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Veicolo storico? ASI presenta le regole per non impattare sull’ambiente

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Veicolo storico? ASI presenta le regole per non impattare sull’ambiente

Chi non ha rallentato almeno una volta per farsi sorpassare da un’auto d’epoca, o non si è fermato ad aspettare il passaggio delle auto storiche in uno dei raduni che animano i fine settimana di città e province? Eppure, nonostante il loro indubbio fascino vintage, in molti si pongono delle domande: inquinano? A che titolo possono circolare?

Anzitutto va data una dimensione al fenomeno: numericamente, solo in Italia sono poco più di 400.000 veicoli su un parco macchine complessivo che nel 2019 si attestava a 52.401.299 unità. Parliamo poi di veicoli che sono stati costruiti da più di 30 anni e che hanno ottenuto una certificazione che ne attesta l’interesse storico e collezionistico. Non parliamo quindi di veicoli obsoleti (quelli cioè uguali o inferiori ad Euro 3), ma di veri e propri “musei viaggianti”. Sono degli esemplari di design e meccanica che vanno mantenuti con attenzione e disciplina e che percorrono meno di 1000 km l’anno. Del resto sarebbe impossibile utilizzarli più dello stretto necessario utile a mantenere “in forma” il motore. E non utilizzarli significherebbe decretarne il deterioramento.

Anche per questo, la Regione Piemonte si è fatta apripista di una legge regionale che consente ai veicoli storici di essere esclusi dai provvedimenti di limitazione alla circolazione. Ed anche e soprattutto in considerazione dell’assoluta inconsistenza degli agenti inquinanti prodotti dai veicoli di interesse storico e collezionistico: sostanzialmente perché sono pochi e fanno poca strada. Ma l’impatto minimo è stato verificato anche dagli studi condotti dall’Istituto Superiore di Sanità e dalla Motorizzazione. Nonostante dunque i numeri e gli impatti contenuti, anche degli altri Paesi, la Federazione internazionale dei veicoli d’epoca ha promosso una serie di raccomandazioni per l’uso responsabile ed ecologico dei veicoli storici in virtù della nuova sensibilità e consapevolezza verso il contenimento degli impatti ambientali. Veicoli che, ricordiamolo, non sono stati costruiti per soddisfare gli standard odierni e devono essere usati responsabilmente soprattutto nei centri urbani, dove la qualità dell’aria rappresenta una sfida imprescindibile.

Dalla guida, tradotta in italiano e divulgata dall’ASI – Automotoclub Storico Italiano – emerge il ruolo centrale del proprietario: è lui, attraverso la corretta manutenzione, che verifica ed interviene tempestivamente sul corretto funzionamento del veicolo. Tra le raccomandazioni per la riduzione delle emissioni, le più importanti sono le seguenti: mantenere i cavi in buono stato e ispezionare l’apertura delle puntine patinate; utilizzare carburanti e additivi di qualità; controllare eventuali perdite nelle guarnizioni e nelle tubature; controllare regolarmente eventuali emissioni di fumo; controllare regolarmente lo scarico.

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