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Home » Politica

Respinta la mozione contro Santanchè. La ministra alle opposizioni: “Rappresento ciò che detestate”. Ma apre alle dimissioni

Immagine di copertina
Credit: AGF

La Camera dei deputati ha respinto la mozione di sfiducia contro la ministra del Turismo Daniela Santanchè presentata dal Movimento 5 Stelle e appoggiata dal Partito Democratico e da Alleanza Verdi e Sinistra.

Nella serata di ieri, martedì 25 febbraio, la mozione è stata bocciata con 206 voti contrari e 134 favorevoli (erano presenti in aula 340 deputati su 400).

Le opposizioni chiedevano la sfiducia nei confronti della ministra a causa dei suoi molteplici problemi con la giustizia.

Lo scorso 17 gennaio Santanchè è stata rinviata a giudizio per falso in bilancio dal Gup di Milano nell’ambito dell’inchiesta sui conti di Visibilia, società editrice di cui la stessa esponente del governo è stata presidente e amministratrice delegata fino al 2022 (il processo si aprirà il prossimo 20 marzo).

Il prossimo 26 marzo, inoltre, il Gup di Milano dovrà esprimersi su un’altra richiesta di rinvio a giudizio a suo carico: quella per truffa aggravata ai danni dell’Inps emersa in un altro filone dell’inchiesta su Visibilia. E nel suo discorso di ieri a Montecitorio, la ministra ha lasciato intendere che, qualora fosse mandata a processo, potrebbe dimettersi.

“A breve ci sarà un’altra udienza preliminare: aspettiamo perché fino adesso abbiamo solo sentito l’accusa. In quell’occasione farò una riflessione, perché è giusto che io la faccia per poter anche valutare delle mie dimissioni”, ha detto Santanchè. “Ma la farò da sola, con me stessa: non avrò nessun tipo di pressione, di costrizione o di paventati ricatti”. Una riflessione, ha sottolineato la ministra, che “sarà guidata solo dal rispetto per il mio presidente del Consiglio, per l’intero governo, per la maggioranza, ma soprattutto per l’amore che ho per il mio partito, Fratelli d’Italia, dove non vorrò mai diventare un problema, ma vorrei continuare ad essere una risorsa”.

Sempre a Milano Santanché è indagata anche per bancarotta fraudolenta nell’ambito delle indagini sul fallimento della Ki Group Srl, una delle società del gruppo di bio-food presieduto dalla ministra fino al 2021.

Nel suo intervento in aula, Santanchè ha ricordato una serie di politici, sia di destra sia di sinistra, che negli anni scorsi sono stati “costretti” a dimettersi dal ruolo che ricoprivano per un rinvio a giudizio per poi, alla fine, ritrovarsi innocenti, da Matteo Renzi a Maurizio Lupi, da Clemente Mastella a Nunzia De Girolamo, da Vasco Errani ad Armando Siri.

“Io sono l’emblema di tutto ciò che detestate, lo rappresento plasticamente”, ha aggiunto Santanchè rivolgendosi polemicamente alle opposizioni. “Sono una donna libera, porto i tacchi da 12 centimetri, ci tengo al mio fisico, amo vestirmi bene”.

“Sì, ho una collezione di borse”, ha rimarcato con un chiaro riferimento all’inchiesta pubblicata da Selvaggia Lucarelli sul Fatto Quotidiano, secondo cui la ministra avrebbe acquistato una serie di borsette griffate false.

“Mio padre mi ha insegnato che si ruba solo quello che si nasconde e io non ho nulla da nascondere”, ha scandito la ministra. “Non riuscirete mai a farmi diventare come voi o pensare come voi, avrò sempre il tacco a spillo, il sorriso sulle labbra, sarò battagliera, perché sono felice di vivere”.

Dai banchi delle opposizioni sono piovuti duri attacchi nei confronti suoi e della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che non era presente alla Camera. “Giustizialista con gli avversari, è diventata ipergarantista con se stessa: non si preoccupi, non siamo qui per fare un processo, la presunzione di innocenza vale per tutti”, ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein: “Siamo qui a porre una gigantesca questione che riguarda l’opportunità politica: davanti ad accuse così gravi, per non ledere all’istituzione che rappresenta, lei avrebbe dovuto dimettersi”.

Schlein ha anche ricordato il caso di Josefa Idem, ministra dello Sport del Governo Letta dimessasi nel 2013 per un caso di presunta evasione dell’Ici. All’epoca, ha sottolineato le leader dem, sia Santanchè sia Meloni auspicarono un passo indietro della ministra.

Per il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, Santanchè “forse non è l’unica responsabile di questa vicenda”: “Sopra di lei c’è la presente Meloni” che “l’avrebbe dovuta convocare e, di fronte a queste gravi accuse, l’avrebbe dovuta far dimettere”, ha affermato il numero uno dei pentastellati.

“Perché Giorgia Meloni mette a rischio il prestigio e l’onore delle istituzioni e l’immagine dell’Italia nel mondo?”, si è chiesto Conte: “Ci sono solo due possibili spiegazioni: o lei ricatta la presidente, e questo è un fatto grave, perché può essere che nella vita politica abbiate condiviso iniziative e segreti che oggi la mettono in imbarazzo”, oppure oggi che Fratelli d’Italia al governo “vi siete inebriati di potere, vi sentite casta intoccabile, completamente intolleranti a qualsiasi legge dello Stato e a qualsiasi legge morale. In un caso o nell’altro, sono due spiegazioni che ci riportano al degrado politico e istituzionale in cui state precipitando il Paese”.

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