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Perché il Pd oggi può far cadere il governo (o farlo sopravvivere), l’idea suggerita da Travaglio

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Mozioni Tav: perché il Pd oggi può far cadere il governo (o farlo sopravvivere), ed è più diviso che mai

Sfruttare le mozioni Tav per far cadere il governo o no? È questo il dilemma dei partiti di opposizione, e in particolare del Pd, che anche in questo caso si frammenta e si divide. Oggi in Senato saranno messe al voto 6 mozioni, tra cui quella del M5s, sulla Tav, l’Alta velocità Torino-Lione. (Qui tutti gli aggiornamenti sul voto).

S&D

L’editoriale di Marco Travaglio

Lo stesso Marco Travaglio, nel suo editoriale di oggi sul Fatto Quotidiano, suggerisce alle opposizioni di uscire dall’Aula al momento del voto, per lasciare i due partiti di governo alla resa dei conti. Un faccia a faccia che probabilmente potrebbe risolversi con una crisi di governo. Uscire dall’aula significherebbe far sì che i voti del M5s, numericamente più consistenti, prevalgano su quelli della Lega e far passare così la mozione, che va in direzione opposta alla posizione del governo e del premier Conte. Un fronte di guerra non più freddo tra i due partiti, ma acceso ed evidente.

Uno sguardo ai numeri: “I senatori al completo sono 315: se sono tutti presenti quando si vota la mozione dei 5Stelle, il quorum è 158 e i senatori M5S+LeU anti-Tav arrivano a stento a 115. Se escono Pd e FI, i presenti sono al massimo 202, il numero legale è garantito, ma il quorum scende a 102 e i 115 anti-Tav diventano maggioranza assoluta. Dunque la mozione No Tav viene approvata. A quel punto Salvini finisce al tappeto per il cazzottone in pieno grugno ed è capace di tutto: dalla crisi di governo alla lotta armata (di cazzate)”, scrive Travaglio.

La posizione del Pd

Il Pd non ha ancora deciso la sua posizione. Votare contro la mozione e affossarla? O uscire dall’aula, far vincere la linea dei Cinque Stelle e assistere a una probabile crisi di governo? Le anime del Pd, come sempre, sono divise. Da un lato ci sono i renziani, che vogliono partecipare al voto, esprimendo il loro no alla linea dei Cinque Stelle, e cavalcando la storica battaglia del partito a favore delle grandi opere. Dall’altro c’è Carlo Calenda, e altri tra cui lo stesso Zingaretti, che sostengono la via dell’uscita dall’Aula, per far sì che prevalga la linea dei Cinque Stelle e che si possa arrivare a una definitiva crisi di governo.

Leggi anche: Caro Zingaretti, votare sì alla Tav non ti conviene: così fai un favore a Di Maio (di L. Telese)

“Domani il governo potrebbe finire. Di fatto, quello che succederà è che si voterà una mozione sulla Tav che non ha nulla a che fare con la Tav, che non ha nessuna possibilità di metterla in discussione perché, come sapete, il governo ha risposto all’Unione Europea, perché ci sono i trattati internazionali. La verità è che domani, se il Movimento 5 Stelle passerà la sua mozione, il governo andrà a casa, come ha detto Salvini”, dice Calenda.

“Se le opposizioni lasciassero questi due buffoni che stanno tenendo il Paese in ostaggio da mesi con le loro diatribe da adolescenti a vedersela tra di loro, allora il governo potrebbe davvero cadere. Viceversa, se l’opposizione deciderà di fare altro, di presentare mozioni, di fare altre iniziative stravaganti, quello che succederà è che avremo salvato questo governo. Facciamolo cadere, fatelo cadere”, è l’appello accorato di Calenda.

Anche +Europa è sulla stessa lunghezza d’onda di Calenda. Benedetto Della Vedova ha detto: “La Tav si farà comunque, qualunque sia l’esito del voto del Senato sulla mozione tartufesca del M5S, che non impegna il Governo, ma il Parlamento, e non modifica il quadro degli accordi internazionali ratificati dall’Italia per la realizzazione dell’opera. Il passaggio parlamentare voluto dai grillini è un puro regolamento di conti interno all’esecutivo quindi le opposizioni vere non devono partecipare al voto sul testo proposto dal M5S e non offrire sponde a una componente della maggioranza contro l’altra”.

In ogni caso, la strategia del Pd non è ancora definitiva.

Al momento la linea più condivisa è quella del capogruppo Andrea Marcucci e dello stesso segretario Pd Nicola Zingaretti. Votare contro la mozione no-Tav del M5s e a favore della propria mozione pro-Tav. Ma lasciare aperta la strada a cambi in corsa di strategia, a seconda di come andranno le cose in Aula. I dem potranno decidere di comportarsi in maniera diversa anche a seconda di quello che faranno gli altri gruppi di opposizione: se tutti gli altri uscissero dall’emiciclo per far mancare il numero legale, potrebbero farlo anche i Dem.

La prospettiva del voto anticipato però fa tremare molti, non solo tra i grillini che hanno perso dieci punti percentuali dal 2018.

Gli stessi renziani temono per la loro “sopravvivenza” all’interno del Pd. L’occasione così ghiotta per le opposizioni di far cadere il tanto odiato governo giallo-verde potrebbe dunque non essere colta, per non rischiare di aprire scenari incontrollabili e cadere dalla padella alla brace.

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