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Home » Tecnologia

Cloud senza regole (per i giganti del web)

Immagine di copertina
credit: Frèdèric Cirou - Altopress

L’Ue prepara una legge per favorire la concorrenza sui mercati digitali. Ma spuntano favori ai colossi tecnologici. Le aziende italiane a TPI: “Così verremo schiacciati dalle loro pratiche sleali”. Sul nuovo numero di TPI, in edicola da venerdì 19 novembre, continua l'inchiesta di TPI sullo strapotere delle Big Tech

Nella grande controffensiva dell’Unione europea contro i monopoli digitali c’è una legge che, a detta di osservatori, studiosi e delle stesse istituzioni comunitarie, può rappresentare un vero e proprio cambio di paradigma: si chiama Digital Markets Act (Dma), e mira a imporre regole stringenti ai colossi del web per porre fine alle loro pratiche anticoncorrenziali, creando così un mercato realmente aperto. Ma nell’ultima bozza del provvedimento  ci sono problemi enormi che riguardano il cloud, come evidenzia uno studio realizzato dal presidente della commissione concorrenza dell’Ocse Frédéric Jenny per il Cispe, associazione di categoria dei cloud service provider a cui aderiscono anche diverse aziende italiane.

Alcuni grandi operatori del settore, quali Google Cloud, Ibm e Salesforce, rischiano di non rientrare nella categoria dei “gatekeeper”, ovvero quelle piattaforme che, a causa delle loro dimensioni e delle quote di mercato coperte, sono in grado di controllare (e potenzialmente bloccare) l’accesso delle aziende concorrenti ad applicazioni, infrastrutture, dati dei consumatori. Inoltre, il Cispe chiede anche che nel Dma vengano regolamentate le licenze software per l’utilizzo dei servizi cloud: al momento, infatti, chi si affida a operatori come Microsoft o Oracle è sottoposto a vincoli di natura sia contrattuale sia tecnologica che gli impediscono di “migrare” verso servizi concorrenti, creando un tappo che impedisce ad altre realtà del settore di crescere e di competere. Molte delle aziende coinvolte nello studio hanno infatti affermato di avere paura a esporsi, nel timore di ritorsioni.

«Sono certo che i vantaggi ottenuti nell’attuale formulazione del Dma siano l’effetto di un’attività di lobbying da parte di queste grandi compagnie», dichiara a TPI Michele Zunino, amministratore delegato di Netalia, società italiana di servizi cloud che fa parte del Cispe e che è costretta a muoversi nel sistema anticoncorrenziale e monopolistico delle Big Tech. L’appello è che l’Unione europea non resti a guardare.

Continua a leggere sul settimanale The Post Internazionale-TPI: clicca qui

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