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Home » Politica

Ue, nel Pd si discute l’ipotesi del Sì alla mozione sulla difesa

Immagine di copertina
Credit: AGF

La segretaria Schlein si è esposta contro il piano di riarmo di von der Leyen, ma nel partito si ragiona sul voto favorevole per evitare l'isolamento nell'Europarlamento. L'alternativa è l'astensione. I dem, però, chiedono di approvare tre emendamenti. Zingaretti: "Aprire il cantiere per la difesa comune europea e non toccare la spesa sociale"

Nella delegazione del Partito Democratico a Strasburgo prende quota l’ipotesi di votare a favore della risoluzione di maggioranza sulla difesa europea che domani, mercoledì 12 marzo, sarà all’esame della plenaria dell’Europarlamento.

Il documento affronta vari temi, tra cui il sostegno militare all’Ucraina, ma esprime anche un giudizio favorevole sul piano ReArm Europe, proposto dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen e bocciato dalla segretaria del Pd Elly Schlein.

Alcuni eurodeputati del partito – come la vicepresidente del Parlamento Pina Picierno, Giorgio Gori e Pierfrancesco Maran – hanno già fatto sapere che voteranno comunque a favore. E a favore della mozione si schiererà anche il gruppo dei Socialisti europei, guidato dalla spagnola Iratxe Garcia Perez e in cui il Pd ha la pattuglia più numerosa.

D’altra parte, Schlein si è esposta con forza contro il piano Von der Leyen, giudicato sbagliato perché non va nella direzione di una difesa comune europea e perché si concentra esclusivamente sul tema della difesa tralasciando altri nodi cruciali come coesione sociale, industria, energia e ambiente.

Tuttavia un voto contrario del Pd rischierebbe di isolare i dem italiani nell’emiciclo Ue, sia all’interno della maggioranza Ursula sia tra i seggi del Pse, oltre alla spaccatura interna che si aprirebbe nel partito. Ecco perché a Strasburgo sono in corso riunioni frenetiche.

La decisione definitiva verrà presa non prima di questa sera, ma più passa il tempo e più il No del Pd si fa improbabile. Resta in piedi l’ipotesi dell’astensione, ma al momento l’opzione del voto favorevole sembra in vantaggio, nel solco di quel “primo passo necessario” con cui Romano Prodi, padre nobile dei dem, ha definito il piano ReArm di von der Leyen.

Mentre le discussioni interne proseguono, la delegazione del Pd, guidata da Nicola Zingaretti, si sta battendo per far approvare tre emendamenti che puntano a una maggiore integrazione della difesa europea e alla salvaguardia dei fondi per la coesione sociale (punto, quest’ultimo, su cui si potrebbe trovare la sponda anche di Fratelli d’Italia).

Negli emendamenti, il Pd propone una “revisione completa del modo in cui agiamo e investiamo nella nostra sicurezza e difesa” muovendosi “in modo coordinato e integrato”, auspica che al previsto aumento delle spese militari si aggiungano “importanti investimenti nella coesione sociale e nel benessere” e chiede di eliminare l’obiettivo di far salire le spese militari degli Stati membri al 3% del Pil.

Nel suo intervento di questa mattina in aula, il capo-delegazione  Zingaretti ha rimarcato la posizione del partito. “L’Europa – ha detto – deve aumentare la sua sicurezza, ma il modo per farlo è aprire il cantiere per la difesa comune europea. Il semplice aumento della spesa militare per 27 eserciti nazionali non ci rende più sicuri”. Per Zingaretti, occorre “finanziare progetti comuni” e “rafforzare il coordinamento dei sistemi e dei comandi” ma “senza colpire la spesa sociale”.

Anche dal destino degli emendamenti proposti dai dem italiani, e quindi dalla nuova formulazione della mozione, dipende il voto del Pd di domani.

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