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Home » Economia

“Io, imprenditore rovinato dal prezzo fissato da Arcuri alle mascherine: lo Stato ci ha abbandonati”

Immagine di copertina
Credit: Ansa

Aveva riconvertito la sua azienda alla produzione di mascherine. Ma gli incentivi dello Stato non sono mai arrivati. Poi il prezzo fissato dal commissario Arcuri, per questo imprenditore, ha rappresentato il colpo di grazia. La storia

Claudio (nome di fantasia) è un imprenditore del centro Italia. La sua è un’azienda che produce abbigliamento di piccola-media dimensione, una delle migliaia che operano nel nostro Paese. Colpito dalla crisi del Covid-19, Claudio ha fatto quello che hanno fatto molti imprenditori: convertire la produzione tessile in produzione di mascherine, ma il prezzo imposto da Arcuri lo ha portato sull’orlo della bancarotta.

Come mai ha iniziato questa attività?

Ho iniziato quasi per gioco, creando mascherine per familiari e amici che ne avevano bisogno. Dopo poco sono stato sollecitato da personale della mia regione, che mi ha invitato a convertire la produzione aziendale per venire incontro alle esigenze di comuni ed enti locali.

Sembrava una buona idea.

Piuttosto che tenere la mia azienda chiusa, ho scelto di fare questo lavoro. Nella prima settimana di marzo ho preso contatto con i Comuni, proposto la mia quotazione, a loro è andata bene e ho iniziato a vendere le prime mascherine inizialmente in deroga alla normativa, filtranti.

Poi?

La domanda aumentava, e visto che lo Stato parlava di incentivi alle aziende che si sarebbero riconvertite, ho acquistato nuovi macchinari e ho avviato l’iter per ottenere la certificazione.

Di che tipo di investimento parliamo?

Circa 70-80mila euro.

Gli incentivi sono arrivati?

No. Lo Stato ha messo a disposizione dei finanziamenti ma è complesso accedere, e di fatto impossibile per le PMI perché i requisiti non possono essere soddisfatti, come la spesa minima di 200mila euro in macchinari.

Ma lei va avanti.

Ottengo la certificazione e inizio a ricevere ordini di mascherine certificate, inizio anche a creare una rete vendite, con vantaggio temporale rispetto ad altri competitor.

Poi arriva il prezzo delle mascherine imposto dallo Stato con il Commissario Arcuri.

A quel punto inizio a ricevere telefonate: “Fermati, non inviare niente”. Tutto si arresta. Blocco ordini di macchinari che mi avrebbero permesso di aumentare la produzione e ridurre il prezzo, che era 75 centesimi + IVA. Il prezzo di 0.50 euro + IVA, è insostenibile per un’azienda.

Quanti ordini ha perso?

Si parla di centinaia di migliaia di euro di ordini e quindi fatturato per l’azienda.

Poi cos’ha fatto?

Ho continuato a produrre, nonostante non fatturassi nulla, perché in queste condizioni non si può smettere di produrre: abbiamo i dipendenti in azienda e i macchinari attivi.

Arcuri ha parlato di “giusto ricarico”

Ogni azienda deve guadagnare. E’ curioso parlare di giusto ricarico, quali sono i termini di giusto ricarico? Tanti imprenditori sarebbero stati disponibili a fornire le mascherine al prezzo stabilito da Arcuri, ma con una compensazione dello Stato. Per quanto il principio fosse anche giusto, è stato sbagliato nei numeri e nei modi.

Chi si è opposto è stato definito “liberista da divano”

Io sul divano non mi siedo da due mesi, e da due mesi non vedo mio figlio, perché essendo piccolo ho preferito tutelarlo: giravo per mezza Italia per reperire i macchinari e organizzare le vendite. Le parole hanno un peso, e i numeri hanno conseguenze, che stiamo pagando oggi. Lo Stato ha prima invitato le aziende a convertirsi e poi le ha abbandonate. E oggi a pagarne le conseguenze siamo migliaia di imprenditori. Questo non è l’approccio corretto di uno Stato che dovrebbe tutelare cittadini e imprese.

Leggi anche: Per colpa del governo tra poco in Italia potremmo ritrovarci senza mascherine 

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