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“Una sedata, l’altra ricoverata in una clinica”: le inquietanti storie delle amiche di Emanuela Orlandi

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Le inquietanti storie delle amiche di Emanuela Orlandi

Un mistero nel mistero: è quello che riguarda alcune amiche e compagni di classe di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa ormai 40 anni fa.

Ad accendere i riflettori su quanto accaduto ad alcune di loro è il Corriere della Sera, che ripercorre le inquietanti storie di tre ragazzi.

Una di loro, Raffaella, compagna di musica di Emanuela Orlandi raccontò alla stampa che la ragazza le aveva rivelato di aver ricevuto una proposta di lavoro da un sedicente rappresentante.

Da quel momento, la ragazza, all’epoca 19enne, fu pedinata, minacciata e intimidita da personaggi mai identificati. Quarant’anni dopo, Raffaella è ricoverata in una clinica psichiatrica alle porte di Roma.

La ragazza, costretta a trasferirsi a Bolzano con la famiglia, veniva perseguitata da uno stalker, un “biondino”, che le avrebbe suggerito di seguirlo: “Fu un episodio che ci colpì anche se decidemmo di non darci peso, pensando che fosse uno spasimante. Tornati a Roma, Raffaella mi raccontò che una persona la fotografava per strada. E un giorno ricevetti una telefonata: ‘Ho visto tua figlia sul treno: è bellissima. La voglio sposare'” racconta la madre di Raffaella.

Poi c’è Silvia Vetere, compagna di scuola di Emanuela Orlandi, che agli inquirenti dichiarò che la ragazza le avrebbe confidato la sua intenzione di allontanarsi volontariamente.

“Silvia è stata vittima di un ulteriore sequestro, è stata portata in strutture psichiatriche per impedirle di ripetere quel che sapeva su Emanuela Orlandi – ha dichiarato il cugino al Corriere della Sera – Quel che le era stato confidato era scomodo. Per questo è stata prelevata a più riprese, bombardata di farmaci, narcotizzata, annichilita nel corpo e nella psiche. Non la sento da anni. Potrebbe anche essere morta”.

Infine, c’è la storia di Pierluigi Magnesio, anche lui iscritto al liceo scientifico frequentato da Emanuela, che oggi vive all’estero. Secondo gli inquirenti fu proprio lui. nel 1987, a chiamare Telefono Giallo affermando: “Buona sera, sono Pierluigi. Se parlo mi ammazzano”. L’uomo, come detto, si è rifugiato all’estero non ha mai più parlato della vicenda di Emanuela Orlandi.

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