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Ursula von der Leyen: “L’Unione europea deve prepararsi a combattere una moderna guerra ibrida”

Immagine di copertina
Credit: AGF

“Questo è il momento dell'indipendenza dell’Europa”, ha detto la presidente della Commissione Ue intervenendo alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo. “Dobbiamo difenderci” da soli

L’Unione europea deve prepararsi a “combattere una moderna guerra ibrida” in un “mondo di guerre e predatori”. Nel suo intervento alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, dove oggi è in corso il dibattito sulla preparazione del Consiglio europeo di domani e venerdì, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, è stata chiara: “Dobbiamo difenderci” da soli.

“Il momento dell’indipendenza”
“Il Consiglio europeo di questa settimana è dedicato ad affrontare la realtà del momento. La realtà di un mondo che è diventato pericoloso e transazionale. Un mondo di guerre. Un mondo di predatori. La realtà di questo mondo significa che noi europei dobbiamo difenderci e contare su noi stessi”, ha dichiarato von der Leyen. “Viviamo in questo mondo da tempo. Anche prima del più grande campanello d’allarme di tutti, l’invasione illegale dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022. La pace di ieri è finita. Non abbiamo tempo per abbandonarci alla nostalgia. Ciò che conta è come affrontiamo il presente”. Ma per la presidente della Commissione Ue questa è anche un’occasione. “Voglio ripetere ciò che ho detto proprio in questo punto durante il mio discorso sullo stato dell’Unione: questo è il momento dell’indipendenza dell’Europa”, ha ribadito Ursula von der Leyen, che ha smorzato le polemiche sulla nuova Strategia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, affermando che “non è la causa della crisi che l’Europa sta affrontando nel mondo” ma “un sintomo della realtà del mondo odierno”.
“Da quando abbiamo iniziato a usare questo termine – indipendenza – molti sono stati scettici su ciò che comporta. È realistico? Basta guardare a ciò che abbiamo già fatto”, ha aggiunto la presidente della Commissione Ue. “Dalla difesa all’energia, abbiamo reso possibile l’impossibile come parte della nostra nuova realtà. E siamo pronti a fare di più. Perché con la nostra indipendenza, ci rendiamo più forti. Un’Europa più forte è un partner più forte, non solo per promuovere, ma per garantire un mondo più sicuro”.
Elencando i risultati raggiunti, l’ex ministra della Difesa tedesca ha preannunciato l’inizio di “una nuova era”. “Grazie a REPowerEU, le importazioni russe di gas sono scese dal 45% all’inizio della guerra al 13% di oggi; le importazioni di carbone, dal 51% a zero; e quelle di petrolio greggio, dal 26% al 2%. Tutto ciò significa che elimineremo gradualmente i combustibili fossili russi per sempre. Solo pochi anni fa questo era impensabile. Ma abbiamo agito e ci stiamo guadagnando l’indipendenza dalla Russia”, ha sottolineato von der Leyen. “”Ci stiamo avvicinando a una nuova era, l’indipendenza energetica dell’Europa dalla Russia. E quest’Assemblea è stata leader in questo fin dal primo giorno. Vi ringrazio. I vostri sforzi hanno dato i loro frutti”.

“Prepararsi a combattere”
Ma l’indipendenza non basta. “L’Europa deve essere responsabile della propria sicurezza”, ha proseguito la presidente della Commissione Ue. “Questa non è più un’opzione. È un obbligo. Conosciamo le minacce che ci troviamo ad affrontare e le affronteremo. Ciò significa che dobbiamo essere pronti. Dobbiamo sviluppare e implementare nuove capacità per poter combattere una moderna guerra ibrida. Anche in questo caso, stiamo spostando delle montagne”.
Eppure “dopo decenni di investimenti insufficienti”, secondo von der Leyen, l’Europa è “a una svolta”. “Stiamo trasformando la nostra base industriale della difesa in un’area in grado di fornire tecnologie all’avanguardia e una rapida produzione di massa nel calderone della guerra”, ha osservato la presidente della Commissione Ue, ricordando che “quest’anno abbiamo fatto di più per la difesa rispetto agli ultimi decenni”. “Negli ultimi 10 anni, abbiamo investito 8 miliardi di euro nel Fondo per la difesa. Quest’anno attiveremo fino a 800 miliardi di euro di investimenti entro il 2030. E abbiamo visto quanto il nostro programma Safe abbia ricevuto richieste superiori alle attese, con la domanda da parte di 19 Stati membri che ha superato di gran lunga i 150 miliardi di euro sul tavolo. E gli Stati membri stanno già chiedendo un nuovo ciclo di Safe”, ha continuato. “Questo dimostra il nostro impegno europeo per la sicurezza europea. E questa crescita sulla difesa non riguarda solo la difesa. Riguarda la nostra libertà, la nostra prosperità e la nostra indipendenza”.

“Un messaggio alla Russia”
Gli investimenti nella difesa però riguardano il futuro, il presente oggi è dedicato a una sola questione: l’uso dei beni russi congelati per finanziare l’Ucraina, un tema delicatissimo. “La scorsa settimana abbiamo concordato l’immobilizzazione prolungata dei beni russi”, ha ricordato von der Leyen. “È un passo decisivo che invia un forte messaggio politico, che i beni russi rimarranno immobilizzati finché non decideremo diversamente, finché la Russia non porrà fine alla guerra e non risarcirà debitamente l’Ucraina per tutti i danni arrecati. Questa decisione è un vero punto di svolta per l’Ucraina e per l’Europa”.
Ora però, secondo la presidente della Commissione Ue, è ora di fare di più. “Ho proposto due diverse opzioni per questo prossimo Consiglio europeo, una basata sugli asset e una basata sui prestiti dell’Ue”, ha svelato l’ex ministra tedesca, citando la possibilità di finanziare direttamente Kiev con le risorse confiscate alla Russia, circa 200 miliardi di euro, oppure prestare soldi all’Ucraina mettendo quegli stessi asset a garanzia. “Dovremo decidere quale strada intraprendere ma una cosa è molto chiara: dobbiamo prendere la decisione di finanziare l’Ucraina per i prossimi due anni in questo Consiglio europeo”.
Ma sul tema la distanza con gli Usa è ampia. Alcuni funzionari dell’amministrazione Trump infatti, secondo il portale Politico, “hanno esercitato pressioni sui governi europei, almeno su quelli che considerano più amichevoli, affinché respingessero il piano di utilizzare i beni russi per finanziare l’Ucraina”. Tra questi Paesi, secondo un funzionario europeo citato dal portale statunitense, figura anche l’Italia, insieme a “Bulgaria, Malta e Repubblica Ceca”

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