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Coronavirus, il governo valuta la stretta: verso coprifuoco alle 22 e didattica a distanza per le superiori

Immagine di copertina
Coprifuoco a Berlino. Credit: EPA/HAYOUNG JEON

L'Italia guarda alla Francia e alle misure annunciate pochi giorni fa da Macron per limitare i contagi

Per evitare un nuovo lockdown nazionale, i cui effetti sull’economia potrebbero essere devastanti, di fronte alla risalita dei contagi di Covid-19 l’Italia guarda alla Francia e alle misure annunciate mercoledì 14 ottobre dal presidente francese Emmanuel Macron. Il governo guidato da Giuseppe Conte sta infatti vagliando la possibilità di introdurre un coprifuoco a partire dalle 22 e la didattica a distanza nelle scuole superiori, come anticipa un retroscena firmato da Monica Guerzoni sul Corriere della Sera.

Conte al momento è del tutto contrario a una nuova chiusura totale, anche solo di due settimane, per timore dei danni all’economia. “Una cosa che non esiste”, ha detto in conversazioni riservate a margine del Consiglio europeo. “Dobbiamo aspettare due o tre settimane per capire gli effetti delle misure attuali, dalla mascherina all’aperto al limite di sei ospiti a casa”.

Un nuovo coprifuoco anti-movida(dopo la stretta già presente nell’ultimo Dpcm sull’emergenza Coronavirus), con un provvedimento potrebbe imporre a bar, ristoranti e altri pubblici esercizi di abbassare le saracinesche tra le 21 e le 22 e controlli e sanzioni per chi non rispetta le regole, sembra ormai probabile.

Ma il vero scontro, come evidenzia la polemica col governatore Vincenzo De Luca, è quello che riguarda le scuola. Il presidente della Regione Campania è stato fortemente criticato dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina per la decisione di chiudere gli istituti scolastici per 15 giorni, una scelta che lei ha definito “gravissima”.

Chiudere così le scuole secondo me non è la soluzione migliore”, ha detto nella notte il premier commentando a Bruxelles, al termine della prima giornata del Consiglio europeo, la decisione del governatore della Campani. Sulla scuola il governo “ha lavorato tanto e in piena trasparenza: abbiamo detto alla riapertura della scuola che ci sarebbero state delle criticità, ma ci sono tutti gli anni. Abbiamo lavorato per ottenere condizioni di sicurezza e dai dati del ministero dell’Istruzione emerge, anche l’Istituto Superiore di Sanità lo ha confermato, che la curva del contagio a scuola è molto bassa”. Da qui il disaccordo con la decisione di De Luca: “È una soluzione che sembra a portata di mano, molto facile, ma non è il segnale migliore dal punto di vista dei ragazzi. Chiudere subito in blocco tutte le scuole non è il miglior segnale”.

Nell’esecutivo, tuttavia, si litiga sull’opzione della didattica a distanza per i licei, fortemente voluta dalle Regioni. La ministra ha dichiarato che: “Non è all’ordine del giorno”, ma il Pd ha proposto di arrivare al 50 per cento di didattica a distanza, alternando le lezioni a casa e a scuola.

Sono possibili anche nuove chiusure localizzate, che istituiscano zone rosse nei territori maggiormente colpiti dall’avanzata dei contagi, anche più piccoli di una Regione o di una città. Il nuovo Dpcm, infatti, impone una serie di restrizioni ma lascia ai governatori la possibilità di introdurre misure più rigide, laddove ce ne fosse bisogno per allentare la pressione sulla rete ospedaliera.

Per questo, il ministro della Salute Roberto Speranza ha già sentito i governatori e non appena Conte tornerà da Bruxelles vedrà i capi delegazione dei partiti per discuterne. “Per contenere la seconda ondata dell’epidemia da Covid-19 c’è bisogno del contributo di tutti”, ha scritto ieri in un tweet il presidente del Consiglio, rivolgendosi agli italiani. “Rispettiamo le nuove disposizioni, seguiamo le raccomandazioni, facciamo del bene al nostro Paese”.

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