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Home » Esteri

Cosa sta succedendo nella città yemenita di Aden

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L'intervento di nuovo gruppo separatista complica ulteriormente la guerra civile nello Yemen

La drammatica situazione politica e umanitaria in Yemen si complica maggiormente con l’intervento di un gruppo separatista che minaccia i precari equilibri del governo internazionalmente riconosciuto di Mansur Hadi.

Oltre alla minaccia dei ribelli huthi nelle ultime ore il governo sostenuto dalla coalizione guidata da Arabia Saudita e Emirati Arabi Unit ha dovuto fare i conti con un tentativo di colpo di stato da parte dei separatisti ad Aden, la città dove il governo ha trasferito provvisoriamente la capitale dopo la presa di Sana’a da parte delle milizie huthi nel 2014.

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Prima dell’unificazione con il Nord nel 1990, lo Yemen meridionale era uno stato indipendente e da allora i movimenti separatisti hanno continuato a rivendicare la secessione della regione. Fino allo scorso anno i separatisti erano stati alleati con il governo nella lotta alle milizie sciite huthi, che oltre alla capitale Sana’a controllano territori nelle regioni settentrionali e occidentali del paese.

La spaccatura è avvenuta dopo la rimozione lo scorso aprile del governatore di Aden, Aidarus al Zubeidi, che il mese successivo ha istituito il Consiglio di transizione del sud. L’organizzazione ha manifestato chiedendo le dimissioni del primo ministro Ahmed ben Dagher e “cambiamenti al governo” accusato di “corruzione”. Alla scadenza di un ultimatum domenica mattina, nella capitale del governo Hadi sono iniziati gli scontri tra miliziani separatisti e le forze governative, che hanno causato la morte di almeno 15 persone e 122 feriti.

I separatisti hanno attaccato le sedi del governo transitorio scontrandosi con le forze filogovernative anche durante la notte. Il capo della delegazione della Croce rossa internazionale Alexandre Faite ha confermato in un tweet che gli spari contro gli edifici governativi sono proseguiti nella notte “anche con armi pesanti”.

Nella mattinata di oggi i separatisti hanno inviato rinforzi in città da tutta la regione, in particolare dalle province di Abyane, nel sud del paese, e di Marib, nel centro dello Yemen.

Nella provincia di Abyane, queste forze si sono scontrate con le unità governative, ma sono riuscite a proseguire la propria marcia verso Aden. Secondo fonti militari citate da Afp, i separatisti hanno preso 210 soldati governativi prigionieri, liberandone 70 in seguito alla mediazione di autorità tribali, mentre le forze che sostengono Hadi hanno catturato 30 separatisti.

Il governo yemenita ha condannato le azioni dirette “contro la legittimità” del presidente Hadi da parte di “fuorilegge”, sottolineando come la fazione “huthi iraniana sia la prima beneficiaria” del conflitto. Nonostante il pericolo rappresentato dai separatisti alla stabilità del governo che sta affontando i ribelli sciiti, i principali sostenitori dei separatisti sono gli Emirati Arabi Uniti, a cui il primo ministro bin Dagher ha rivolto un appello.

Il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, Anwar Gargash ha invece smentito qualsiasi tipo di sostegno ai miliziani separatisti che ieri hanno attaccato le sedi governative nella città di Aden. In un’intervento sul proprio profilo ufficiale Twitter, il ministro ha detto che “la posizione degli Emirati Arabi Uniti sugli eventi nel sud dello Yemen è chiara e basata sul principio del sostegno all’alleanza araba guidata dai sauditi”. “Non si sarà alcun sostegno a coloro che cercano la rivolta”, ha scritto in arabo Gargash.

Le truppe di Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, presenti ad Aden, non sono intervenute nella giornata di ieri. Invece il presidente Hadi dall’Arabia Saudita ha chiesto un immediato cessate il fuoco, anche da parte delle forze governative.

Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari la crisi umanitaria in Yemen continuerà a essere la peggiore al mondo nel 2018. Secondo il World Food Program oltre 20 milioni di persone nello Yemen hanno necessità di aiuti umanitari, rispetto a 17 milioni nel 2016.

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