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Home » Esteri

Elezioni parlamentari in Repubblica Ceca, vince il milionario Andrej Babis

Immagine di copertina

Il partito dell'imprenditore milionario considerato il Trump ceco ha vinto le elezioni in Repubblica Ceca, conquistando una posizione inattaccabile nella prossima coalizione di governo

Il movimento Ano 2011 di Andrej Babis ha vinto le elezioni parlamentari in Repubblica Ceca con il 29,6 per cento dei consensi.

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L’imprenditore milionario, considerato il Trump ceco, ha conquistato una posizione inattaccabile nella formazione di una coalizione di governo.

Il Partito Democratico Civico (ODS), principale partito di centro-destra del paese, è arrivato secondo con l’11,3 per cento delle preferenze. Con un buon 10,8 per cento, il partito pirata Ceco entra per la prima volta dalla sua nascita nel 2009 alla Camera dei deputati.

I risultati finali mostrano anche un aumento sorprendente per l’ estrema destra dei populisti estremisti anti-islam ed euroscettici del Spd di Tomio Okamura con il 10,6 per cento.

Crolla il Partito Socialdemocratico di centro-sinistra (ČSSD), che nell’ultima legislatura guidava la coalizione di governo e in queste elezioni ha ottenuto il suo peggior risultato di sempre.

Il partito guidato dal primo ministro uscente Bohuslav Sobotka sì è fermato al 7,27 per cento delle preferenze.

Venerdì 20 e sabato 21 ottobre 2017 sono stati oltre otto milioni gli elettori in Repubblica Ceca per le elezioni parlamentari per il rinnovo della Camera dei deputati. 

L’affluenza alle urne è stata poco superiore al 60 per cento.

Chi è Andrej Babis e cosa chiede il movimento Ano

Azione dei Cittadini Insoddisfatti (Ano 2011)

Andrej Babis con l’attuale primo ministro austriaco Sebastian Kurz nel 2015

Ano, che in lingua ceca significa “Sì”, è un movimento fondato nel 2011 dall’allora secondo uomo più ricco del paese, Andrej Babiš, che ne è tuttora il leader. Questa formazione politica, iscritta dal 2014 all’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, il gruppo del parlamento europeo tradizionalmente più europeista, è descritta come un movimento di centro ma populista.

Alle ultime elezioni del 2013 ha ottenuto il 18,7 per cento dei voti e 47 deputati alla Camera. Secondo i sondaggi precedenti il voto, Ano era già in partenza il partito favorito a ottenere la maggioranza relativa a queste elezioni, grazie alla forza della sua retorica anti-establishment e anti-migranti.

Un così ampio risultato, a soli due anni dalla fondazione del partito, è stato spiegato da alcuni analisti con il forte messaggio di contrapposizione ai tradizionali partiti cechi, accusati da Ano e dal suo leader Babiš di corruzione.

La fondazione di questo movimento infatti coincise con la crisi dell’allora governo del primo ministro Petr Nečas, coinvolto in uno scandalo personale che lo costrinse alle dimissioni nel 2013.

Nečas aveva fatto spiare la moglie dalla propria amante, nonché capo del proprio staff, e aveva offerto cariche pubbliche a diversi deputati della propria maggioranza per evitare che questi gli negassero il proprio consenso.

Fu proprio Ano 2011 a beneficiare maggiormente di questo scandalo a discapito dell’opposizione socialdemocratica. Va evidenziato infatti che lo stesso partito aveva raccolto appena l’1,5 per cento dei voti alle elezioni per il rinnovo del Senato nel 2012.

Ano 2011 ha poi vinto anche le elezioni municipali di Praga del 2014, eleggendo come sindaca l’imprenditrice Adriana Krnáčová, anche lei, come il fondatore del movimento, al suo primo impegno politico.

Babiš ha spesso dichiarato di voler guidare il paese come fosse un’azienda. Il suo programma politico si fonda infatti su riforme liberali in stile thatcheriano. Il leader di Ano ha poi più volte espresso dubbi riguardo le politiche fiscali dell’Unione europea, sul Fiscal Compact e anche sull’adesione della Repubblica Ceca all’euro.

Il programma di Babiš si fonda in gran parte sull’accusa di corruzione mossa ai partiti tradizionali e sulla reputazione di presunta “incorruttibilità” degli appartenenti al proprio movimento. Diversi sindaci e consiglieri comunali eletti tra le fila del partito hanno però dato vita a ben due scissioni dal 2014, accusando Babiš di non dare peso alla democrazia interna.

Gli altri candidati

Sei i partiti storici principali si sono contesi la maggioranza alla Camera dei deputati. Esistono però due outsider che possono cambiare gli equilibri politici tradizionali a Praga. Si tratta del partito Pirata che, conquistando un seggio al Senato nelle elezioni del 2012, è diventato il primo movimento di questo tipo al mondo ad avere una propria rappresentanza in un parlamento nazionale, e il partito della Democrazia diretta, una formazione anti-europea e di marcata estrazione xenofoba.

Partito Socialdemocratico ceco (ČSSD)

Il presidente della Repubblica Ceca, Milosš Zeman, insieme al primo ministro del paese Bohuslav Sobotka. Entrambi appartengono al partito Socialdemocratico ceco. Credit: Afp

Questa formazione politica è la più antica del panorama ceco, essendo stata fondata nel 1878. Nella prima metà del Novecento, il partito Socialdemocratico partecipò a diversi governi di quella che allora era la Cecoslovacchia, fino all’inizio della Seconda guerra mondiale.

Diversi suoi leader furono imprigionati durante l’occupazione nazista e il partito rimase una formazione fuori legge anche nel periodo sovietico. Con la cosiddetta rivoluzione di Velluto, nel 1989, alla caduta del muro di Berlino, il movimento politico fu rifondato.

Lo scioglimento della Cecoslovacchia nel 1993, portò questo partito ad assumere la sua denominazione attuale. Il ČSSD è il partito storico ceco ed ha partecipato a quasi tutti i governi formatisi a Praga dal 1993 a oggi.

Questa formazione è iscritta al partito Socialista europeo e occupa quattro seggi nel parlamento di Bruxelles.

Il suo leader è il primo ministro uscente Bohuslav Sobotka, che guida il partito dal 2011 ed è al governo dal gennaio 2014. Anche l’attuale presidente ceco, Miloš Zeman, che ha guidato il paese come primo ministro dal 1998 al 2002, è membro del ČSSD.

Partito Comunista di Boemia e Moravia (KSČM)

Vojtečh Filip, segretario del partito Comunista

Fondato nel 1989 dalla scissione del partito Comunista di Cecoslovacchia, che si divise in due rami, uno ceco e l’altro slovacco, questa formazione non ha mai rinnegato il passato del regime.

L’attuale leader è Vojtečh Filip, che alle elezioni politiche del 2013 portò il partito a conquistare il 14,91 per cento dei voti e 33 seggi alla Camera dei deputati.

Il partito è membro della Sinistra europea e ha tre rappresentanti al parlamento di Bruxelles.

Nelle ultime elezioni, i comunisti si sono detti pronti ad andare al governo in coalizione con altri partiti, ma si sono riservati di definire le possibili alleanze solo dopo le elezioni e sulla base di un programma condiviso.

Unione Cristiana e Democratica – Partito popolare (KDU-ČSL)

Pavel Bělobrádek, vice primo ministro della Repubblica Ceca

Membro del partito Popolare europeo, questo movimento politico propone un’agenda conservatrice ma attenta ai temi sociali.

Fondato nel 1919 e rinato dopo la caduta del muro di Berlino settant’anni dopo, è un altro partito storico del panorama polito ceco.

Il suo segretario è Pavel Bělobrádek, che è attualmente vice primo ministro e ministro della Ricerca nel governo di Bohuslav Sobotka.

Tradizione, responsabilità & prosperità 09 (TOP 09)

Karel Fürst Schwarzenberg, segretario di TOP 09 possiede la doppia cittadinanza ceca e svizzera

TOP 09 è un partito fondato nel 2009 ed è una formazione conservatrice che propone un’agenda di destra moderata ed europeista.

Il movimento è nato da una scissione dall’Unione Cristiana e Democratica, in una mossa politica orchestrata dal suo segretario Karel Schwarzemberg, già ministro degli Esteri dal 2007 al 2009 nel secondo governo Topolánek.

Alle ultime elezioni del 2013, il partito ha raccolto l’11,99 per cento dei voti e conquistato 26 seggi alla Camera dei deputati. Il movimento è membro del partito Popolare europeo, come i suoi rivali dell’Unione Cristiana e Democratica, e ha quattro rappresentanti al parlamento di Bruxelles.

Partito Democratico Civico (ODS)

Petr Fiala, ex ministro dell’Istruzione e segretario di ODS

Fondato nel 1991, questo movimento è il principale partito di centro-destra del paese. Nato da una scissione del Forum Civico, una formazione moderata che aveva partecipato alle prime elezioni democratiche dalla caduta del regime nel 1990, il partito Democratico Civico propone un’agenda liberale, conservatrice ed euroscettica.

Dal 2014, il movimento è guidato dal suo segretario Petr Fiala, un professore universitario di scienze politiche e già ministro dell’Istruzione dal 2012 al 2013 nel governo di Petr Nečas.

Alle elezioni del 2013, il partito ha ottenuto appena 16 seggi, un vero e proprio crollo viste le percentuali storiche del movimento.

Attualmente occupa due seggi al parlamento europeo ed è iscritto al gruppo dei Conservatori e riformisti europei.

Partito Pirata ceco (ČPS)

Jiří Kadeřávek, segretario del partito Pirata

Il partito pirata Ceco è stato fondato nel 2009, su ispirazione del partito Pirata svedese, dal programmatore Jiří Kadeřávek.

Nel 2012 è stato il primo partito Pirata al mondo a entrare in un parlamento nazionale. Nell’aprile dello stesso anno ospitò a Praga la conferenza dell’Internazionale dei Partiti Pirata a cui parteciparono più di 200 delegati di 27 diversi paesi.

Questo movimento sostiene temi come la democrazia diretta, la riforma del diritto d’autore, e la libertà di informazione.

Partito della democrazia diretta (SPD)

Tomio Okamura è segretario del Spd

Questa formazione politica, nota in ceco come Strana prima demokracie (Spd), propone un’agenda xenofoba e anti europea. Il suo segretario è Tomio Okamura, un imprenditore di padre giapponese e madre ceca, considerato oggi uno dei politici più popolari del paese.

Questo partito, alleato di Marine Le Pen e Matteo Salvini al parlamento europeo, ha fondato la propria campagna elettorale sul tema della sicurezza e su slogan contro l’arrivo dei migranti dall’Africa e dal Medio Oriente.

L’Spd ha promesso anche una dura politica nei confronti della comunità Rom, che conta almeno 250mila persone in Repubblica Ceca, definiti da Okamura “parassiti disadattati”.

Il partito non ha escluso un’alleanza con Ano 2011, viste in particolare le convergenze sul tema della lotta all’immigrazione illegale.

Chi e come si vota

La Repubblica Ceca possiede un sistema parlamentare, fondato su due rami principali, la Camera dei deputati e il Senato. Il sistema ceco è caratterizzato da un bicameralismo imperfetto. Il Senato infatti, a differenza della Camera, non può essere sciolto e ha sì potere di veto sui provvedimenti passati alla Camera, ma i suoi pareri possono essere superati da un voto del ramo più basso del parlamento.

La Camera dei deputati ceca è formata da 200 membri che restano in carica per quattro anni. I deputati sono eletti con un sistema proporzionale in 14 circoscrizioni diverse in tutto il paese e, per vedere i propri rappresentanti partecipare a questa assemblea, una lista elettorale deve superare la soglia di sbarramento del cinque per cento.

La legge elettorale ceca per la Camera dei deputati prevede però diverse soglie in caso di alleanza tra più partiti. Infatti, se due liste elettorali risultano alleate, la soglia di sbarramento sale al 10 per cento. In caso di coalizione composta da tre movimenti, invece, la soglia è prevista al 15 per cento, mentre sale oltre il 20 in caso di quattro o più partiti che corrano insieme.

Il Senato invece conta 81 membri ed è eletto con sistema maggioritario. Il mandato di ogni senatore dura sei anni e questa assemblea rinnova ogni due anni un terzo dei propri membri. La Camera dei deputati rappresenta il ramo inferiore ma prevalente del sistema parlamentare in vigore nel paese.

Gli aventi diritto al voto per queste ultime elezioni sono stati oltre otto milioni e 400mila su una popolazione di più di 10 milioni e 600mila abitanti.

In Repubblica Ceca è possibile votare dopo il compimento dei 18 anni, mentre possono essere eletti alla Camera dei deputati soltanto i cechi che abbiano più di 21 anni, a differenza del Senato dove per essere eletti è necessario avere almeno 40 anni.

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