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Le ultime immagini inviate dalla sonda Cassini dal pianeta Saturno

Immagine di copertina
Una delle ultime immagini inviate a Terra dalla sonda Cassini mostra la luna di Saturno Encelado sullo sfondo dell'atmosfera del pianeta gassoso. Credit: NASA

La sonda, costata tre miliardi di dollari, è partita dalla Terra nel 1997 ed è rimasta in orbita intorno al pianeta dal 2004 al 2017

La sonda interplanetaria Cassini ha terminato la sua missione nello spazio, iniziata 20 anni fa. Il veicolo ha abbandonato l’orbita di Saturno e si è disintegrato nell’atmosfera gassosa del pianeta.

S&D

Nella sua caduta a 1,5 miliardi di chilometri da noi, Cassini ha continuato fino all’ultimo a raccogliere dati e a inviarceli, poi intorno alle 12:30 (ora italiana) ha smesso per sempre di comunicare con noi. L’ultimo segnale alla Terra è arrivato puntuale alle 13.55.

La sonda, partita dalla Terra nel 1997, aveva raggiunto il pianeta dopo sette anni di viaggio nello spazio. Nel 2004 infatti entrò in orbita intorno a Saturno, il secondo pianeta più massiccio del sistema solare, dopo Giove.

L’orbiter Cassini prende il nome dall’astronomo italiano Gian Domenico Cassini che, verso la fine del Seicento, ebbe un ruolo di primaria importanza nello studio di Saturno e dei suoi anelli.

La sonda, nata dalla collaborazione tra Nasa, Agenzia spaziale europea (Esa) e Agenzia spaziale italiana (Asi), è una delle più grandi mai costruite. Al lancio, infatti, pesava ben 5.600 chili.

Cassini rappresenta anche uno degli investimenti più ingenti operati dall’agenzia spaziale statunitense. La NASA infatti, spese oltre tre miliardi di dollari per realizzarla.

In 13 anni trascorsi intorno all’orbita di Saturno, Cassini ha effettuato 22 incursioni nei suoi anelli, grazie alle quali gli studiosi sono riusciti a fare utilissime scoperte sulla natura del pianeta.

Inoltre, insieme alla sua compagna, la sonda gemella Huygens – che prese il proprio nome dal matematico e astronomo olandese del XVII secolo Christiaan Huygens – ha fornito agli studiosi dettagli sulla natura dei satelliti naturali di Saturno.

Il lander Huygens si separò dalla nave madre Cassini nel Natale del 2004, dirigendosi verso la principale luna di Saturno, Titano, scoperta nel 1655 proprio dal matematico olandese da cui prese il nome.

Così, la missione spaziale Cassini-Huygens non ci ha solo fornito spettacolari e inedite immagini degli anelli di Saturno, ma anche dati sull’atmosfera, immagini della superficie e rumori dall’ambiente circostante della sua luna Titano, su cui il lander atterrò il 14 gennaio 2005.

Eppure, dopo 20 anni di servizio, la è stata fatta precipitare nell’atmosfera di Saturno allo scopo di disintegrarla. Il centro di controllo missione ha deciso di optare per la distruzione della sonda perché Cassini era ormai rimasta senza carburante.

L’esaurimento del propellente avrebbe portato l’orbiter a vagare senza meta nel sistema di Saturno. Questo è composto da ben 60 lune e Cassini avrebbe rischiato così di entrare in collisione con uno di questi corpi celesti.

Se questo fosse successo, la sonda avrebbe rischiato di contaminare la superficie di queste lune con spore, batteri o con le batterie radioattive del generatore elettrico che le hanno permesso di comunicare con la Terra dal 1997 al 2004.

Se Cassini è ormai distrutta, ci restano i dati che ha raccolto e le ultime immagini che ha fatto in tempo a inviare al nostro pianeta prima di disintegrarsi, eccole:

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