La Corte europea boccia la legge sulla “propaganda omosessuale” in Russia
La norma vietava la promozione dell'omosessualità per i minori di 18 anni, ma è stata usata anche per arrestare attivisti gay
La Corte europea per i diritti umani ha stabilito martedì 20 giugno 2017 che la legge russa contro la “propaganda gay” è discriminatoria e incita all’omofobia.
La norma, adottata nel 2013, vieta la promozione dell’omosessualità per i minori di 18 anni. Sulla base della legge, individui privati che si ritiene operino una “promozione del comportamento omosessuale tra minori” possono essere sottoposti a una multa fino a 5mila rubli (circa 75 euro).
Ma la legge è stata utilizzata anche per vietare manifestazioni come il Gay Pride e arrestare membri della comunità Lgbt. Secondo i giudici di Strasburgo, in particolare, la Russia ha agito in modo discriminatorio contro tre attivisti gay che si sono opposti a questa norma.
Per i giudici la legge “ha rinforzato lo stigma e il pregiudizio e incoraggiato l’omofobia”, violando l’articolo 10 (libertà di espressione) e l’articolo 14 (divieto di discriminazione) della Convenzione europea dei diritti umani.
In Russia l’omosessualità è stata depenalizzata nel 1993 ma il pregiudizio contro la comunità Lgbt è ancora alto. Negli scorsi mesi in Cecenia, una regione russa, almeno un centinaio di omosessuali sono stati arrestati e torturati dalle forze di polizia secondo quanto riportato dai media russi e da numerosi testimoni.