Mondiali di ciclismo 2025: Tadej fa copia e incolla
Tra le donne vince la canadese Vallieres
Lo sloveno Tadej Pogacar si è confermato campione del mondo di ciclismo maschile élite, vincendo per distacco, a Kigali in Ruanda, la prova in linea sulla distanza di 267,5 chilometri nel tempo di 6h21’20”, alla media di 42,10 kmh. Alla piazza d’onore si è classificato il belga Remco Evenepoel, staccato di 1’28”, davanti all’irlandese Ben Healy, giunto terzo a 2’16” dal vincitore.
La gara odierna, disputatasi davanti a una folla festante ancorché perfettamente composta, è stata una fotocopia di quella dell’anno scorso. Infatti, proprio come in Svizzera, il fuoriclasse di Komenda ha lanciato il suo attacco da lontano, per la precisione a 104 chilometri dal traguardo, trovando, analogamente a quanto avvenuto a Zurigo, un compagno di squadra di club, ma non di nazionale, che gli ha fornito un aiuto, tanto illecito quanto fondamentale, per scavare il solco decisivo. Il ruolo ricoperto un anno fa da Pavel Sivakov, oggi l’ha svolto il messicano Isaac Del Toro. A Zurigo, il francorusso di San Donà di Piave, rimase con Tadej fino a 51 chilometri dall’arrivo. Questo pomeriggio, invece, la grande rivelazione dell’ultimo Giro d’Italia ha retto il ritmo di Pogacar solo fino ai meno 66 dal traguardo.
La mortificazione subita domenica scorsa a cronometro, allorché fu raggiunto e superato da Evenepoel, ha spinto il figlio del Tricorno a sfoderare oggi una prova al di sopra di ogni discussione. Diversamente da Zurigo, quando nel finale, trovatosi in difficoltà, a salvare Tadej fu, soprattutto, la mancata collaborazione tra i suoi principali avversari, che non si organizzarono per andarlo a prendere, oggi non ci possono essere dubbi. Remco, superata una crisi nel momento dell’attacco di Pogacar, ha profuso ogni energia possibile nell’inseguimento, con l’aiuto non solo dell’ottimo Healy ma anche del positivo danese Matias Skjelmose, giunto quarto, senza, tuttavia, mai riuscire a portare il distacco sotto il minuto.
Il sesto posto di Giulio Ciccone, a 6’47”, è un risultato che rispecchia in pieno la reale consistenza del ciclismo italiano maschile. Il rammarico, casomai, deve essere per la gara femminile di ieri dove Elisa Longo Borghini è rimasta imprigionata in una gabbia tattica che ha anche rinchiuso le altre due favorite: la francese Pauline Ferrand Prevot e l’olandese Demi Vollering. Di questo incastro hanno saputo approfittare al meglio tre outsider, la canadese Magdeleine Vallieres, la neozelandese Niamh Fisher-Black e la spagnola Mavi Garcia che, partendo da lontano, sono riuscite a gestire al meglio la gara, giocandosi poi titolo e medaglie sulla salita conclusiva per terminare nell’ordine sopracitato.
Il primo mondiale africano si chiude con un bilancio pienamente positivo, a conferma che la globalizzazione del ciclismo procede in modo armonioso in un mondo che volge al peggio.