Il Governo riporta il nucleare in Italia: ecco il disegno di legge delega. Il ministro Pichetto Fratin: “È energia sicura e pulita, non c’entra nulla con le vecchie centrali”

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin ha firmato un disegno di legge delega al Governo per riportare in Italia l’energia nucleare. Non il vecchio nucleare “tradizionale” – quello che il nostro Paese ha conosciuto fino al 1990 e ha bocciato con due referendum – ma un nucleare nuovo e “sostenibile”.
Il testo del ddl (LEGGI QUI) non definisce espressamente su quali tipi di impianti l’esecutivo intende puntare, ma l’orizzonte potrebbe essere quello dei piccoli reattori modulari, di cui ci sono un’ottantina di progetti in via di sviluppo nel mondo.
La bozza sarà discussa in uno dei prossimi Consigli dei ministri (LEGGI LA RELAZIONE AL DDL). Intanto, il ministro Pichettin Fratin ha parlato dei piani sul nucleare in una lunga intervista a Celestina Dominelli per il Sole 24 Ore.
“L’Italia è pronta a rientrare nel nucleare”, annuncia il ministro, che sottolinea anche come l’energia prodotta tramite i reattori “non andrà a sostituire le rinnovabili ma le completerà, assicurandoci un mix energetico equilibrato e sostenibile”.
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Per Pichetto Fratin si tratta di “una mossa che non possiamo più rimandare”: “Ho sentito la responsabilità di dotare il Paese degli strumenti affinché l’Italia non sprechi l’occasione di giocare da protagonista una partita che nei prossimi decenni sarà fondamentale per la decarbonizzazione e la sicurezza degli approvvigionamenti”, dice.
Rispetto alla tecnologia specifica sui cui si punterà, il ministro spiega che “spetterà ai decreti attuativi, che dovranno essere adottati entro 24 mesi dall’entrata in vigore della legge delega, dettagliare le strade da intraprendere man mano che emergeranno i contorni delle sperimentazioni in corso”. Di certo, però, “non ci saranno più grandi centrali sul territorio come quelle che abbiamo visto in funzione fino al referendum”.
Il disegno di legge delega costituirà l’inizio di un percorso di riordino della materia che porterà anche a un vero e proprio Testo Unico del Nucleare. “Il Testo Unico – continua Pichetto Fratin – rappresenta la sistematizzazione complessiva dell’intera materia e andrà in parallelo con la definizione di un programma nazionale finalizzato allo sviluppo della produzione di energia da fonte nucleare che concorra alla strategia di raggiungimento degli obiettivi di neutralità carbonica al 2050. È un percorso a tappe che credo arriverà a traguardo per la fine del 2027”.
“Bisognerà informare bene e avere il consenso in Parlamento e nel Paese. E sono fiducioso”, rimarca il ministro. “I giovani – osserva – sono in gran parte favorevoli. E poi noto il conforto di quella che tante volte in Italia è stata definita la maggioranza silenziosa”.
Secondo il ministro l’iniziativa pro-nucleare del Governo sarà sostenuta anche da “molte personalità, anche politiche, che hanno sostenuto in passato i referendum contro il vecchio nucleare e che oggi, alla luce dei risultati della ricerca, si sono ricreduti”.
“Occorrerà coordinarsi con l’Europa perché il licensing incide molto sui costi di un reattore, quale che sia la tecnologia prescelta”, mette in chiaro Pichetto Frain. “Un’eventuale standardizzazione delle prime fasi del percorso abilitativo rappresenterebbe un importante traguardo per tutti gli Stati membri impegnati in questa partita. Ecco perché, nella bozza della delega, si accenna anche alla previsione di regimi amministrativi specifici per il riconoscimento di titoli abilitativi già rilasciati dalle autorità competenti di uno Stato membro dell’Agenzia per l’energia nucleare, dell’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) o di uno Stato con cui stati stipulati accordi bilaterali di cooperazione in questo settore”.
Per quanto riguarda i costi, il ministro risponde così: “In questo momento stiamo sostenendo tutte le produzioni di energia elettrica, dal fotovoltaico all’eolico e abbiamo anche un mercato delle capacità che supporta il termoelettrico. Perciò è possibile che, almeno nella fase di spinta iniziale al mercato, possano essere necessari degli incentivi a sostegno sempre nell’ottica di avere, a valle, un’energia decarbonizzata e a prezzi competitivi. Ma tutto ciò non impone che questi sostegni debbano andare in bolletta”.
Quanto ai luoghi che dovranno ospitare i nuovi reattori, “spetterà ai decreti attuativi definire le condizioni per l’identificazione dei siti”, spiega Pichetto Fratin: i siti “potranno essere anche quelli che ospitano i vecchi impianti nucleari (per i quali, sia chiaro, è previsto lo smantellamento definitivo) e che hanno delle caratteristiche importanti, a cominciare dalla connessione con la rete elettrica”.
Secondo il ministro, la decisione del Governo di riportare il nucleare in Italia non contrasta con i referendum con cui gli italiani dissero No all’energia atomica. “Il nucleare sostenibile di oggi rappresenta una delle fonti energetiche più sicure e pulite”, sottolinea Pichetto Fratin. “Non è tecnologicamente comparabile con quello al quale, anche a seguito del referendum, il Paese aveva rinunciato. Ciò rende giuridicamente legittimo, anche in considerazione della giurisprudenza costituzionale, intervenire sulla materia senza alcun rischio che i precedenti referendari possano costituire un ostacolo normativo all’intervento del legislatore”.