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“Sei figlia di Satana”: il consigliere comunale di Reggio Calabria che guida un movimento cristiano si scaglia contro una giornalista

Immagine di copertina

Massimo Ripepi, consigliere comunale di Fratelli d'Italia, ha scatenato una gogna social contro Caterina Tripodi, giornalista del Quotidiano del Sud

Consigliere FdI di Reggio Calabria contro giornalista: “Figlia di Satana”

“Figlia di Satana”. È questo l’epiteto con cui è stata bollata Caterina Tripodi, giornalista del Quotidiano del Sud, da Massimo Ripepi, consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Reggio Calabria nonché pastore spirituale di un movimento cristiano.

S&D

Il motivo? La Tripodi, notista politica dal quotidiano locale, avrebbe la “grave colpa” di aver scritto del membro dell’amministrazione comunale a guida di Giuseppe Falcomatà, attualmente anche tra i possibili candidati sindaco, raccontandone i guai legali e giudiziari. Come, ad esempio, l’ammonimento orale per stalking ai danni di un’ex adepta del suo movimento spirituale in un processo per diffamazione conseguito all’opposizione ad un decreto penale di condanna. Lo racconta Repubblica in un articolo di Alessia Candito.

Quindi, proprio per essersi azzardata a parlare di lui sul quotidiano, il consigliere di Fratelli d’Italia ha definito la giornalista una “figlia di Satana” mandata dal diavolo in persona a “distruggere Massimo Ripepi perché Dio lo vuole sindaco per cambiare una città gestita dai figli di Satana”. Queste le sue esatte parole nei diversi sermoni che i suoi adepti, i quali usano addirittura chiamare Ripepi “papà”, ascoltano incantati, credendogli e sostenendo la sua causa.

Sì perché quello che ne è seguito è una vera e propria gogna social nei confronti della giornalista, apostrofata in diversi modi nei commenti che la attaccano ed infangano. Ma il vero “colpo” per affondare la cronista lo ha assestato lo stesso Ripepi, il quale avrebbe inoltre utilizzato, con lo scopo di denigrare la Tripodi, degli atti di un’inchiesta antimafia. La Tripodi è “nota anche per essere stata indicata dalla Direzione distrettuale antimafia come giornalista di comodo ed ‘indottrinata’ da sodalizi masso-‘ndranghetistici”, ha dichiarato il consigliere, dimenticandosi di aggiungere che la giornalista era stata identificata come “non amica” degli indagati, i quali sono invece vicini proprio a quell’area politica di cui fa parte Ripepi.

A commentare con sdegno questo specifico attacco strumentale alla notista politica sia Carlo Parisi, segretario generale aggiunto della Fnsi, che Michele Albanese (presidente Unci Calabria) e Lucio Musolino (rappresentante regionale dell’Osservatorio nazionale sulla legalità della Fnsi). “È inaccettabile oltre ad essere un attacco gratuito ad una collega che fa solo il suo lavoro. Se, da una parte, il consigliere Ripepi fa riferimento a documenti dell’inchiesta Reghion, dall’altra dovrebbe avere la pazienza e l’accortezza di leggerli per intero”, è il contenuto della loro nota.

Dall’altro lato Ripepi, però, si comporta come persona che ha necessità di difendersi da attacchi bugiardi e speculativi. “Sono al centro di una gogna mediatica, ma sono preparato”, sono infatti le sue parole. “Quando non sarò più segretario di questo partito – ha continuato il consigliere – scenderò in piazza a dire l’indicibile: quando non avrò più la responsabilità di Fratelli d’Italia, questi si devono preoccupare, farò in modo che tutta questa gogna mediatica serva per innalzare Gesù Cristo”. Nel frattempo sia la Fnsi che l’Unci hanno domandato ai vertici del partito guidato da Giorgia Meloni di prendere le distanze dalle posizioni di Ripepi contro la giornalista e di esprimersi sul comportamento del consigliere comunale. Domanda che, però, è rimasta senza risposta.

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