Cristina Seymandi dopo la richiesta di archiviazione sugli insulti social: “Così si legittima l’odio online”
Cristina Seymandi dopo la richiesta di archiviazione sugli insulti social
La decisione del pubblico ministero della procura di Torino Roberto Furlan di chiedere l’archiviazione dell’indagine sugli insulti ricevuti sui social da Cristina Seymandi dopo la diffusione del video in cui il suo allora compagno Massimo Segre la lasciava in occasione della loro festa di fidanzamento accusandola di averlo tradito, ha lasciato perplessi in molti: a partire dalla stessa vittima.
Intervistata da La Repubblica e La Stampa, l’imprenditrice non ha nascosto la sua contrarietà, affermando che la richiesta “disorienta tutti. I leoni da tastiera sono deprecati ma così c’è un ‘liberi tutti’. Trovo inaccettabile che si possa lasciare commentare con toni così violenti vicende private. Le parole aggressive sono mosse da pensieri violenti e non sappiamo se poi seguirà un’azione. Per la società la violenza in tutte le sue forme non è tollerabile, anche sui social”.
“Ma un ragazzino che vede questa notizia cosa pensa? Che può insultare con un profilo fake? I giovani non hanno bisogno di regole ma di esempi” commenta ancora Cristina Seymandi.
La donna afferma di preoccuparsi soprattutto “per i più giovani. Se quello che ho subito io, l’avesse subito un diciottenne, maschio o femmina che sia, sarebbe stato devastante. Ci sono ragazzi che per questo si sono suicidati”.
“I commenti sui social rappresentano un pensiero – aggiunge – Se si sdogana la violenza, mi chiedo allora a cosa servono i corsi contro il bullismo nelle scuole. Cosa può pensare un ragazzo nel leggere questa richiesta di archiviazione? Come può capire ciò che sbagliato e ciò che non lo è?”.
Secondo il pm bisogna abituarsi ai toni “sarcastici, polemici ed inurbani”: “Non si può dare un insegnamento di questo tipo ai giovani. Quindi la violenza è solo fisica, perché quella verbale non viene più contestata? Viene accettata? Mi rifiuto di accettare una cosa del genere”.