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Che fine ha fatto il tuo Ipod?

Immagine di copertina

La ricerca di un piccolo oggetto diventa un viaggio tra i ricordi. Dieci anni in 4 cassetti e nessuna concessione alla nostalgia

Tornata a Roma, mi riapproprio della mia stanza dopo un anno, avevo dovuto darla via per ragioni brutalmente pratiche. Così sistemo le mie cose, rimarrò qui per un mesetto e ho intenzione di non mollarla mai più, nemmeno se me la chiedesse François Hollande.

Decido, visto che ci sono, anche di riscrivermi alla palestra sotto casa, uno di quei posti poco glamour dove ti fanno pagare quando hai soldi e l’abbonamento per la fascia mattutina costa meno di 40 euro al mese, come due sedute dal parrucchiere. Si può fare! Penso.

Per tornare in palestra ho bisogno del mio iPod, altrimenti, mi annoio a morte. Perché detto molto sinceramente io odio la palestra, mi piace solo la sensazione di leggerezza che mi lascia dopo mezz’ora di fatica industriale. Che sia dovuta alla corsa del criceto su un tappeto che tende verso l’infinito pur rimanendo fermo, o facendo lavorare quei poveri adduttori soffocati dalle rotondità mediterranee.

Il mio Ipod, dove l’ho messo? Apro tutti i cassetti del mobile che sorregge una TV spenta dal 2012. E un lettore Dvd che sicuramente ha smesso di funzionare in segno di solidarietà con la TV.

Nel primo cassetto trovo cinte e bigiotteria.

Nel secondo ricevute di tutti i generi: banca, posta, fatture di vecchi lavori, buste paga di quando avevo un lavoro “normale”.

Nel terzo cassetto trovo album fotografici, li apro… nostalgia, ma non troppo, sono una grande fan del futuro, io. Trovo i libri che mi ha regalato Daniela dopo il rilascio l’anno scorso: “Autoritratto di un reporter” di Kapuscinski, dedica: “Perché gli uomini vanno girovagando invece di starsene fermi?” “Chi non viaggia non conosce il valore degli uomini”.

Condivido, ma ora sono a Roma e voglio fingere di essere stanziale. Ipod, palestra, io e il quartiere. Viaggerò solo leggendo.

Terzo cassetto. Trovo le chiavi della casa di Madrid, e le chiavi di casa di Damasco. Inizio un viaggio mentale. Fa male, smetto. È proprio il caso di continuare a cercare l’Ipod. Trovo un biglietto di auguri del 2006 di un ex inadeguato, domanda di rito: “Come ho fatto a starci?”. Trovo un biglietto di auguri del 2007 di una persona che ho amato tantissimo, domanda di rito : “Perché è finita?”.

Se trovassi il mio Ipod forse smetterei di farmi certe domande stupide, lo so benissimo perché è finita!

Quarto cassetto. Tesina: “106esima sessione d’esame dell’Ordine dei giornalisti”. Candidata: Me. Praticante presso il quotidiano ecologista Terra. (Che poi è fallito). Data orale 4 marzo 2011. Leggo la presentazione che faccio di me stessa alla commissione.

Sono una paladina della giustizia climatica che combatte il riscaldamento globale, spiego i fenomeni meteo-climatici che non vanno confusi con le “cosiddette catastrofi naturali”. Il mondo era per me un libro aperto senza segreti. Provo tenerezza.

Vicino alla tesina c’è il logbook della legasub. “Immersione a Ustica Punta Galena”. 12-07-2010. Cernie, saraghi, donzelle, margherite di mare, corallo, spugne incrostate. Più a destra medicinali scaduti, più a destra una stecca di Marlboro prese a pochi dollari in Libano. Le sigarette non scadono? Ho quasi smesso di fumare. Ma dov’è il mio Ipod!? Ma chi mi ha regalato una collezione di candeline a forma di elefante?

Dopo mezz’ora squilla il telefono, mia madre chiede se passo da lei a cena. Apro il frigo: due vasetti di yogurt, una busta d’insalata (magari trovo l’Ipod? purtroppo no). La risposta è ovvia e mia madre la conosce già. Il frigo non è come la cassettiera, conserva solo ricordi recenti.

Ho 31 anni, quasi 32, ho dei cassetti bellissimi e un frigorifero vuoto.

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