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Mara Carfagna verso l’addio a Forza Italia: “Non voglio che il mio Paese somigli all’Ungheria di Orbán”

Immagine di copertina
Credit: Mara Carfagna / Facebook

Mara Carfagna verso l’addio a Forza Italia: “Il Paese prima di tutto”

Non è ancora un addio ufficiale, ma poco ci manca: anche Mara Carfagna è pronta a lasciare Forza Italia dopo Renato Brunetta e Mariastella Gelmini.

Intervistata da La Repubblica, la ministra del Sud dopo aver annunciato la settimana scorsa una “seria riflessione politica” in seguito alla caduta del governo Draghi, ha ribadito che tirerà “le somme a breve” dichiarando che la decisione del partito di non votare la fiducia all’esecutivo è stata una “scelta irresponsabile di cui bisogna prendere atto”.

“La riflessione che sto facendo parte da due dati di fatto: gli applausi di Putin alla crisi e le centinaia di messaggi di sindaci e imprenditori che da giorni mi dicono “ma siete impazziti?”. Per quattro anni, mi sono battuta all’interno del partito per difendere la sua collocazione europeista, occidentale e liberale, dall’abbraccio del sovranismo. Una parte considerevole di Forza Italia la pensava allo stesso modo. Siamo stati sconfitti, più volte, l’ultima in modo bruciante: neppure consultati sulla crisi del governo di salvezza nazionale che noi stessi avevamo voluto. Ora mi chiedo: ha un senso proseguire una battaglia interna? O bisogna prendere atto di una scelta di irresponsabilità e instabilità, fatta isolando chi era contrario, e decidere cosa fare di conseguenza?” ha affermato Mara Carfagna.

La ministra dice di non avere timore di subire un pestaggio mediatico, come accaduto con Renato Brunetta e Mariastella Gelmini, e spiega che “FI avrebbe dovuto chiedere a Lega e FdI: dimostriamo agli italiani, all’Europa e all’Occidente che siamo un fronte responsabile, serio, capace di rispettare i patti fino in fondo. Si è fatto il contrario. Ciò che conta ora è ripristinare l’affidabilità italiana, messa gravemente a repentaglio dalla crisi e da chi l’ha provocata”.

Sull’eventualità che Giorgia Meloni diventi la prossima presidente del Consiglio, la ministra afferma: “Meloni ha tutto il diritto di proporre la sua premiership: se l’è guadagnata, guida un partito che ha ampiamente sorpassato la Lega e ha il triplo di voti di FI. A Draghi si è sempre opposta, per molti versi è la più coerente. Ma la sua idea dell’Italia non è la mia. Io penso che l’Italia non debba somigliare all’Ungheria di Orbán, ma alla Germania di Merkel. Penso che Steve Bannon sia un cattivo maestro. Penso che l’integrazione politica ed economica europea siano un’ancora di salvezza, non un pericolo per il nostro Paese”.

“La mancata fiducia a Draghi – continua Mara Carfagna – indica la rinuncia a ogni autonomia della componente liberale dalla destra sovranista. Fino al 19 luglio FI non avrebbe avuto alcun dubbio sulla linea in caso di problemi del governo: favorire la conclusione ordinata della legislatura, mettere in sicurezza famiglie e imprese, sostenere il premier più rispettato d’Europa per poi poterne rivendicare i successi in campagna elettorale. Dal 20 luglio il Rubicone è stato varcato. È stata fatta una scelta di totale discontinuità con la nostra storia e con le nostre relazioni europee e occidentali”.

Su un eventuale passaggio ad Azione di Carlo Calenda, la ministra risponde: “Credo che l’esperienza del governo di salvezza nazionale, una esperienza davvero patriottica fondata su una visione concreta dei problemi e degli impegni internazionali dell’Italia, meriti un secondo tempo. Ci serve più europeismo e più credibilità verso ogni nostro alleato. È necessario affrontare le grandi questioni dello sviluppo, delle tasse, del lavoro, per risolverle e non per fare propaganda. E penso anche all’azione per il Sud: per la prima volta dopo vent’anni il governo Draghi non lo ha trattato come zavorra ma come area su cui investire per creare più lavoro e più servizi. Il mio “fronte” è questo, questa sarà la mia battaglia del futuro”.

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