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Sea Watch, Marco Travaglio contro la capitana Carola Rackete: “Il suo un atto di disobbedienza civile, violate norme nazionali e internazionali”

Immagine di copertina

Marco Travaglio | Sea Watch | Capitana Carola Rackete

TRAVAGLIO SEA WATCH CAROLA ROCKETE – Marco Travaglio contro la capitana della Sea Watch 3 Carola Rackete. Il direttore del Fatto Quotidiano nel suo editoriale in prima pagina è intervenuto oggi sulla vicenda della nave bloccata a largo di Lampedusa, criticando le scelte della Ong, che lo scorso 12 giugno ha salvato 53 migranti (42 sono ancora a bordo) e che ha poi deciso di avvicinarsi all’isola nonostante un divieto di ingresso in acque italiane.

La Sea Watch 3, nave battente bandiera olandese della Ong tedesca Sea Watch, denuncia le difficili condizioni di salute delle persone tratte in salvo. Travaglio boccia la decisione di tentare l’approdo sulle coste italiane.

Sea Watch, Marco Travaglio contro la capitana Carola Rackete: “Ha violato norme nazionali e internazionali”

“Il natante, guidato dalla capitana tedesca Carola Rackete – è la posizione del giornalista -, ha violato una serie innumerevole di norme italiane e internazionali, il che non le verrebbe consentito da alcuno Stato di diritto del mondo libero. Nel 2017 non ha firmato il Codice di autoregolamentazione del ministro dell’Interno Pd Marco Minniti, regolarmente siglato da altre ong, per farla finita col Far West nel Mediterraneo (migliaia di sbarchi e di morti). S’è addentrata nella zona di ricerca e soccorso libica, competenza della Guardia costiera di Tripoli”.

“Avrebbe dovuto far rotta – continua Travaglio – sul porto sicuro più vicino: cioè in Tunisia o a Malta. Invece ha scientemente deciso di proseguire fino a Lampedusa, per creare l’ennesimo incidente in polemica con le politiche migratorie del governo italiano, secondo il copione collaudato da altre navi della stessa Ong (una saga a puntate: Sea Watch-1, 2, 3 e così via)”.

> Carola Rackete: tutto quello che c’è da sapere sulla capitana della Sea Watch 3

Il direttore del Fatto Quotidiano evidenzia che la capitana ha calpestato due sentenze, di un tribunale italiano e di uno comunitario “e l’ordine di fermarsi della Guardia Costiera e di Finanza”. “E s’è affacciata – scrive Travaglio – su Lampedusa sventolando una causa di forza maggiore già esclusa da Strasburgo: la salute dei migranti dopo 14 giorni di navigazione (che sarebbero stati molti meno se fosse andata dove doveva: Tunisia o Malta)”.

“Quei 42 disperati – conclude Travaglio – devono sbarcare in Italia, com’è sempre avvenuto, anche sotto il ministro della Cattiveria di un governo tacciato di fascismo e razzismo da chi in casa propria fa ben di peggio”. “Ma nessuno ci venga a raccontare che da una parte ci sono i buoni (l’eroica capitana) e dall’altra i cattivi (gli italiani xenofobi). O che un governo non ha il diritto-dovere di proteggere i confini da chi vorrebbe decidere le sue politiche migratorie dalla tolda di una nave tedesca con bandierina olandese. E di indicare l’unica via d’accesso all’Italia per chi ha diritto all’asilo: quella dei corridoi umanitari. Cioè, parlando con pardon, la via legale”.

Sea Watch, Marco Travaglio contro la capitana Carola Rackete: “Un atto di disobbedienza civile, creano incidenti”

Travaglio è intervenuto sulla vicenda Sea Watch anche ieri sera, in tv, ospite del programma di La7 Otto e Mezzo. “Non esiste al mondo – ha detto il giornalista in collegamento – un Paese che consente a un’organizzazione privata di comportarsi come si sta comportando la capitana Carola. È un atto di disobbedienza civile, lo sappiamo benissimo. Sappiamo benissimo che non lo fanno per soldi, lo fanno per creare un incidente. È il terzo incidente che crea questa Ong, che non condivide le politiche migratorie italiane. Ci sono due propagande opposte sulla pelle di 42 disperati che vengono usati come scudi umani, ostaggi di una guerra politica che non c’entra niente con la soluzione al problema immigrazione. La soluzione non è né quella di Salvini né quella di andare a rilevare i carichi di migranti dagli scafisti per portarli sempre in Italia”.

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