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Rai, Santoro attacca Fazio e Annunziata: “Non li sopporto”

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Il conduttore a Di Martedì: “Sono stati il perno intorno al quale è ruotata una politica culturale fatta di esclusione”

Rai, Santoro attacca Fazio e Annunziata: “Non li sopporto”

“L’emarginazione è nata già prima, adesso continua e diventa tragica”.  Michele Santoro va all’attacco di Fabio Fazio e Lucia Annunziata, nel pieno delle polemiche per il loro addio dalla Rai. Il conduttore, allontanato dalla tv pubblica a seguito dell’”editto bulgaro” di Silvio Berlusconi, non ha preso le difese dei due colleghi, accusandoli invece di aver contribuito a preparare il terreno “alle esclusioni di oggi”.

“Io sono convinto che la Rai come azienda abbia avuto una perdita sia per quanto riguarda l’andata via di Fazio, sia per quanto riguarda l’andata via di Lucia Annunziata. Una perdita editoriale perché sono due professionisti molto validi. Io non li sopporto, nessuno dei due”, ha detto ieri sera a Di Martedì, su La7. “Voglio spiegare perché”, ha continuato Santoro, ricordando alcuni trascorsi con il presentatore di “Che tempo che fa”.

“Intanto le narrazioni che fanno sono sempre un po’ farlocche. Per esempio ho sentito queste cose che Fazio ha detto di se stesso e giustamente Daniele Luttazzi gli ha dovuto ricordare che non è vero che Fazio è stato 40 anni ininterrotti in Rai, per esempio lui è andato via, è andato a lavorare a La7 quando era di Telecom, non ha fatto nemmeno una puntata… Diciamo quell’esperienza si è conclusa e poi dopo lui è andato via con una paccata di miliardi”. Santoro ha poi spiegato di essere stato, come Fazio, contattato da La7 dopo il “diktat” berlusconiano del 2002. “Io all’epoca siccome ero fuori perché c’era l’editto bulgaro e anche lì hanno accompagnato alla porta Fazio senza avere troppi rimpianti e lui è andato a lavorare per costruire questa nuova televisione”, ha detto, ricordando di un suo pranzo a base di petti di pollo “bianchicci” con l’allora presidente di Telecom Roberto Colaninno. Il progetto era quello di fare una “televisione finalmente contro Berlusconi”, ma l’imprenditore mantovano era preoccupato dagli attacchi della stampa legata al Cavaliere e scelse poi di rinunciare, lasciando anche Telecom. Con lui c’era anche Fazio: “Uscì da quell’avventura veramente devastato, era ricco, molto più ricco di prima ma camminavamo insieme in una festa de l’Unità e la gente lo guardava abbastanza storto. Il vero problema è come è rientrato in Rai. Ci è rientrato per chiara fama”, ha ribadito Santoro. “Io allora non rientrai in Rai. Lui sì. Come è potuto rientrare in Rai? Non ci è rientrato soltanto per i buoni uffici del suo agente, che poi è anche il tuo (rivolto a Giovanni Floris, ndr) e l’agente di tutta una serie di star della televisione, c’è entrato perché la politica ha voluto che lui tornasse…”

Un racconto che secondo Santoro non è semplice “gossip”. “Nel momento che tu lasci la Rai dicendo che non sei assolutamente d’accordo con questo governo, uno si deve ricordare che lei è stata il presidente di garanzia quando a governare era Silvio Berlusconi”, ha detto facendo riferimento a Lucia Annunziata. “Per 24 ore è stato presidente di garanzia Paolo Mieli, che è stato indicato come tale dal governo e anche dalle forze di opposizione. Paolo Mieli disse: ‘io accetto di fare il presidente della Rai se posso far tornare a lavorare Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e Michele Santoro’. Dopo 24 ore era dimissionario ed è subentrata Lucia Annunziata, che evidentemente con quel governo…”

“C’era l’editto bulgaro, non c’entra l’acrimonia”, ha poi precisato. “C’entra il fatto che questi due colleghi sono stati il perno intorno al quale è ruotata una politica culturale in Rai, fatta di esclusione degli altri, fatta di ‘ammazzamento’ del pluralismo e della diversità. Fatta, nel periodo in cui abbiamo avuto la pandemia, della teorizzazione che la scienza e l’informazione coincidevano. Questa è la cosa che è successa”. “Secondo me l’azienda avrebbe fatto bene a tenerseli e l’ho premesso nel mio ragionamento”, ha continuato. “Ma io non sono l’azienda, perché devo ragionare come l’azienda? E soprattutto non sono un servizio pubblico che tiene fuori il pensiero diverso. E questo pensiero diverso è fuori oggi, ma era fuori anche prima quando loro erano al centro di babà”.

“Perché siamo arrivati alle esclusioni di oggi?”, ha chiesto il conduttore di Annozero. “Siamo arrivati alle esclusioni di oggi perché abbiamo omologato la televisione nei giorni precedenti, abbiamo omologato il pensiero nei giorni precedenti, perché non si poteva parlare di guerra in maniera diversa in televisione”. Una sintesi che “non salva nessuno, non salva il Pd non salva nemmeno il Movimento 5 stelle”, che ha già “gestito i telegiornali”. “L’emarginazione è nata già prima, adesso continua e diventa tragica”, ha concluso.

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