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Giro d’Italia 2025: Simon Yates vince nel segno di Karl Marx

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Simon Yates (WorldTeam Visma), vincitore del Giro d’Italia 2025. Credit: Giorgio Ialenti – TPI

Con la vittoria dell’olandese Olav Kooij (Visma Lease a Bike), a suggello del trionfo del suo capitano, si è concluso a Roma il 108° Giro d’Italia. Il vincitore ha percorso la distanza di 143 chilometri in 3h12’19” alla media di 44.613 km/h. Alla piazza d’onore si è classificato l’australiano Kaden Groves (Alpecin Deceuninck) che ha preceduto l’italiano Matteo Moschetti (Q36.5 Pro Cycling Team). Simon Yates (Visma Lease a Bike) ha vinto il 108° Giro d’Italia. Il 32enne di Bury ha preceduto di 3’56” il messicano Isaac Del Toro (UAE Team Emirates XRG) con l’ecuadoriano Richard Carapaz (EF Education Easy Post) che è giunto terzo a 4’43”.

Il successo del campione inglese è sicuramente meritato, seppur inaspettato nel modo in cui è maturato. Lui e il Giro sembravano destinati a un felice matrimonio sette anni fa. Nell’edizione partita dalla Terra Santa il figlio della rosa rossa si era impadronito del comando della corsa al termine della sesta tappa, giungendo sul traguardo posto all’Osservatorio Astrofisico dell’Etna, in coppia con il compagno di squadra Esteban Chaves, cui aveva lasciato il successo di giornata. Erano seguite tre enfatiche vittorie in solitaria in maglia rosa a Campo Imperatore, Osimo e Sappada. Uscito indenne, seppur con un vantaggio di soli 56” su Tom Dumoulin, dalla crono trentina, il britannico sembrava ormai avere in mano la corsa. Un primo cedimento, nell’ultimo chilometro della diciottesima tappa sull’arrivo di Prato Nevoso, anticipava il crollo verticale del giorno successivo, avvenuto sul colle delle Finestre nel giorno dell’epica impresa di Froome.

Simon, però, non si è scoraggiato. Al contrario ha fatto tesoro della lezione del 25 maggio 2018. Esattamente tre mesi dopo si è presentato a Malaga al via della 73ma Vuelta a España. Correndo in modo più parsimonioso, ha conquistato la maglia roja al termine della nona frazione sul traguardo di La Covatilla. Dopo averla ceduta in prestito allo spagnolo Jesus Herrada per un paio di giorni, se ne riappropriato in via definitiva nel giorno del suo unico successo di giornata sul traguardo di Les Praeres/Nava.

Nelle quattro stagioni successive, Yates ha fatto del Giro d’Italia il fulcro della sua stagione. A un deludente ottavo posto nel 2019 è seguito un ritiro per Covid nel 2020. L’anno successivo sembrava poter essere quello buono. Purtroppo per lui, sulla sua strada si è posto Egan Bernal, per l’ultima volta in versione super. Due belle vittorie di tappa, nella crono di Budapest e a Torino, hanno caratterizzato la partecipazione nel 2022, in cui la classifica era stata compromessa da una disastrosa giornata sulla Maiella. Le non partecipazioni nel 2023 e 2024 avevano fatto intendere che l’ambizione di conquistare la maglia rosa era svanita per sempre. Gli eventi di ieri, invece, hanno confermato la ben nota teoria marxiana sulla ripetitività alternativa della storia.

Isaac Del Toro, che ha conquistato la maglia bianca, e Richard Carapaz sono stati i due antagonisti del vincitore. Per essere più precisi, alla partenza da Verres sabato mattina, sembravano essere coloro ai quali era ristretta la lotta per il successo finale. Il giovane messicano imparerà tanto da queste tre settimane. Lo attende un futuro radioso. D’altronde, non si vince per caso un Tour de l’Avenir. L’ecuadoriano è tornato dopo tre anni sul podio d’una grande corsa a tappe. El Diablito ha confermato la sua straordinaria capacità di saper cogliere l’attimo, soprattutto quando non è considerato l’avversario da battere. Al contempo, nel momento in cui è diventato il favorito per il successo finale, sono riemersi i suoi limiti di gestione della corsa, ben documentati dalla sua tattica dissennata sul Colle delle Finestre.

Preso atto del comportamento all’altezza del loro blasone di grandi campioni come Mads Pedersen (Lidl Trek), Kasper Asgreen (EF Education Easy Post) e, soprattutto, Wout Van Aert (Visma Lease a Bike), decisivo nel momento topico, e delle delusioni fornite dai due grandi favoriti, lo sloveno Primoz Roglic (Red Bull Bora Hansgrohe) e lo spagnolo Juan Ayuso (UAE Team Emirates XRG), resta da analizzare il Giro degli italiani. Si sapeva che sarebbe stato avaro di soddisfazioni. Per fortuna l’azzurro della XDS Astana si è degnamente sostituito a quello di Casa Savoia regalando tre perle ai tifosi: la maglia, sempre azzurra, di Lorenzo Fortunato, dominatore della classifica degli scalatori, il successo di San Valentino Brentonico di Christian Scaroni e, dulcis in fundo, la conquista della maglia rosa, seppur per un sol giorno, da parte di Diego Ulissi, un episodio che ha riportato molti diversamente giovani a momenti commoventi d’un lontano passato. Il quinto posto di Damiano Caruso (Bahrain Victorious) è il premio all’affidabilità d’un corridore eterno che, giustamente, correrà anche l’anno prossimo. La sfortuna si è accanita contro Giulio Ciccone (Lidl Trek) e Antonio Tiberi (Bahrain Victorious), anche se difficilmente avrebbero potuto aspirare al podio mentre continua positivamente il processo di crescita di Giulio Pellizzari (Red Bull Bora Hansgrohe), probabilmente il più accreditato tra i giovani italiani a trionfare tra qualche anno in una grande corsa a tappe.

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