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Migranti, gli audio di Sea Watch sul barcone affondato al largo della Libia. Da Roma rispondono: “Bengasi non si muove? Ok, bye bye”

Migranti, gli audio di Sea Watch sul barcone affondato al largo della Libia

La richiesta di soccorso e i contatti con i Centri di coordinamento del soccorso marittimo di Tripoli e Roma: la ong Sea Watch ha pubblicato gli audio dei dialoghi intercorsi lo scorso 11 marzo, quando un barcone di migranti con 47 persone a bordo si è rovesciato al largo della Libia, tra il suo aereo Sea Bird, che per primo ha avvistato l’imbarcazione in difficoltà, e gli altri protagonisti dell’operazione.

“Mentre le autorità si rimbalzano le responsabilità, a solo 2 settimane dalla strage di Cutro, 30 persone annegano nel Mediterraneo. La nostra ricostruzione con gli audio delle comunicazioni tra Seabird, i mercantili vicini al barchino, i centri di coordinamento libico e italiano” scrive la ong su Twitter allegando il file audio che ricostruisce quanto accaduto.

Dopo il primo mayday, la nave mercantile Basilis raggiunge l’imbarcazione in difficoltà senza però intervenire: “La sala operativa di Roma ci ha detto di seguire le istruzioni della Guardia costiera libica. Raggiungere il luogo e attendere”.

Contattata Tripoli, la sala operativa risponde: “Non abbiamo nessuna motovedetta a Bengasi oggi. Proviamo a trovarne una, proviamo”.

Quando la ong contatta Roma per informarla del fatto che la Libia non può intervenire e che “nessuna motovedetta si sta dirigendo verso il caso in pericolo”, dall’Italia rispondono: “Ok, grazie dell’informazione. Ciao, ciao”.

“È stata una scelta politica quella dell’Italia di non intervenire mandando tempestivamente mezzi in grado di soccorrere quelle persone. Scelte in linea con quanto affermato da Giorgia Meloni a Crotone: ‘Vogliamo scoraggiare le partenze, dire a questa gente che non conviene venire in Italia’. Solo che vogliono farlo capire lasciandoli morire in mare” ha dichiarato Giorgia Linardi di Sea Watch.

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