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Mondiali di ciclismo 2025: Finn, un lampo azzurro aspettando Elisa Longo Borghini e, forse, Tadej Pogacar

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Lorenzo Finn, campione del mondo Under 23. Credit: AGF

Precedute dallo splendido bis dell’angloligure Lorenzo Mark Finn, confermatosi campione del mondo under 23, si correranno nel fine settimana, a Kigali in Ruanda, le due prove élite del campionato mondiale di ciclismo, il primo mai disputato nel continente africano. Domani toccherà alle ragazze mentre domenica andrà in scena l’attesissima prova maschile. In entrambi i casi, si preannunciano gare dalla durezza estrema con un percorso feroce che ricorda quello di Sallanches in Francia dove, nel 1980, Bernard Hinault trionfò al termine d’un appassionante duello con Giovan Battista Baronchelli.

La gara femminile si disputerà su un circuito di 15 chilometri da ripetersi 11 volte. Saranno 3.676 i metri complessivi di dislivello con due strappi da superare: la Côte de Kigali Golf, lunga 800 metri con pendenza media all’8% e massima al 14%, e la Côte de Kimihurura, consistente in 1.300 metri in pavè al 6,3%. La seconda ascesa terminerà a 1.200 metri dal passaggio sul traguardo, risultando, molto probabilmente, decisiva nelle fasi finali di gara. I favori del pronostico sono divisi, in ordine decrescente, tra le vincitrici delle tre grandi corse a tappe: la francese Pauline Ferrand Prevot, profeta in patria non solo nel Tour ma anche nella Parigi-Roubaix, l’azzurra Elisa Longo Borghini, che ha conquistato a luglio il suo secondo Giro d’Italia consecutivo, e l’olandese Demi Vollering che, in una stagione meno brillante delle precedenti, si è dovuta accontentare della sola Vuelta Espana.

Gli uomini, invece, si fronteggeranno lungo 267 chilometri, infarciti da 5.745 metri da dislivello, su un tracciato degno della tappa regina d’un grande giro. Si inizierà con una versione leggermente ridotta del circuito femminile con i già menzionati strappi delle côtes de Kigali Golf e de Kimihurura da ripetere nove volte. Ci sarà, poi, un tratto in linea di poco più di 50 chilometri comprendente tre salite: la Côte de Péage, 1.800 metri al 6%, le Mont Kigali, l’asperità più dura della corsa con i suoi 6 chilometri al 7% e una punta al 20%, e il breve Mur de Kigali, simile a una salita fiamminga con i suoi 400 metri in pavé all’11%. Gli ultimi 90 chilometri saranno nuovamente sul circuito iniziale che verrà affrontato sei volte.

Nonostante la batosta subita domenica contro il tempo da Remco Evenepoel, i favori del pronostico vanno al campione uscente Tadej Pogacar. Lo sloveno, sempre che abbia smaltito la giornataccia a cronometro, avrà a disposizione una formazione fortissima con due luogotenenti di lusso, Matej Mohoric e Primoz Roglic, completamente votati alla sua causa. Il millennial fiammingo, per parte sua, sogna di ripetere la doppietta olimpica dello scorso anno a Parigi, cosa tra l’altro mai riuscita a nessuno in un mondiale. Tra i pochi arditi, che tenteranno di contrastare i diarchi, emerge il britannico Thomas Pidcock, uscito molto bene dalla Vuelta, e i tre compagni di squadra di Pogacar nel team UAE: lo spagnolo Juan Ayuso, il messicano Isaak Del Toro e l’australiano Jay Vine.

L’Italia, raggiante per la conferma iridata di Finn, il cui oro si aggiunge al bronzo di Federica Venturelli nella cronometro under 23 femminile, affida le sue speranze nella corsa più importante al camoscio d’Abruzzo Giulio Ciccone, obiettivamente più per un piazzamento che per la vittoria. E’ lecito aspettarsi due giornate di ciclismo eroico nel cuore dell’Africa nera.

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