Roma, toglie i farmaci al marito malato di Alzheimer e gli porta via 2,5 milioni di euro
Si sono sposati nel febbraio del 2019, ma secondo la Procura da almeno tre anni prima Delia Scala, consulente finanziaria, stava svuotando il conto del marito, di trent’anni più anziano di lei. Anche le nozze – come si legge nel capo di imputazione – sarebbero il frutto di un’abile manovra di manipolazione messa in atto dalla donna, che dal 2016 si sarebbe approfittata della vittima, un ricco commercialista affetto da Alzheimer.
La donna, sostiene il pm Carlo Villani, gli avrebbe anche impedito di curarsi, costringendolo a non assumere più le medicine, in modo da renderlo poco lucido. Così ieri la donna è stata rinviata a giudizio con l’accusa di circonvenzione di incapace e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita: dal 2016 al 2020 avrebbe sottratto al marito circa 2 milioni e mezzo di euro. A denunciarla, facendo scattare l’inchiesta, i figli della vittima.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la donna lavorava come promotrice finanziaria nella banca dove l’anziano, classe 1935, aveva conti correnti, investimenti e polizze. Tra loro è nata così una frequentazione, poi si è passati alla convivenza e, nel 2019, alle nozze, avvenute “il giorno precedente all’inizio delle operazioni peritali per l’accertamento dell’infermità di mente” dell’uomo, come si legge nel capo d’imputazione. Per l’accusa, l’anziano sarebbe stato indotto “a contrarre matrimonio” e, in questo modo, la donna avrebbe cercato di impedire “la nomina di un amministratore di sostegno”, in modo da “assumere lei stessa la tutela e i poteri gestori delle risorse patrimoniali”. Nel 2017 all’uomo è stato diagnosticato il morbo di Alzheimer.
L’imputata, sempre secondo l’accusa, a cominciare dal 2016 avrebbe agito con “violenza morale”. Sarebbe infatti riuscita a instaurare “un pressante controllo sulla vita e sul patrimonio” del commercialista. Avrebbe condotto l’uomo in banca – anche prima del matrimonio – e, tenendo “atteggiamenti intimidatori, anche verso il personale degli istituti di credito”, avrebbe preteso il rilascio di carte di pagamento e credenziali di accesso ai conti e all’home banking della vittima. Soprattutto, come si legge nelle carte, avrebbe imposto all’anziano “l’interruzione delle terapie e dei trattamenti sanitari in corso per la cura della malattia”.
Privo delle cure e quindi della necessaria lucidità, avrebbe compiuto atti a totale vantaggio della donna: trasferimenti di denaro, acquisti immobiliari, disinvestimenti di polizze vita. Nel capo di imputazione, per esempio, si legge che dal 2017 al 2019, quando la malattia era già grave, avrebbe indotto l’anziano a effettuare 15 bonifici su un conto a lei intestato per un importo complessivo di 151.600 euro. Mentre dal 2016 al 2018 avrebbe ottenuto il trasferimento di altri 178mila euro, tramite 21 bonifici. Nel settembre 2018 avrebbe quindi convinto l’uomo a disinvestire e liberare 532.838 euro da una polizza vita e poi a trasferire la somma su un conto nel quale lei aveva procura speciale a operare senza limitazioni di somma. In seguito, avrebbe progressivamente trasferito la somma in diversi fondi di investimento internazionali. Risale invece al 2018 l’atto di compravendita di un appartamento in via Cortina d’Ampezzo, per ben 560mila euro.