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Chiara Tramontano: “Vivo con la paura di essere uccisa come mia sorella Giulia. Spero di non vedere mai Impagnatiello libero”

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"Lui a 50 anni potrebbe rifarsi una vita. Mentre noi, una vita non ce la rifaremo mai"

Dopo aver scritto il libro Non smetterò mai di cercarti, dedicato alla sorella Giulia, Chiara Tramontano racconta la sua vita dopo il terribile femminicidio che ha colpito la sorella. Intervistata da Leggo, Giulia spiega che il libro nasce per la “paura che mia sorella venisse dimenticata. Avevo paura di poter dimenticare io stessa quello che ho vissuto. Quindi, un po’ volevo mettere nero su bianco quello che mi era successo, nella speranza anche di avere un momento di sollievo”. Secondo Chiara Tramontano “scrivere il libro è servito a fare in modo che le persone conoscessero Giulia. Temevo che, agli occhi di chi non l’ha conosciuta, mia sorella sarebbe rimasta la donna che non aveva aperto gli occhi, che non aveva avuto coraggio, una vittima del suo stesso destino. Su questo sento di aver dato un contributo”.

La sorella di Giulia, poi, rivela il timore che Alessandro Impagnatiello possa non pagare con l’ergastolo: “Sì, e come famiglia non puoi fare niente. Non c’è nessun atto da impugnare. Sei nelle mani dello Stato. La definizione giuridica che spiega l’omicidio, in realtà non incontra mai cosa sia la giustizia per una famiglia. Un assassino non può uscire di galera dopo 20 anni, è un tempo brevissimo. Tra 20 anni mia sorella avrebbe avuto 50 anni, sarebbe stata ancora giovane. Lui a 50 anni potrebbe rifarsi una vita. Mentre noi, una vita non ce la rifaremo mai. Magari me la rifarò io, con una famiglia, ma i miei genitori sicuramente no”.

Chiara Tramontano spiega anche come è cambiato il rapporto con le persone dopo il femminicidio della sorella: “Non associo più la violenza all’uomo grosso che alza la voce. Ora la riconosco molto di più, anche nell’ambiente lavorativo dove essere donna di successo crea nell’uomo una sorta di conflitto nei tuoi confronti che si esaspera completamente. Ora ho più paura. Prima non mi tenevo un cecio in bocca, come si dice a Napoli, rispondevo a chiunque e non mi importava di chi avessi davanti. Adesso invece me ne vedo bene, riconosco però che ci sono battaglie in cui non ho il coraggio di avvicinarmi, perché penso che mi bloccherebbe la paura di un uomo che alza la voce. Sarebbe un flash di quello che è successo a mia sorella. A volte penso che se fossi aggredita da un uomo potrei diventare una vittima di femminicidio. Prima pensavo non potesse mai capitarmi una cosa del genere. Adesso, dopo quello che è successo a mia sorella, non solo penso che potrebbe capitare a me, ma penso anche io sarei l’ultima in grado di ribellarmi, perché mi bloccherei. Questa cosa mi tormenta. Nei rapporti con le persone ci vado in punta di piedi. Non è facile fidarsi. Ho dovuto rivalutare tante cose”.

E sul futuro rivela: “La mia speranza più grande è che io possa avere un po’ di normalità che tanto mi manca. Vorrei che i miei genitori vivano a lungo nonostante desiderino ogni giorno di riconogiungersi con mia sorella. Vorrei che possano trovare un po’ di pace e che sappiano riprendersi dopo ogni crollo. Per me è che ho 30 anni è più semplice trovare serenità, ma la loro fiamma è completamente spenta. Mi auguro solo che loro abbiano la forza per rimanere accanto a me per sempre, perché non potrei sopportare il dolore della morte di mia sorella senza di loro. Questo coincide anche con la mia paura più grande. Ho paura da questo non riesca mai a riprendermi. Ho 29 anni ma mi trovo costantemente a parlare con gli avvocati, a valutare i soldi rimasti con i miei genitori… vorrei che a un certo punto tutto questo si fermasse e potessi essere la 29enne che vive la sua vita. Vorrei riuscire ad accettare la morte di mia sorella, farmene una ragione e riprendere in mano la mia vita senza la paura che accada di nuovo. Ho la paura che la morte dopo avermi fatto visita una volta, lo farà di nuovo. Vorrei che questa paura possa andare via”.

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