiano.
Italia
Il passaggio da Maga a Mega suona quasi come l’apertura di un nuovo fronte politico dopo aver portato a casa la vittoria di Trump.
Non possiamo sapere se ci sia un disegno, ma sappiamo che Musk ha sempre pensato in grande. I suoi detrattori parlano di conflitto di interessi e di volontà di trovare sponde in Europa anche per i suoi affari imprenditoriali. Al contrario, i suoi sostenitori ne parlano come di un uomo rinascimentale con una visione completa che riguarda ogni ambito della società.
Al di là delle diverse opinioni, andiamo a dare un’occhiata a questa nuova spinta di Musk a sostegno di forze della destra in tutto il mondo.
Elon Musk non ha mai nascosto una passione per l’Italia, la sua arte e la sua storia, ma ha anche mostrato in più occasioni un’attenzione a molti problemi del nostro Paese, primo tra tutti quello del calo demografico, di cui ha discusso con Meloni nella visita a sorpresa a Palazzo Chigi del giugno 2023.
I due si sono poi incontrati di nuovo il dicembre successivo, quando Musk ha accettato l’invito a prendere parte ad Atreju, l’abituale kermesse di Fratelli d’Italia, concedendosi a margine dell’intervento una visita alle opere di Caravaggio con una guida d’eccezione, l’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Musk ha inoltre ricevuto Meloni a New York lo scorso settembre, consegnandole il Global Citizen Award e lodando nell’occasione i valori dell’Occidente, in un gesto che molti hanno visto come un riavvicinamento della presidente del Consiglio italiana a Trump dopo la stretta collaborazione con Joe Biden.
Il riavvicinamento è stato ancora più manifesto con la recente visita di Meloni a Mar-a-Lago, dove, oltre al tycoon, la premier ha incontrato ancora una volta Musk, in questa fase onnipresente al fianco del neo-presidente, sicuramente molto più del suo vice J.D. Vance e di altre figure più strettamente politiche (presenza che ha fatto emergere numerose speculazioni sulla sua influenza e sul suo ruolo nella nascente amministrazione).
Proprio dopo Mar-a-Lago, è emersa sui media la notizia della presunta offerta di Musk al nostro Paese per l’acquisto del sistema satellitare Starlink, fatto che ha aperto un dibattito sull’opportunità che lo Stato italiano si affidi a un’azienda privata monopolista per un servizio di tale delicatezza.
Negli ultimi mesi, poi, da parte di Musk non sono mancati commenti specifici sulla politica italiana: «Questi giudici devono andarsene», ha scritto su X riguardo la decisione della magistratura di sospendere la convalida del trattenimento dei migranti al centro di Gjader, in Albania. Un intervento che non è passato inosservato, tanto che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli ha indirettamente risposto sottolineando, con una nota, che l’Italia «sa badare a sé stessa».
Quel commento mette in evidenza come quello dell’immigrazione sia un tema molto sentito da Musk e rappresenti un filo conduttore nel suo rapporto con numerosi partiti della destra globale.
Germania
È proprio il rimpatrio dei migranti uno degli argomenti principali e più controversi dell’Alternative für Deutschland (Afd), il partito tedesco nato nel 2014 da un gruppo di professori critici verso l’Euro e spostatosi su posizioni populiste, euroscettiche e anti-immigrazione più nette, al punto da essere etichettato come di estrema destra. Musk ha recentemente fornito un deciso sostegno a questa forza in vista del voto per il rinnovo del Bundestag del prossimo 23 febbraio.
Se Fratelli d’Italia ha in passato espresso posizioni anti-Euro e parte della sua classe dirigente ha militato nel Movimento Sociale Italiano, di cui ancora oggi compare la fiamma nel simbolo, il partito di Giorgia Meloni è però erede anche di una forza come Alleanza Nazionale che è stata più volte al governo del Paese. E la stessa Meloni ha saputo nel tempo allargare la base e la classe dirigente anche al centrodestra tradizionale, tenendo una postura ben inserita nel contesto euro-atlantico una volta al governo.
Oggi, pur tra le critiche e le accuse di non aver mai del tutto rotto con un certo passato, Fdi si presenta come un partito di governo. Lo stesso non si può dire per Afd, forza politica tacciata come estremista e addirittura neo-nazista oggetto di una conventio ad excludendum da parte della frammentaria politica tedesca, sempre più caratterizzata da maggioranze allargate che però continuano a tenere fuori questo partito.
Anche per questo il sostegno tutt’altro che celato di Musk ha fatto discutere. «Solo l’Afd può salvare la Germania», ha scritto su X più d’una volta, ripetendolo quasi come un mantra e sottolineando come non sia un partito estremista o neo-nazista. A detta di Musk, molte proposte del partito sono simili a quelle fatte a suo tempo da Barack Obama.
Questo settimana fa il neo-capo del Dipartimento per l’Efficienza governativa Usa è arrivato a fare un passo ancora più deciso: una diretta su X insieme alla leader del partito Alice Weidel.
Adesso, la domanda è se la promozione di Musk possa rendere Afd – in forte crescita di consensi (è stato il secondo più votato alle europee della scorsa primavera e oggi nei sondaggi è secondo dietro alla Cdu) – una forza politicamente lontana dall’etichetta di estremista e che possa essere coinvolto in una maggioranza di governo.
Regno Unito
Sembra invece più complesso il rapporto tra Musk e il Reform Party britannico di Nigel Farage. Più volte il patron di Tesla ha criticato fortemente il premier laburista Keir Starmer, invitandolo alle dimissioni, accusandolo soprattutto di non aver fatto abbastanza nella gestione di un grave caso di adescamenti di minori quando era a capo della Procura britannica. E più volte ha mostrato vicinanza a Farage, tornato in politica dopo che, raggiunto l’obiettivo della Brexit, sembrava non avere più molto da dire (l’anno scorso, in vista del voto, ha lanciato il suo Reform Uk, cercando di offrire un’alternativa al malconcio partito conservatore e ottenendo un buon risultato).
Leggere lo scambio di post tra Musk e Farage può lasciare sorpresi: non è usuale vedere l’uomo più ricco al mondo fare su uno spazio pubblico domande su quale sia la prossima scadenza elettorale britannica, elementi che confermano, una volta di più, quanto Musk possa essere fuori dagli schemi. Ma il numero uno di X non si è limitato a questo: spesso ha mostrato il proprio sostegno a Tommy Robinson, a capo di un movimento di estrema destra e anti-islamico britannico, più volte finito in carcere con accuse che vanno dalla violenza alla truffa.
Farage ha fermamente respinto una possibile adesione di Robinson al Reform Uk, e in tutta risposta è arrivato un post di Musk: «Il Reform Party ha bisogno di un nuovo leader, Farage non ha le carte in regola». Fine della storia? Vedremo.
Resto del mondo
Giorgia Meloni, Alice Weidel e Nigel Farage sono tre figure politiche che possono trovare punti comuni ma molto diverse tra loro sotto numerosi aspetti. La prima è a capo di un governo, la seconda alla guida di un partito in crescita ma tenuto ai margini della politica tedesca, il terzo è stato l’artefice dell’uscita del Regno Unito dall’Ue dopo anni di battaglia. E non sono gli unici personaggi di quel vasto e variegato campo della nuova destra globale verso cui Musk ha mostrato apprezzamento.
C’è ad esempio anche il presidente argentino Javier Milei, una delle figure più insolite del contesto politico odierno, ultraliberista che ha fatto del suo slogan «Afuera» un mantra e che ci mostra come tale galassia sia lontana dall’essere un blocco eterogeneo.
Sono tante le figure, da Orbán a Bukele, da Bolsonaro a Wilders, con cui Musk si è magari solo sfiorato e che vengono da storie totalmente diverse. Sappiamo quanto unire questa nuova destra sia estremamente difficile: è nella memoria di tutti come dopo il successo alle europee del 2019 nacquero a Strasburgo gruppi diversi per ragioni incomprensibili ai comuni mortali ma che mostrano come vi siano divergenze che sono ben più che una mera questione stilistica.
Quale sia l’obiettivo di Musk in questa sua avventura di federatore politico è oggetto di dibattito tra gli osservatori di tutto il mondo e la risposta è lontana dall’essere chiara. Più imprevedibile di Trump sembra esserci solo lui. Chissà che non sia proprio per questo che i due si sono trovati.