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Calabria, salvi gli speleologi bloccati nell’Abisso del Bifurto: “Stanno tutti bene”

Immagine di copertina
Foto d'archivio

Speleologi bloccati Abisso Bifurto | Fossa del lupo Calabria | Cerchiara di Calabria

Sono tutti salvi i cinque speleologi che erano rimasti bloccati nell’Abisso del Bifurto, una grotta nel Cosentino in Calabria, domenica 2 giugno.

“Stanno tutti bene e non c’è stato bisogno di intervento medico”, ha detto all’ANSA Giacomo Zanfei, presidente del Soccorso alpino e speleologico della Calabria.

Il gruppo era rimasto bloccato a un’ondata improvvisa.

L’allarme era stato dato poco dopo le 16.30 da un quinto membro del gruppo riuscito a uscire dall’abisso pochi istanti prima dell’onda. Sul luogo hanno operato in modo tempestivo il Soccorso Alpino e Speleologico e stanno arrivando anche numerose altre unità del CNSAS specializzate in operazioni speleologiche e speleosubacquee.

speleologi abisso bifurto
Credit: Vigili del Fuoco

Secondo le prime ricostruzioni, i quattro sarebbero riusciti comunque a ripararsi in un ramo secondario dell’abisso e sarebbero in buone condizioni di salute anche se impossibilitati a uscire.

Speleologi bloccati Abisso Bifurto | Cos’è l’Abisso del Bifurto

Collocato nel comune di Cerchiara di Calabria, in provincia di Cosenza, l’Abisso del Bifurto, conosciuto anche come “Fossa del Lupo”, è un abisso profondo 683 metri.

Si tratta di un profondissimo inghiottitoio, un esempio fra i più evidenti del lavorio carsico sulle pendici del Pollino. Occupa il quarantesimo posto nella graduatoria delle grotte più profonde del mondo ed è, secondo gli speleologi, una delle cavità più difficili dell’intero Mezzogiorno.
Nei suoi pressi fiorisce la superba Peonia maschio, una rara pianta del Pollino.
Leggi anche L’emozionante viaggio nella caverna più grande del mondo

Speleologi bloccati Fossa del Lupo | I numeri dei soccorsi nel 2018

Secondo i dati fornito dal Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico, ne 2018 sono state portate a termine 9.554 missioni di soccorso nel 2018. Nello scorso anno, sono aumentati gli incidenti i montagna, in grotta, dove l’ambiente è impervio.

Il 2018 ha registrato un totale di 9.554 missioni di soccorso di cui il 73 percento svolte in territorio montano e impervio. L’ 11 percento è stato dedicato alla ricerca di persone scomparse e un 9 percento che ha interessato le richieste di soccorso nei comprensori sciistici.

La rimanente parte di percentuale, piuttosto corposa, si è suddivisa fra interventi di protezione civile, valanga, forra, grotta, evacuazione impianti a fune.

“Da notare che a livello statistico gli interventi di protezione civile sono conteggiati come eventi singoli, ma in realtà presuppongono spesso lunghe ore, e a volte più giornate, di lavoro intenso. Nell’anno precedente (2017) il numero di soccorsi di era fermato a 9.059 missioni di soccorso, per la prima volta oltre quota 9mila”, si legge nel sito del CNSAS.

Secondo il Corpo Nazionale di Soccorso Alpino, rispetto al 2017, non si notano variazioni significative nelle cause degli incidenti che riguardano l’ambito dei soccorsi: la caduta/scivolata raggiunge la quota di 4.440 casi, pari al 47,3 per cento del totale; seguono gli infortuni e gli interventi necessari per perdita orientamento, incapacità, ritardo, sfinimento, maltempo, che sono 2.422 casi pari al 25,7 per cento del valore globale.

I malori, da soli, hanno interessato 1.027 infortunati pari al 10,9 per cento del totale.

 

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