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La botta del Covid aggrava la crisi demografica dell’Italia: nel 2020 mai così poche nascite e record di morti dal dopoguerra

Immagine di copertina
Credit: Pixabay

Il Covid aggrava il calo demografico dell’Italia: i dati su nascite e morti 2020

Mai così tanti morti dal secondo dopoguerra, mai così poche nascite dal 1861. Se la crisi demografica è un problema che l’Italia si trascina da anni, la pandemia di Covid-19 ha assestato al nostro Paese una nuova botta di portata tremenda: la combinazione tra crollo di nascite e impennata di decessi nel 2020 ci è costata quasi 384mila abitanti in meno, come se fosse sparita una città delle dimensioni di Firenze.

S&D

Il primo gennaio dell’anno pandemico la popolazione residente in Italia era pari a 59.641.488, al 31 dicembre eravamo calati a 59.257.566. Il bilancio nero è contenuto nell’ultimo rapporto dell’Istat sulla dinamica demografica nazionale, pubblicato oggi, venerdì 26 marzo 2021.

In Italia crollo delle nascite nel 2020

Nel 2020 in Italia sono nati – o meglio: sono stati iscritti all’anagrafe – 404.104 bambini, vale a dire quasi 16mila in meno (-3,8%) rispetto all’anno precedente, che già aveva fatto segnare il record negativo degli ultimi 160 anni.

Il calo, spiega l’Istat, ha riguardato tutte le regioni da Nord a Sud: si è distinta in positivo la provincia autonoma di Bolzano, con 9,6 nati per mille abitanti, mentre la maglia nera va alla Sardegna, con il 5,1 per mille.
La caduta delle nascite si è accentuata in particolare nei mesi di novembre e soprattutto di dicembre (-10,3%), “il primo mese – osserva l’Istituto nazionale di statistica – in cui si possono osservare eventuali effetti della prima ondata epidemica”.

Covid o no, in realtà da almeno una decina di anni la nascite in Italia sono crollate. Impressionante osservare l’andamento al ribasso della curva. Nel 2008 i nati furono 576mila, nel 2012 le nascite erano progressivamente calate a 534mila, nel 2015 si è scesi sotto quota mezzo milione (485mila), fino ai 439mila del 2018 e ai 420mila del 2019.

Se si eccettuano le cadute legate alle due guerre mondiali, fino all’inizio degli anni Settanta in Italia nascevano ogni anno tra i 900mila e il milione di bambini. Dagli anni Settanta iniziò un lento calo, che portò all’inizio degli Ottanta ad avere una media annua di circa 500/600mila nascite: il dato è rimasto più o meno stabile appunto fino al 2008, quando – forse complice la crisi finanziaria – è iniziato la veloce discesa.

Il Covid e l’impennata di morti

Se le nascite sono al minimo, i decessi sono al massimo. Nel 2020 l’Istat ha registrato 746.146 morti, il numero più alto mai registrato dal secondo dopoguerra, con un aumento rispetto alla media 2015-2019 di oltre 100 mila unità (+15,6%).

Se nei mesi di gennaio e febbraio il numero di morti è stato complessivamente inferiore rispetto alla media dello stesso bimestre degli anni 2015-2019, “dall’inizio della crisi sanitaria a fine anno si è osservato un eccesso di morti del 21% rispetto alla media dello stesso periodo dell’ultimo quinquennio.

Durante i mesi della pandemia l’aumento di decessi è stato più netto nelle regioni del Nord (+61,1%), dove si sono sfiorate punte del 95% a marzo e del 75% ad aprile. La Lombardia, in particolare, ha scontato nell’anno un drammatico +111,8%, mentre per tutte le altre regioni del Nord l’incremento dei morti del periodo marzo-maggio è stato compreso tra il 42% e il 53%.

Anche qui va precisato che – complice l’invecchiamento della popolazione – l’aumento delle morti in Italia è un fenomeno in atto da anni. Fino al 2008 nel nostro Paese perdevano la vita ogni anno poco più di mezzo milione di persone. Poi il dato ha iniziato ad avvicinarsi sempre più ai 600mila. Un primo balzo si è avuto nel 2012, con circa 612mil decessi. Da allora, tranne nel 2014 (598mila), ci siamo sempre mantenuti sopra quota 600mila. Nel 2019 c’erano stati 634.417 morti.

Meno nascite, più decessi: in Italia popolazione in calo

“Il nuovo record di poche nascite e l’elevato numero di decessi, mai sperimentati dal secondo dopoguerra – osserva l’Istat – aggravano la dinamica naturale negativa che caratterizza il nostro Paese”.

Il saldo negativo tra nati e morti nel 2020 ha raggiunto le -342 mila unità, dall’Unità d’Italia, solo a quello nel 1918 andò peggio (-648 mila) e anche in quel caso determinante fu una pandemia: la “spagnola”.

A questo va aggiunto un altro saldo negativo: quello relativo alle migrazioni. Nel corso del 2020 ci sono state in totale 1.586.292 iscrizioni all’anagrafe a fronte di 1.628.172 cancellazioni.

Tutto ciò ha prodotto un calo della popolazione di 383.922 abitanti rispetto all’inizio dell’anno (-0,6%). Come detto sopra, è come se fosse sparita una città delle dimensioni di Firenze.

Leggi anche: Aspettativa di vita, con il Covid siamo tornati indietro di 10 anni

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