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Suicidio assistito, l’ultimo messaggio di Elena: “Non mi hanno permesso di morire vicino ai miei cari” | VIDEO

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Suicidio assistito, l’ultimo messaggio di Elena | VIDEO

“Mi chiamo Elena e attualmente mi trovo in Svizzera”: inizia così l’ultimo messaggio di Elena, l’anziana di 69 anni affetta da patologia oncologica polmonare irreversibile con metastasi, che si è rivolta a Marco Cappato il quale l’ha accompagnata nel paese elvetico per ricorrere al suicidio assistito.

Elena, che è morta nella mattinata di martedì 2 luglio così come annunciato sui social dallo stesso Cappato, il quale ha anche dichiarato che domani tornerà in Italia per autodenunciarsi, ha registrato un ultimo video, diffuso dall’Associazione Luca Coscioni, spiegando perché ha scelto di ricorrere all’eutanasia.

“Ho deciso di raccontare la mia storia perché penso possa tornare utile a molte persone che si trovano o si troveranno nella mia situazione” dichiara la donna nel filmato.

“Fin da quando mi hanno diagnosticato un tumore, i medici mi hanno che avrei avuto poche possibilità di uscirne. Nonostante le cure non ho risolto il problema e mi è stato detto che per me c’erano pochi mesi di sopravvivenza con una situazione che via via sarebbe diventata più pesante”.

“Non ho nessun supporto vitale per vivere – spiega Elena – solo una cura a base di cortisone. Mi restava solo da aspettare che le cose peggiorassero. A questo punto ho deciso di valutare la possibilità di terminare io la mia vita prima che lo facesse in maniera più dolorosa la malattia stessa”.

“Ho parlato con la mia famiglia, ho avuto la comprensione e il sostegno che potevo desiderare. Mi hanno appoggiata, capita e sostenuta. Ho chiesto aiuto a Marco Cappato perché non volevo che i miei cari, accompagnandomi loro, potessero avere delle ripercussioni legali”.

“A un certo punto della mia vita – dichiara ancora Elena – io ho dovuto scegliere: se trovandomi davanti a un bivio volevo percorrere una strada che era più lunga, ma portava all’inferno, o se invece scegliere una strada più breve che mi avrebbe portato a Basilea. Ho scelto questa seconda opzione”.

“Ogni persona deve decidere per la propria vita, senza costrizioni, senza imposizioni, liberamente. Avrei sicuramente preferito finire la mia vita nel mio letto, nella mia casa, tenendo la mano di mia figlia e di mio marito. Purtroppo questo non è stato possibile e quindi ho dovuto venire qui da sola”.

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