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“La presidenza del G20 è un’opportunità per l’Italia, ma la vera ricostruzione post-Covid passa dal Recovery Fund”

Immagine di copertina

L'Italia ha assunto, per la prima volta nella sua storia, la presidenza del G20. Ma quali saranno i temi al centro di questo G20? E quali sono gli scenari che potrebbero aprirsi? E ancora, il ruolo dell'Italia potrebbe uscire rafforzato a livello europeo e internazionale da questo ruolo? TPI lo ha chiesto a Ferdinando Nelli Feroci, esperto di politica estera e presidente dello IAI

Martedì 1 dicembre l’Italia ha assunto, per la prima volta nella sua storia, la presidenza del G20, l’organismo fondato nel 1999 che racchiude i Paesi più industrializzati nel mondo, il cui vertice finale tra i leader si terrà a Roma il prossimo 30 e 31 ottobre 2021 (qui il calendario completo degli incontri). “L’Italia è pronta a dare il via a un anno di intero lavoro in cui dare risposte all’altezza delle grandi sfide globali che ci attendono”: ha dichiarato il premier Giuseppe Conte, annunciando l’inizio ufficiale della presidenza italiana. Ma quali saranno i temi al centro di questo G20? E quali sono gli scenari che potrebbero aprirsi? E ancora, il ruolo dell’Italia potrebbe uscire rafforzato a livello europeo e internazionale da questo ruolo? TPI lo ha chiesto a Ferdinando Nelli Feroci, esperto di politica estera e presidente dello IAI (Istituto Affari Internazionali).

S&D

Il 1 dicembre è iniziata ufficialmente la presidenza italiana del G20. Quanto è importante per l’Italia assumere questo ruolo?
Il G20 è l’unico organismo che riunisce i 20 Paesi più importanti dal punto di vista economico del mondo in un contesto sì informale, ma che consente uno scambio di opinioni, una concertazione, una consultazione e anche al limite l’adozione di direttive politiche su una vastissima gamma di temi e di problemi. L’Italia è la prima volta che assume la presidenza da quando il G20 è stato elevato ad organismo che si riunisce a livelli di Capi di Stato e di governo e quindi questa è un’opportunità per il governo italiano per affermare un suo ruolo sulla scena internazionale e anche per far valere le sue priorità, i suoi interessi e i suoi obiettivi. Pur senza esaltare la centralità del G20, che ha molti limiti, soprattutto quello di non essere un organismo decisionale, il G20 resta comunque un foro di consultazione di altissimo livello e con competenze molto ampie.

L’Italia ha la possibilità di contare di più a livello internazionale?
È sicuramente un’occasione per il governo e anche per il Paese per farsi valere sulla scena internazionale, per farsi ascoltare, acquisire una maggiore visibilità e per portare avanti un’agenda di questo organismo che corrisponde anche a interessi nazionali e interessi europei. Nel corso degli anni il G20 ha avuto alterne fortune. È stato molto efficace nei primissimi anni della grande crisi economica e finanziaria poi è uscito un po’ di scena. Ora torna a riunirsi in un contesto molto complicato e molto difficile per la comunità internazionale e quindi ci sono spazi per recuperare un ruolo anche per il G20.

Quali sono le questioni più importanti in gioco?
La presidenza italiana eredita un lavoro che è stato fatto dalla presidenza saudita e quindi dovrà proseguire sulla base delle dichiarazione finale adottata a fine novembre dal vertice sotto presidenza saudita una serie di dossier, ma dando un’occhiata a quella dichiarazione finale si può dedurre che sicuramente ci sarà nell’agenda della presidenza italiana il tema del contrasto delle pandemie magari cercando di capire come la cooperazione internazionale può aiutare i singoli Paesi ad attrezzarsi meglio per prevenire future pandemie e per contrastare meglio questa nella speranza che nel 2021 la fase emergenziale sia finita.

Poi sicuramente c’è tutta la complessa problematica del contrasto della recessione economica che è stata provocata dal Covid. Il tema cruciale da questo punto di vista è quello di come affrontare la fase della ricostruzione e del rilancio delle economie nella fase post-Covid. E qui noi europei abbiamo già definito alcune priorità, che in larga misura sono anche condivise dai partner del G20, ovvero una crescita sostenibile, più digitalizzazione al servizio di un’economia inclusiva, il contrasto al cambiamento climatico. Sono questi i temi che sicuramente figureranno nell’agenda del G20.

La presidenza ruoterà attorno a tre pilastri, “Persone, Pianeta e Prosperità”, con un approccio coerente con il Green Deal europeo. L’uscita di scena di Donald Trump e il debutto di Joe Biden alla presidenza Usa può favorire un maggior dialogo con gli States soprattutto sui temi ambientali?
Sicuramente. Il presidente uscente, Donald Trump, ha collaborato con scarsissimo entusiasmo con i suoi partner nell’ambito del G20 e più in generale. Anzi, su alcuni temi, come ad esempio quello del contrasto del cambiamento climatico o quello relativo al commercio internazionale, Trump non ha mai ritenuto di dover impegnare gli Usa. Ora, il 20 gennaio si insedia una nuova amministrazione che è sicuramente è molto più propensa al dialogo con i partner, in particolare con i partner europei, ad un rilancio della cooperazione internazionale e che, pur mantenendo una sua agenda nazionale incentrata sulla difesa di interessi americani, sicuramente aiuterà il G20 ad essere più produttivo e a trovare convergenze e consensi su punti sui quali finora era stato difficile trovare degli accordi.

Quali sono gli scenari internazionali che potrebbero aprirsi nel corso di questa presidenza italiana?
È difficile fare previsioni su quelle che potranno essere le conclusioni. Il G20 è un processo che si sviluppa lungo l’arco di poco meno di un anno. Il nostro vertice si svolgerà a fine ottobre 2021 e fino ad allora ci saranno dei temi e degli argomenti su cui il G20 si potrà muovere autonomamente su impulso della presidenza italiana, altri che inevitabilmente costituiranno delle risposte a degli eventi che si produrranno al di fuori da questo contesto di consultazione. Bisogna sottolineare che il G20 non è un foro dove si decide. Si possono constatare dei consensi, degli accordi, delle convergenze su alcuni grandi orientamenti, che poi però vanno tradotti in patti operativi altri contesti. Il G20 è soprattutto un’occasione di incontro e di confronto tra Paesi che hanno sistemi politico istituzionali molto diversi. Sarebbe già un grosso risultato se si riuscissero a trovare degli accordi di principio che poi in altre sedi si potranno tradurre in decisioni concrete.

Il logo scelto dalla presidenza italiana si ispira all’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, simbolo dell’Umanesimo, del Rinascimento e dell’Italia nel mondo. Questo G20 può essere il primo atto di una rinascita del nostro Paese, un vero e proprio secondo Rinascimento, dopo le difficoltà legate all’epidemia di Covid?
Non dobbiamo esagerare sul ruolo del G20 o sulla presidenza dell’organismo. La partita della rinascita e del rilancio dell’Italia si gioca altrove. Si gioca soprattutto all’interno e nel confronto con l’Europa. Il governo e il sistema Paese in generale ha una sfida fondamentale, che è quella di definire un piano nazionale di costruzione che sia articolato in modo tale da poter usufruire dei soldi che dovrebbero esserci attribuiti dal Recovery Fund. È su quel fronte che si gioca la partita della ricostruzione e del rilancio sperando che nel frattempo la crisi pandemica esca dalla fase emergenziale. Il G20 può aiutare, con il coinvolgimento di Paesi con i quali non abbiamo un confronto più serrato su temi come ad esempio il contrasto delle pandemie, ma anche sulle priorità nell’ambito della ricostruzione, però ripeto la sfida centrale per l’Italia si gioca altrove.

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