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Toni Servillo e Roberto Andò all’Ischia Film Festival: “È un abbaglio è credere che i massacri, le guerre, il riarmo, possano essere una soluzione”

Immagine di copertina
Il regista Roberto Andò e l'attore Toni Servillo. Credit: AGF

Il regista e l'attore parlano de "L'abbaglio", il film ambientato durante lo sbarco dei Mille in Sicilia

Accolti da un caloroso abbraccio del pubblico e degli studenti di cinema che hanno seguito con straordinario interesse la masterclass, sono arrivati all’Ischia Film Festival, con la direzione artistica di Michelangelo Messina, Toni Servillo e il regista Roberto Andò, per presentare quel gioiellino cinematografico che è L’abbaglio, il film ambientato durante lo sbarco dei Mille in Sicilia che racconta la storia di un pezzo della spedizione dei Mille dal punto di vista del colonnello Orsini, personaggio realmente esistito, impegnato a salvare i suoi uomini, e da quello di Domenico e Rosario ( Ficarra e Picone), due cialtroni arruolatisi per ragioni diverse, ma così vigliacchi da scappare subito, al primo sbarco.

Quella fra Toni Servillo e Roberto Andò, è una collaborazione  che dura da quattro film: Viva l’Italia, Le Confessioni, La Stranezza e L’Abbaglio.

Toni Servillo: “Amo lavorare, e mi è spesso capitata questa fortuna, con registi con cui condivido lo stesso orizzonte culturale e Roberto, che è anche un uomo di teatro, non ha mai considerato l’esperienza teatrale un’anticamera per il successo cinematografico. Una proposta da parte di Roberto, per me vuol dire entrare dentro l’elaborazione di un progetto, che nasce molto tempo prima delle riprese e inizia infatti con conversazioni, discussioni, approfondimento di spunti e idee. Anche con Mario Martone e Paolo Sorrentino (il loro settimo film insieme, La Grazia, aprirà il prossimo Festival del Cinema di Venezia) una fraternità artistica, in cui si elabora insieme un progetto sin dalle fondamenta.”

Roberto Andò: “Per parlare dell’Abbaglio, il personaggio del colonnello Orsini non poteva che incarnarsi in Toni. Ci siamo contagiati a vicenda con letture che hanno guidato la sceneggiatura, soprattutto su questo personaggio che è realmente esistito. L’elaborazione di un progetto nasce molto tempo prima delle riprese e comincia con conversazioni, discussioni, approfondimento di spunti e idee.”

Cosa ama del cinema di Roberto Andò?

Servillo: “Roberto fa un cinema di appassionata divulgazione culturale per gli argomenti che sceglie di affrontare. Proporre al pubblico due film, come La Stranezza e L’Abbaglio, con personaggi ingombranti come Pirandello e Garibaldi, con tutta la vicenda che anima una pagina così importante della nostra storia nazionale, non è frequente nel nostro cinema. Noi abbiamo la responsabilità di fare cultura, non possiamo fare altro che alimentare un dibattito culturale vivo con la qualità delle proposte e le scelte dei temi, e il valore che attribuiamo al linguaggio con cui affrontiamo questi temi.”

Come sceglie le storie da raccontare? 

Andò: “Sento l’esigenza di fare film che richiamano temi che ho a cuore, così è stato per tutti i miei film. Mi piace sapere fin da subito l’attore che deve interpretare un ruolo, non sono uno di quelli che lascia la casella vuota. Mi piace vincolarmi fin dall’inizio con l’immaginazione ad una faccia e molto spesso, quando scrivo i personaggi maschili, mi viene in mente Toni, sarà perché racconto storie che sono congeniali al suo modo di essere, sarà perché è un grande visionario, o semplicemente perché si è cementato un sodalizio umano molto profondo! Dal momento in cui comincio a scrivere, inizia un dialogo molto fitto con Toni fatto di confronti, riflessioni, letture. C’è un lungo lavoro dietro i film che facciamo, un lungo percorso insieme.”

Cosa vi ha colpito dello sbarco dei Mille?

Andò: “Mi interessa molto scrivere sulla società, di storia, di politica. Con L’Abbaglio ho potuto riaprire una pagina trascurata della storia ma fondamentale per noi. È interessante fare un film che ti permette di comprendere come la storia venga percepita anche dal pubblico. Credo che il film continuerà a modificare il sentimento verso questa vicenda, magari fra 5 anni sarà visto in modo diverso.”

Servillo: “Per me il momento fondamentale de L’Abbaglio è lo scontro tra un illuso che è Orsini e i due disillusi che sono interpretati da Ficarra e Picone: l’incontro tra questi tre personaggi crea un paradosso della storia che alla fine, in maniera rocambolesca, proprio loro contribuiranno a risolvere, ho trovato questo molto affascinante e volevamo che affascinasse anche il pubblico! “

Qual è l’abbaglio più grande che viviamo oggi?

Servillo: “La storia si ripete tragicamente. È un abbaglio credere che i massacri, le guerre, il riarmo, possano essere una soluzione. È un abbaglio pensare che l’emergenza climatica non ci sia, e invece c’è, eccome. I padri fondatori dell’Europa hanno avuto una grande visione, eppure nonostante la grande tradizione morale, intellettuale e civile, i Paesi europei faticano a far sentire la loro voce. Rispetto a tante barbarie che arrivano da lontano, la nostra resta una voce debole.”

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