Milano, clochard partorisce e rinuncia al bambino: “Come potevo tenerlo in questa situazione?”
A 24 anni la vita le sembra già del tutto sfuggita di mano: voleva fare l’anatomopatologa, sin da piccola disegnava “benissimo” i corpi umani, ora le andrebbe bene anche un lavoro qualsiasi, “ma chi se la prende una come me?”.
Una clochard che dorme nella stazione della metropolitana San Donato, a Milano, ha partorito un bambino all’ospedale di Melegnano, pochi chilometri a sud del capoluogo lombardo. Ma non ha mai neanche lontanamente pensato di poterlo tenere.
“Che senso aveva? Tanto sapevo che non lo avrei tenuto. Come si fa a tenere un neonato in questa situazione?”, dice parlando con il Corriere della Sera. Il piccolo è diventato adottabile, non essendo stato riconosciuto da nessuno. È nato il 2 dicembre, dopo il ricovero la madre è tornata nel suo giaciglio, che condivide con il suo compagno 29enne.
Insieme sono arrivati in Lombardia dopo essere partiti da un piccolo centro vicino Cagliari. Nel corso della loro vita travagliata, una parentesi felice in Germania: “Lui lavorava come pizzaiolo dentro una fabbrica della Volkswagen, e io facevo lavoretti in nero, stavamo bene”.
Poi un periodo in carcere: “Avevamo dei debiti — taglia corto lei — però lì in prigione ti danno tutto e pure un po’ di soldi”. Con un foglio di via sono arrivati a Milano, dove vivono alla giornata.
“In centro ci mandavano sempre via, qui va bene e se fa troppo freddo andiamo a dormire giù in metropolitana, ma alle 5 del mattino ti cacciano. Ma nei dormitori non ci andiamo perché ci separano”.
Insieme a loro anche le inseparabili bottiglie di birra da 9 gradi e un vermouth molto economico: “Serve per stare qui”. E anche libri. “Io leggo sempre, mi piacciono i thriller e si trovano libri gratis in giro”.