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Home » Cronaca

Chi erano i 5 operai morti intossicati nelle fogne di Casteldaccia

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Epifanio Alsazia, 71 anni. Ignazio Giordano, 59. Roberto Raneri, 50. Giuseppe Miraglia, 47. Giuseppe La Barbera, 28. Sono i cinque operai morti a Casteldaccia, in provincia di Palermo, uccisi dalle esalazioni di idrogeno di solforato mentre stavano eseguendo dei lavori di manutenzione.

Un sesto lavoratore, Domenico Viola, 62 anni, è ricoverato in gravi condizioni nel reparto di terapia intensiva del Policlinico di Palermo.

L’incidente è avvenuto nel pomeriggio di ieri, lunedì 6 maggio: gli operai sono morti nella vasca interrata dell’impianto di sollevamento delle acque reflue dell’Azienda municipale acquedotti (Amap) di Palermo, a 5 metri di profondità, nei pressi della statale 113.

Secondo quanto ricostruito, tre di loro avrebbero perso i sensi pochi attimi dopo essersi calati dentro il tombino. Non vedendoli risalire, altri due colleghi si sarebbero a loro volta calati nella vasca ma anche loro sono rimasti intrappolati.

A uccidere i cinque operai è stata l’alta concentrazione di idrogeno solforato, dieci volte sopra il limite consentito. Il sesto collega, Viola, dopo essersi calato a sua volta per soccorrere i colleghi, è riuscito a risalire, ma è rimasto intossicato e adesso in coma.

La vittima più anziana, Epifanio Alsazia, era il contitolare della ditta Quadrifoglio Group srl di Partinico, che stava eseguendo i lavori in appalto per conto di Amap. Avrebbe compiuto 71 anni la settimana prossima. Secondo quanto riporta l’Ansa, l’uomo ha un figlio carabiniere.

La vittima più giovane è invece Giuseppe La Barbera, 28 anni, molto conosciuto e ben voluto nel quartiere palermitano di Albergheria, dove si tiene il popolare mercato di Ballarò. La sua famiglia ha un negozio che vende bombole di gas. La Barbera si era sposato nel maggio del 2019 e fra pochi giorni avrebbe festeggiato i cinque anni di matrimonio. Lascia una giovane moglie e due bimbi piccoli. Era un lavoratore interinale presso l’Amap.

La terza vittima è Giuseppe Miraglia, 47 anni, originario di San Ciprello. Ignazio Giordano, 59 anni,  abitava a Partinico. Il 51enne Roberto Raneri era invece di Alcamo, in provincia di Trapani.

La Procura di Termini Imerese ha aperto una inchiesta sull’accaduto. Quando i cinque operai sono stati soccorsi nessuno di loro indossava la maschera di protezione prevista dalle norme. “Non abbiamo trovato le maschere accanto agli operai”, ha detto all’Adnkronos il comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Palermo, Girolamo Bentivoglio Fiandra. “Probabilmente, se fossero state prese tutte le precauzioni del caso tutto questo non sarebbe successo”. I Vigili del fuoco hanno inoltre escluso l’ipotesi del cedimento strutturale del solaio

Quattro lavoratori che si trovavano sul posto sono sopravvissuti. Come detto, Domenico Viola, 62 anni, di Partinico, è ricoverato in gravi condizioni al Policlinico di Palermo. Gli altri tre, invece, sono in buone condizioni: si tratta di Giovanni D’Aleo e Giuseppe Scavuzzo, entrambi di 39 anni e Paolo Sciortino, 35.

“All’improvviso ho sentito i miei colleghi che gridavano, e ho dato subito l’allarme. Mi sento un miracolato”, ha raccontato all’Adnkronos D’Aleo, addetto di Amap. “Sono sotto choc. Non voglio dire altro”.

Le segreterie provinciali dei sindacati Fillea, Filca, Feneal hanno proclamato per oggi, martedì 7 maggio, uno sciopero di 8 ore, mobilitazione che si affianca allo sciopero generale di 4 ore indetto da Cgil, Cisl e Uil per tutti gli altri settori.

“O cambiano le cose o proseguiremo a oltranza con le mobilitazioni, per rivendicare la sicurezza nei cantieri”, affermano in una nota i sindacati: “Non riusciamo a capire come mai non siano stati previsti tutti gli accorgimenti necessari per interventi dove possono verificarsi fuoriuscite di gas nocivi, pericolosi per l’incolumità pubblica. Con questa nuova tragedia, si certifica una situazione di emergenza e di stato di guerra. Qui i morti sul lavoro si stanno moltiplicando giorno dopo giorno”.

LEGGI ANCHE: Incidenti sul lavoro, l’accorato appello di un operaio: “Non chiamatele morti bianche”

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