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Home » Esteri

La sorella di Kim Jong Un entra nell’organo decisionale di Pyongyang

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L’annuncio è stato dato in occasione dei lavori del Comitato centrale, appuntamento dove il dittatore nordcoreano ha sottolineato come siano “preziose le armi nucleari”

Kim Yo Jong, la sorella del leader nordcoreano Kim Jong Un, entra nel politburo, ossia l’organo decisionale di Pyongyang.

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L’annuncio è stato dato in occasione dei lavori del Comitato centrale, appuntamento dove il dittatore nordcoreano ha sottolineato come siano “preziose le armi nucleari”.

Da tempo Kim Yo Jong svolge un’azione incessante per accrescere l’immagine del fratello, ora il suo ingresso nell’ufficio politico sottolinea l’importanza della sua figura, con la possibilità di incidere su temi concreti.

Secondo Yang Moo-jin, professore dell’Università sudcoreana per gli Studi sulla Corea del Nord, citato da Bloomberg, Yo Jong è stata premiata proprio per il lavoro fatto quest’anno per promuovere la figura di Kim Jong un.

La donna, secondo gli analisti della realtà nordcoreana, è stata capace di coniugare la propaganda del regime con qualche accenno di apertura, come il tentativo di proporre Kim Jong un come “uomo del popolo”, mandandolo in visita a fabbriche e scuole.

Sua sarebbe anche l’idea di dare maggiore impulso al turismo e ai contatti con l’esterno.

Nell’organo decisionale Kim Yo Jong va a sostituire Kim Ki-nam, che ai tempi del governo del padre dell’attuale leader era una delle persone chiave nel governo.

La 30enne Kim Yo Jong in pubblico si fa vedere molto raramente e di lei non si hanno molte informazioni. Si sa che ha frequentato la stessa scuola di Berna, in Svizzera, in cui è stato mandato anche Kim. È sposata con il figlio di Choe Ryong-hae, potente segretario del Partito dei Lavoratori.

Insieme a Kim Yo Jong sono stati promossi il ministro degli Esteri Ri Yong Ho, Kim Jong Siki e Ri Pyong Chol, le ultime due figure sono legate allo sviluppo del programma missilistico.

Lo scorso gennaio la sorella di Kim Jong un è stata oggetto delle sanzioni statunitensi: il dipartimento del Tesoro, infatti, ha iscritto anche lei tra i sette nominativi di Pyongyang inclusi nella lista di persone accusate di ripetute violazioni dei diritti umani e di censura nell’ambito del regime.

Nel frattempo, continuano le minacce tra Corea del Nord e Stati Uniti.

“L’arsenale nucleare della Corea del Nord costituisce un potente deterrente che garantisce la sovranità del paese di fronte alle protratte minacce nucleari degli imperialisti statunitensi”, lo ha detto ieri il dittatore nordcoreano in una seduta del Comitato Centrale del Partito del Lavoratori, di cui riferiscono i media internazionali.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, poche ore prima, aveva fatto sapere che “soltanto una cosa funzionerà” con la Corea del Nord, riferendosi al fallimento dei tentativi di dialogo con Pyongyang da parte delle amministrazioni statunitensi precedenti.

“Altri presidenti e governi hanno cercato di negoziare con la Corea del Nord per 25 anni”, ha scritto Trump sul suo profilo Twitter ufficiale. “Gli accordi fatti e l’enorme ammontare di denaro speso non sono serviti a niente” ha continuato il presidente.

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