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Mps, la figlia di David Rossi a TPI: “Hanno ucciso mio padre perché voleva parlare”

Immagine di copertina
Credit: Giuseppe Cacace/ AFP

Nel nuovo numero del settimanale di TPI, The Post Internazionale, in edicola da venerdì 7 gennaio, l'intervista a Carolina Orlandi, figlia acquisita del capo della comunicazione di Mps, morto dopo essere precipitato da una finestra della sede della banca a Rocca Salimbeni il 6 marzo 2013: “Non si è buttato dalla finestra, tutte le risultanze dicono il contrario. Qualcuno ha deciso che andava eliminato”

Carolina Orlandi è la figlia di Antonella Tognazzi, la vedova di David Rossi, l’ex capo della comunicazione della Monte dei Paschi di Siena, morto il 6 marzo del 2013 in circostanze mai del tutto chiarite. Rossi morì dopo essere precipitato da una finestra della sede della banca, che in quel periodo stava attraversando un periodo molto difficile ed era sotto inchiesta. La sua morte fu immediatamente considerata un suicidio, ma quasi 9 anni dopo alcune rivelazioni, portate alla luce dalla commissione parlamentare di inchiesta sul caso, alimentano dubbi sul comportamento dei magistrati senesi durante le prime indagini.

Il colonnello Pasquale Aglieco, all’epoca comandante provinciale dei carabinieri di Siena, in audizione di fronte alla commissione, ha riferito di essere entrato nell’ufficio di Rossi subito dopo la sua morte con il pm Antonino Nastasi, uno dei tre sostituti senesi, insieme a Nicola Marini e Aldo Natalini. Dal racconto del carabiniere, secondo la commissione parlamentare, emerge l’eventualità di un grave inquinamento probatorio da parte dei magistrati. La famiglia di Rossi da anni esclude l’ipotesi del suicidio e sostiene che si sia trattato di un omicidio. Su quanto accaduto Carolina Orlandi ha scritto un memoir uscito nel 2018 per Mondadori, e intitolato “Se tu potessi vedermi ora”.

Con le dichiarazioni di Aglieco siamo di fronte a una svolta?
«No, non potremo parlare di una svolta finché qualcuno non si deciderà a dire la verità su ciò che è successo a David quella sera, più che sul come sono state gestite le indagini, che sono solo una conseguenza all’accaduto».

Voi familiari avete mai avuto contatti con Aglieco?
«No, mai avuto contatti con lui».

Perché secondo te ha parlato solo adesso?
«Se ha parlato non è stato certo per uno slancio di coscienza ma perché è stato incalzato dai membri della commissione. Aglieco aveva richiesto di essere audito solo per screditare l’escort che lo aveva riconosciuto come uno dei partecipanti ai festini».

C’è chi mette in dubbio le sue parole. Secondo te quanto sono credibili?
«Io non ho motivi per dubitare di ciò che ha detto, considerato che lì dentro in quelle ore qualcuno ha inquinato la scena del crimine, e questo è un fatto, mi stupisce però che sia uscito solo il nome di Nastasi, l’unico che non è mai stato riconosciuto da nessun testimone come partecipante ai festini, a differenza del pm Natalini e del pm Marini».

La procura di Genova ha aperto una nuova inchiesta sulle 60 foto e i 2 video inediti che non erano stati inseriti negli atti. Cosa è andato storto in quel caso e perché lo veniamo a sapere solo adesso?
«Le 60 foto nascoste sono nuove anche a me e per quanto sia sembrata esemplare la volontà di Genova di aprire delle indagini su queste, ricordo che la stessa procura di Genova ha chiuso le indagini sull’operato dei magistrati proprio pochi mesi fa. Perché ciò che emerso dal lavoro della commissione d’inchiesta non è emerso dalle indagini che la procura di Genova aveva già fatto poi archiviandole?»…
Continua a leggere l’articolo sul settimanale The Post Internazionale-TPI: clicca qui

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