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Alessia Ferrante morta per una liposuzione, la difesa del chirurgo: “Faceva uso di cocaina e alcol”

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“Gli esami clinici svolti dai consulenti del pubblico ministero hanno accertato che il tutto si è verificato nell’ambito di un ‘utilizzo cronico di cocaina verosimilmente alla simultanea assunzione di alcol’ da parte della paziente, elemento ad avviso della difesa assai rilevante per come poi gli eventi si sono drammaticamente evoluti”: i legali di Francesco Reho, il chirurgo plastico rinviato a giudizio per la morte dell’influencer Alessia Ferrante, difendono il loro assistito, al quale è contestato il reato di omicidio colposo.

Nel 2020 la donna doveva sottoporsi ad un intervento di chirurgia estetica, una liposuzione, nello studio polispecialistico del dottor Reho a Monopoli. Secondo Luigi Della Sala, legale della famiglia, “dall’esame autoptico è emerso un sovradosaggio sia di un anestetico, la lidocaina, pari a 8,1 microgrammi per millilitro che rientra in un range tossico sia di un secondo anestetico somministrato alla paziente, la bupivacaina anche in questo caso prossimo a livelli di tossicità”. La quantità di farmaci usata avrebbe “provocato l’arresto cardiocircolatorio nella donna e quindi la sua morte”.

Nel giugno del prossimo anno inizierà il processo davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Bari. Della Sala ha ribadito: “Le perizie hanno rilevato che non è stato l’uso di cocaina o alcol a determinare il decesso, bensì l’eccesso di anestetico. Ad ogni modo, durante la fase del dibattimento, si avrà la possibilità da ambo le parti di esporre le proprie argomentazioni. Il giudice, poi, farà le sue valutazioni”.

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