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Migranti, l’Ue all’Italia: “Agevolare lo sbarco è un dovere legale e morale”. Le navi Ong restano nel porto di Catania

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Credit: migranti sulla Geo Barents al porto di Catania. ANSA/ORIETTA SCARDINO

La Commissione Europea, attraverso una portavoce, ha commentato la vicenda e ribadito che vi è il “dovere morale e legale di salvare le persone in mare, in base alle leggi internazionali”. Alla domanda se sia in linea con le leggi e le linee guida della Commissione autorizzare uno sbarco “selettivo” (come avvenuto domenica sera), la portavoce ha sottolineato che in base alle leggi internazionali “bisogna minimizzare il tempo che le persone passano in mare. Ogni caso è diverso – ha evidenziato – ma incoraggiamo tutte le autorità a collaborare in modo da agevolare lo sbarco”.

La nave Humanity 1 della ong Sos Humanity è ancora ormeggiata al porto di Catania, in disobbedienza al decreto interministeriale firmato da Salvini (Infrastrutture), Piantedosi (Interni) e Crosetto (Difesa) che le imporrebbe di sostare in acque territoriali soltanto per il tempo “necessario” a completare le operazioni di assistenza per le persone fragili a bordo. Dopo lo sbarco di gran parte dei migranti che erano stati salvati in mare dall’imbarcazione, però, il comandante Joachim Ebeling, si è rifiutato di salpare portando con sé i 35 rimasti sulla nave: “Sarebbe contro la legge – spiega in un’intervista a Repubblica – se andassi via adesso violerei una serie infinita di leggi e convenzioni internazionali. Qui nel porto di Catania non sto facendo nulla di male”.

In relazione alle tempistiche relative al possibile ricorso al Tar, ambienti vicino ai legali della Humanity 1 hanno spiegato che “nel provvedimento in cui si dice al comandante della nave di lasciare il porto di Catania con a bordo i 35 migranti rimasti a bordo non c’è una scadenza, un termine temporale”.

Al largo della costa catanese sono presenti, da giorni, altre due navi di Ong: la tedesca Rise Above, con 90 persone a bordo, e la norvegese Ocean Viking, che ha soccorso 234 migranti. La prima naviga a poche miglia dalla riva, mentre la seconda è ancora in acque internazionali, ma rimanendo vicino al loro “confine”.

 

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