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Home » Cronaca

Retroscena: Carola ha davvero “speronato” la Guardia di Finanza per salvare i migranti?

 

Ma alla fine, è stato “speronamento” o no? Matteo Salvini denuncia la condotta della comandante di Sea Watch, la rete impazzisce dividendosi tra favorevoli e contrari al gesto, e nessuno spiega esattamente la sequenza dei fatti che hanno portato al contatto fra la motovedetta della Guardia di Finanza e la nave della ONG olandese. [Qui il riassunto della vicenda Sea Watch]

TPI ha ricostruito la dinamica degli ultimi drammatici minuti che hanno preceduto la manovra di attracco, con l’aiuto di molti testimoni che erano sul ponte. Fra l’altro, ad assistere alla scena, c’erano anche i tre parlamentari che erano saliti sulla nave. Si tratta di Graziano del Rio e di Matteo Orfini del PD, e di Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana.

La questione, in fondo è semplice. Avendo scelto di appellarsi all’articolo 54 del codice penale, Carola Rackete ha imboccato il percorso più difficile per lei, con il rischio di una condanna a 10 anni. La sua linea difensiva può essere una sola. Provare a dimostrare, in base a quell’articolo che “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona”.

Ma proprio per questo, una volta fatta questa scelta, aveva una sola possibilità: sbarcare tutti e 43 i profumi raccolti in mare a terra. Quale era il rischio invece? Essere fermato ad un passo dal traguardo, con la nave bloccata nel perimetro delle acque del porto. Appena dato l’annuncio che sarebbe entrata cercando di sbarcare, raccontano i testimoni, il capitano della Sea Watch ricevuto dalla capitaneria di porto l’intimazione a fermarsi. Così ha scelto di ignorarla.

Subito dopo è stata affiancata da una imbarcazione della Guardia Costiera che l’intimato di fermarsi, per due volte. Ha ignorato anche quella. E la motovedetta ha iniziato a girare intorno alla nave per dissuaderla ad attraccare. Quando la Guardia di Finanza ha capito che la Rackete non si sarebbe fermata ha provato una mossa estrema: provare a bloccare l’unico molo in cui poteva attraccare una nave di quel tonnellaggio.

E qui la Rackete si è spinta fino in fondo: ha affiancato la Guardia Costiera stringendola tra la sua fiancata e il molo. I finanzieri hanno retto fino al contatto tra le due sponde. Poi, rendendosi conto che la sfida con una nave da 600 tonnellate era impari, si sono allontanati, liberando l’approdo. Da adesso, quella manovra della Rackete, non è più un argomento di polemica, ma materia per i giudici. Anche se Gianrico Carofiglio, scrittore ed ex parlamentare ha già tratto la sua conclusione: “Non possono condannarla”. E lo fa proprio citando quel principio di incolumità che la legge mette sopra ogni cosa: “Art 54 codice penale che la capitana Carola – quella che ha battuto Salvini – potrà invocare per essere prosciolta”.

Il capitano e la capitana: chi ha perso e chi ha vinto nella farsa del caso Sea Watch (di Luca Telese)

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