Il prezzo di 5 anni di guerra in Siria
A marzo del 2011 iniziava la rivoluzione siriana, presto trasformatasi in una guerra civile che finora ha causato oltre 250mila vittime e 11 milioni di sfollati
La primavera siriana, cominciata il 15 marzo del 2011, si è presto trasformata in una guerra civile che ha preteso un prezzo enorme in termini di vite umane e distruzione. Le stime più accreditate sul numero totale delle vittime variano, ma tutte superano la cifra di 250 mila persone rimaste uccise. Quasi come l’intera popolazione della città di Verona.
Prima della guerra, la popolazione siriana contava quasi 22 milioni di persone. Oggi quasi la metà degli abitanti – circa 11 milioni – hanno dovuto lasciare le proprie case. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) stima che siano oltre 4,5 milioni i rifugiati che hanno abbandonato il paese, per la maggior parte donne e bambini, fuggiti principalmente nei paesi limitrofi, dalla Turchia al Libano alla Giordania, e perfino l’Iraq. Circa 6,5 milioni di siriani sono invece profughi interni.
Ma i dati raccolti dall’Onu riferiscono anche che il 70 per cento della popolazione non ha accesso all’acqua potabile, che un terzo della popolazione non può sfamarsi adeguatamente, e che più di 2 milioni di bambini non hanno accesso all’istruzione. Quattro siriani su cinque vivono ormai in condizioni di povertà.
La guerra civile ha sgretolato il paese in una miriade di frammenti. Le forze leali al presidente Bashar al-Assad combattono i vari gruppi di ribelli, ma nel quadro si inseriscono anche fazioni estremiste come gli affiliati di al-Qaeda e i miliziani dell’Isis. Almeno 15 città sono sotto l’assedio dell’una o dell’altra fazione, 400 mila persone non hanno alcun accesso a beni di prima necessità, inclusi cibo, acqua e scorte mediche.
La tregua sponsorizzata da Stati Uniti e Russia regge, salvo violazioni, da circa due settimane e alla ripresa dei colloqui di pace mediati dall’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan de Mistura, si riaccende la speranza che la guerra entri nel capitolo conclusivo. Tuttavia, non c’è alcuna comunione di vedute tra il regime di Assad e l’opposizione circa il significato reale della frase “transizione politica”.