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Dalle grandi opere ai mondiali di sci: quanto ci costano i super dirigenti chiamati a sbloccare un Paese bloccato

Immagine di copertina
Credit: Contrasto

Sono oltre 10mila manager e ci costano più di un miliardo di euro all’anno. Così, nell’emergenza permanente, l’eccezione è diventata la regola. Sul nuovo numero di TPI, in edicola da venerdì 19 novembre, l'approfondimento sui super-dirigenti chiamati dallo Stato a sbloccare il Paese

Guido Bertolaso, attuale consulente per la campagna vaccinale in Lombardia, da quando ha dismesso la divisa da capo della Protezione civile nel 1997, ci ha praticamente costruito una carriera. Ma, anche se gli altri hanno un cursus honorum più breve, è decisamente in buona compagnia: c’è quello “alto”, quello a cui tocca sfoggiare solo il titolo di delegato, quello prefettizio, il generale, quello ad acta e il titolo che la pandemia ha reso più noto di tutti: quello di “straordinario”. Dai mondiali di sci alle grandi opere, dall’ambiente alle crisi aziendali, dal Mose alle fognature, l’Italia è diventata una Repubblica fondata sui commissari. O, meglio, sui commissariamenti. Super dirigenti chiamati dallo Stato con l’idea di fondo di velocizzare e sbloccare. L’immagine che ne esce è quella di un Paese incapace di gestire le sue difficoltà, dove l’eccezione costituisce la regola e l’ordinario diventa (appunto) straordinario. Allora eccolo: un commissario per ogni “disgrazia” che non si possa risolvere attraverso le vie normali (la democrazia territoriale, il processo parlamentare, le leggi), ossia sempre. È un esercito composto da più di 10.400 manager, in alcuni casi arrivati per vie traverse con tanto di reprimenda incorporata del Comitato legislativo al governo. E ci costa oltre un miliardo di euro all’anno…
Continua a leggere l’articolo sul settimanale The Post Internazionale-TPI: clicca qui

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