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Naufragio di Cutro, i primi indagati per i mancati soccorsi. L’inchiesta di Lighthouse Reports fa luce sulle responsabilità di Frontex e Italia

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I carabinieri stanno eseguendo una serie di perquisizioni disposte dalla Procura della Repubblica di Crotone nelle sedi di Frontex, della Guardia di finanza e della Guardia costiera nell’ambito dell’inchiesta sul naufragio del barcone carico di migranti avvenuto il 26 febbraio scorso davanti la costa di Cutro in cui sono morte 94 persone e c’è stato un numero imprecisato di dispersi.

Dopo aver studiato per tre mesi relazioni di servizio e documenti acquisiti in tutti gli uffici dei corpi coinvolti nelle operazioni di quella notte, la Procura di Crotone ha deciso di iscrivere nel registro degli indagati i primi nomi e di firmare un decreto di sequestro negli uffici di Frontex, Capitaneria di Porto e Guardia di finanza per computer e telefoni cellulari nei quali – secondo chi indaga – potrebbero trovarsi indicazioni diverse ( evidentemente fin qui non fornite volontariamente) e utili alla ricostruzione dei fatti.

Sia le autorità italiane quanto l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) hanno cercato di omettere le loro reali responsabilità riguardo al naufragio avvenuto a Steccato di Cutro tra il 25 e il 26 febbraio, in cui hanno perso la vita 94 persone migranti – tra cui 35 bambini – in maggioranza originarie dell’Afghanistan. Lo rivela un’inchiesta giornalistica guidata da Lighthouse Reports, in collaborazione con cinque testate europee, a partire da documenti inediti e strumenti multimediali.

Nelle prime ore del mattino del 26 febbraio, un’imbarcazione in legno da diporto, la “Summer Love”, è naufragata a una cinquantina di metri dalle coste italiane, nei pressi della località Steccato di Cutro, in provincia di Crotone. Il caicco era stato individuato per la prima volta dall’aereo di ricognizione di Frontex sei ore prima del naufragio. Moriranno in seguito decine di persone. La tragedia ha fortemente scosso l’opinione pubblica italiana ed europea. Sia le autorità italiane che Frontex da subito hanno declinato ogni responsabilità, accusandosi a vicenda del mancato soccorso.

Subito dopo il disastro, Frontex ha dichiarato che la decisione di lanciare un’operazione di soccorso costituiva una responsabilità in capo alle autorità italiane, e che l’imbarcazione in questione non aveva mostrato “segnali di difficoltà”. Dal canto suo, il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni ha invece affermato che l’Italia non era intervenuta perché Frontex non aveva inviato “nessuna comunicazione d’emergenza” e quindi le autorità non potevano sapere che l’imbarcazione “correva il rischio di affondare”. La Guardia Costiera ha fatto sapere che non era possibile stabilire se l’imbarcazione stesse trasportando migranti.

Quattro mesi dopo, l’inchiesta congiunta condotta da Domani, Süddeutsche Zeitung, Sky News, El Pais e Le Monde è in grado di contraddire le versioni ufficiali fornite dall’Italia e da Frontex: incrociando le informazioni derivanti da documenti riservati, video esclusivi, dati sulla posizione, messaggi vocali, testimonianze di 18 sopravvissuti e tecniche di analisi per immagini, il team è stato in grado di ricostruire gli eventi che hanno portato al naufragio e a stabilire il ruolo svolto sia dalle autorità italiane che dai responsabili dell’Agenzia europea.

Di particolare rilevanza è un rapporto riservato, che dimostra come il pilota dell’aereo di ricognizione di Frontex avesse avvertito dei “forti venti” sul Mar Ionio ore prima di sorvolare la Summer Love. Quando ha individuato l’imbarcazione, tracciando le molteplici chiamate fatte verso la Turchia da telefoni satellitari a bordo, lo stesso pilota ha dichiarato fin dal primo momento che “poteva trattarsi di un’imbarcazione di migranti”, che non erano visibili sufficienti giubbotti di salvataggio e che il natante presentava anche una “significativa risposta termica” sottocoperta. Un dato che, stando alle comunicazioni ufficiali dell’Agenzia, indicava la presenza di un “insolito” numero di persone a bordo. Da notare anche il fatto che imbarcazioni come la Summer Love normalmente possono trasportare fino a un massimo di 16 passeggeri.

L’Italia, stando a quanto dimostrano i documenti raccolti dai giornalisti dell’inchiesta, è stata informata in tempo reale dei rischi che l’imbarcazione stava correndo.

Cattive condizioni del meteo, mancanza di giubbotti salvagente e un numero eccessivo di passeggeri costituiscono delle criticità sia secondo le regole di Frontex che per le leggi italiane. Nonostante questo, né la Guardia Costiera né la Guardia di Finanza hanno lanciato un’operazione di ricerca e soccorso. Come se non bastasse – ricorda Lihthouse Reports -, dopo il naufragio l’Agenzia europea per le frontiere ha omesso dalle comunicazioni pubbliche il fatto che il pilota in servizio sull’aereo di ricognizione avesse segnalato la presenza di “venti forti” alla centrale operativa durante il volo.

Gli Stati membri dell’Unione europea hanno l’obbligo giuridico di occuparsi di un’imbarcazione a rischio quando quest’ultima si trova nella zona SAR di loro competenza. Oltre al sovraffollamento a bordo e alle cattive condizioni del meteo, l’imbarcazione presentava anche altri elementi di criticità: problemi al motore e mancanza di giubbotti di salvataggio. Informazioni che, come conclude l’inchiesta, sarebbero risultate subito chiare se le autorità avessero indagato sulle condizioni della Summer Love.

L’inchiesta completa sarà disponibile sul portale web di Lighthouse reports e sui cinque media europei parte del progetto.

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