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Mario Draghi, partito e orientamento politico dell’ex presidente della Bce

Immagine di copertina
Mario Draghi e la moglie (Credit: ANSA)

Mario Draghi, partito e orientamento politico dell’ex presidente della Bce

Qual è il partito e l’orientamento politico di Mario Draghi? Tanti italiani nelle ultime ore, dopo la convocazione dell’ex governatore della Bce al Quirinale per formare un governo tecnico, se lo stanno chiedendo. Ve lo diciamo subito: ufficialmente Mario Draghi non appartiene a nessun partito politico. Esattamente la personalità richiesta da Mattarella. Ovviamente, l’ex presidente della Bce – come tutti – ha le sue idee politiche che però non ha mai palesato ufficialmente. Possiamo però “intuirle”.

Mario Draghi, nato a Roma nel 1947 e cresciuto senza genitori (persi quando aveva 15 anni), si è formato presso il liceo classico dell’Istituto Massimiliano Massimo di Roma retto dai gesuiti. Al Massimo ha per compagni di classe Luca Cordero di Montezemolo e Giancarlo Magalli. La laurea nel 1970 presso l’Università Sapienza di Roma e l’esperienza al Massachusetts Institute of Technology. Nel 1977 consegue il PhD con la tesi intitolata Essays on Economic Theory and Applications. Il contatto con la politica arriva nel 1983 quando diviene consigliere di Giovanni Goria, ministro del Tesoro nel Governo Craxi I. Dal 1991 al 2001 è Direttore Generale del Ministero del tesoro. Viene chiamato da Guido Carli, ministro del Tesoro del Governo Andreotti VII, su suggerimento di Carlo Azeglio Ciampi, all’epoca governatore della Banca d’Italia. Mario Draghi è stato poi confermato da tutti i governi successivi: Amato I, Ciampi, Berlusconi I, Dini, Prodi I, D’Alema I e II, Amato II e Berlusconi II. Le idee politiche di Mario Draghi potrebbero quindi essere inserite in uno schieramento cattolico-centrista. Ma, ovviamente, è solo una supposizione visti i trascorsi “politici”.

Chi voterà il Governo Draghi?

Abbiamo visto il “partito politico” di Mario Draghi, ma chi voterà il suo governo? Prima di tutto bisogna precisare una cosa: l’ex governatore della Bce diventerà presidente del Consiglio una volta che avrà giurato davanti al Capo dello Stato. Non oggi, 3 febbraio. Tecnicamente oggi al Colle gli verrà conferito “solo” l’incarico che verrà accettato “con riserva” secondo la formula programmatica: lui dovrà poi scioglierla presentando la lista dei ministri. Draghi sceglierà di parlare con i partiti politici prima di indicare i ministri? Sceglierà di trattare con chi oggi già gli dà la fiducia sulla parola (Forza Italia, Italia Viva), con chi è possibilista (la Lega e il Partito Democratico), con chi ha già annunciato il suo no (Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia)? In ogni caso, Draghi si presenterà con la sua squadra di ministri al Quirinale per il giuramento (a meno che il suo tentativo non fallisca) e poi dovrà andare alla Camera e al Senato per chiedere ottenere la fiducia esponendo il suo programma. Anche se la fiducia gli venisse negata, dopo il giuramento il premier resterebbe comunque in carica per gli affari correnti fino alla eventuale formazione di un nuovo esecutivo o, in caso di elezioni anticipate, fino alla nascita del nuovo governo dopo il voto.

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