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Una Gang per salvare l’America

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Riuscirà la riforma dell’immigrazione a guarire un sistema malato?

L’immigrazione scalda l’estate di Washington. La riforma dell’immigrazione, considerata dall’Amministrazione Obama la misura più importante del secondo mandato, annunciata e promossa in ogni occasione fin dalla scorsa campagna elettorale, potrebbe dare un colpo di remi verso il mare aperto, o arenarsi sulla battigia del “quasi”. Proprio in queste ore al Senato stanno cominciando le votazioni, che si protrarranno per tutta la settimana, sulla bozza di riforma proposta dalla ormai famosa Gang degli Otto, di cui vi avevamo già parlato qui: un gruppo di Senatori, 4 Democratici, 4 Repubblicani, rappresentativi di quasi tutte le fazioni presenti al Congresso, che negli scorsi mesi ha lavorato per trovare un accordo sulla riforma delle leggi sull’immigrazione più completa dai tempi di Reagan.

Sulla carta, tutti sono d’accordo sul fatto che ci sia bisogno di una profonda modifica delle attuali regole sull’immigrazione, troppo farraginose e che non tengono conto del bisogno di manodopera dell’economia a stelle e strisce. Un sistema che ha creato una popolazione di 11 milioni di immigrati irregolari, invisibili alla legge, ma che fanno i lavori più umili, che i cittadini americani non vogliono più fare, e che dall’altra parte tiene lontani dagli Stati Uniti troppi studenti e laureati brillanti, di cui la prima economia del mondo per innovazione ha bisogno come il pane. La Gang degli Otto in questi mesi ha cercato di realizzare una proposta che mettesse d’accordo tutte le parti interessate, come ha raccontato di recente Ryan Lizza in un ottimo pezzo sul New Yorker: Democratici pro legalizzazione, e Repubblicani pro sicurezza; lobby dell’agricoltura spaventate dalla riduzione dei salari che un afflusso massiccio di lavoratori immigrati potrebbe portare, e aziende dell’Hi-Tech, rappresentate da gruppi come Fwd.org, animata dal fondatore di Facebook Mark Zuckerberg; la base conservatrice che si nutre di Fox News e Rush Limbaugh e le associazioni liberali che si occupano di integrazione. E così, si è arrivati a trovare un fine equilibrio, una riforma che coniuga maggiore difesa dei confini con la messa in regola della massa di immigrati irregolari già presenti nel Paese. Un capolavoro di negoziazione che dovrebbe riuscire a contenere qualcosa per tutti.

Ma questo, solo sulla carta, appunto. Infatti, tante sono le incognite sul voto, provenienti sia da destra che da sinistra. A destra, molti Repubblicani non hanno ancora digerito la nuova linea del Partito, che consiste nel dimostrarsi più favorevoli sul fronte dell’immigrazione per cercare di ridurre lo svantaggio drammatico con i Democratici nei confronti dei Latinos. Infatti, alcuni tra i deputati più conservatori temono che un appoggio troppo deciso alla legge possa alienare loro le simpatie della base elettorale nei rispettivi distretti, che potrebbe abbandonarli a favore di candidati più estremi. Insomma, non sono molti i Repubblicani che sembrano disposti a scendere a rischiare la rielezione nel loro distretto in cambio di un supposto vantaggio nazionale per il partito dell’Elefantino. Infatti secondo molti critici conservatori, l’”amnistia”, come viene definito in modo dispregiativo il patto, non avrebbe nessun risultato palpabile sulle sorti dei Repubblicani, in quanto comunque gli Ispanici tendono per loro natura ad essere più favorevoli ai Democratici. Queste convulsioni hanno visto persino Marco Rubio, il Senatore della Florida pupillo dei Tea Party e potenziale candidato del partito nel 2016, nonché membro della Gang degli Otto, abiurare in pubblico alcune delle proposte già decise in privato dal Gruppo.

Se a destra c’è incertezza, a sinistra non si ride: alcune proposte provenienti dalla sinistra del Partito Democratico rischiano di far saltare il fragile patto bipartisan. In particolare, ha scatenato il panico la proposta del Senatore del Vermont Patrick Leahy di introdurre una sorta di ricongiungimento familiare per le coppie omosessuali immigrate. L’emendamento, presentato alla Commissione Giustizia della Camera, è stato poi ritirato dallo stesso Leahy perché avrebbe reso ogni accordo con i Repubblicani impossibile. Ma non prima di creare una frattura nel proprio partito. Frattura che rischia di ripresentarsi in forma più ampia qualora il Senatore del Vermont decida di riproporre l’emendamento in questi giorni di seduta al Senato.

I fatti accennati fanno capire come la Gang degli Otto si trovi in questi giorni a dover camminare in uno stretto cunicolo, in cui basta che solo uno dei molteplici rischi si realizzi per far volare gambe all’aria tutto il negoziato. A questo va aggiunto il ruolo di Obama, che è paragonabile a quello del Convitato di Pietra nel Don Giovanni di Mozart: su consiglio dei suoi più stretti collaboratori, tra cui il Chief of Staff Denis McDonough, ha lasciato l’iniziativa ai Senatori per ragioni di convenienza politica, perché una sua azione in prima persona avrebbe probabilmente fatto naufragare l’accordo anzitempo. Ma il Presidente è comunque presente: troppo importante per il bilancio del suo governo il passaggio della riforma, troppo urgente una buona notizia che distolga l’attenzione del pubblico dalla catena di scandali che sta ingolfando la sua Presidenza.

La Gang quindi sa benissimo di non poter permettersi nessun errore, e di non poter lasciar fuggire l’occasione: ecco perché in questi giorni sta cercando di racimolare voto per voto. La soglia ideale? Settanta voti. Un tale appoggio darebbe migliore sicurezza alla legge per il passaggio alla Camera. Sarebbe una vera e propria “soglia psicologica,che dimostrerebbe che c’è un appoggio bipartisan e ci faciliterebbe molto il lavoro”, nelle parole di Chuck Schumer, uno dei membri più in vista della Gang, in quota Democratica.

Gli eventi della settimana che si è aperta oggi ci diranno se Schumer fa bene a sperare. Certo è che la riuscita riforma dell’immigrazione avrà delle ricadute che vanno ben oltre i suoi effetti immediati, che comunque sono rilevanti. Non si limiterà ad indicare un percorso per la cittadinanza per chi assaggia il frutto del sogno americano ma ancora non può raccoglierlo. Non si ridurrà a dare un po’ di fiato ad un Obama strangolato dagli scandali. Soprattutto, la riuscita del piano della Gang degli Otto sarebbe una buona notizia perchè vorrebbe dire che la polarizzazione politica non è irreversibile. Che qualche forma di compromesso tra i due partiti, su temi importanti e condivisi, è ancora possibile. Che la democrazia americana può ancora essere guarita.

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