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Home » Politica

John Elkann rifiuta (ancora) l’invito del Parlamento. E Stellantis smentisce la buonuscita da 100 milioni per Tavares

Immagine di copertina
Credit: AGF

Stellantis, John Elkann rifiuta (ancora) l’invito del Parlamento

Il presidente John Elkann non andrà a riferire in Parlamento sulla crisi di Stellantis. Nemmeno dopo le dimissioni dell’amministratore delegato Carlo Tavares. Lo rende noto il deputato leghista Alberto Gusmeroli, presidente della Commissione Attività produttive della Camera, che nella tarda serata di ieri, lunedì 2 dicembre, ha sentito al telefono Elkann.

“A fronte della mia rinnovata richiesta di audizione – spiega Gusmeroli – ha ringraziato per l’attenzione che il Parlamento continua a riservare al settore automotive e a Stellantis, ma in questa fase ha asserito di attendere la chiusura del tavolo di interlocuzione con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy”. “Sarà possibile individuare un momento successivo di confronto istituzionale, come anche richiesto dalle mozioni presentate in Parlamento”, ha aggiunto il deputato della Lega.

“Ho nuovamente rimarcato l’importanza dello sviluppo dei siti produttivi e della salvaguardia dei livelli occupazionali in Italia”, prosegue Gusmeroli. Ma Elkann “ha asserito di attendere la chiusura del tavolo di interlocuzione con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, dove è stato delegato l’ingegner Imparato, a capo della regione Europa, con il pieno mandato di chiudere positivamente le interlocuzioni”.

Il presidente di Stellantis aveva già rifiutato l’invito del Parlamento a ottobre, dopo l’audizione di Tavares davanti alle Commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato.

Salvini contro Elkann: “Venga in Parlamento con un assegno”

A sollecitare la comparizione di John Elkann davanti a deputati e senatori è anche il vicepremier leghista Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti: “Avrebbe già dovuto venire in Parlamento. E con un assegno, non a parole”, attacca Salvini. “Con un assegno che ricordi quanti miliardi di euro di denaro pubblico negli anni questa azienda ha incassato”.

“Ci sono ancora prestiti garantiti dallo Stato per miliardi di euro, a fronte di quali risultati economici, di quali chiusure, di quali licenziamenti e cassa integrazione?”, insiste il leader della Lega, secondo cui Fiat “quando c’è qualcosa da guadagnare incassa e scappa e quando c’è qualcosa da chiedere lo chiede ai suoi operai”.

Stellantis smentisce la buonuscita da 100 milioni di euro per Tavares

Intanto, in una nota Stellantis smentisce le indiscrezioni di stampa secondo cui al dimissionario Tavares sarà riconosciuta una buonuscita da 100 milioni di euro. Nel comunicato l’azienda “smentisce le cifre riportate dai media sui termini finanziari delle dimissioni di Tavares, che sono molto imprecise e lontanissime dalla realtà”.

La casa automobilistica nata nel 2021 dalla fusione tra Fiat-Chrysler e Peugeot “non divulga i dettagli delle dimissioni dei propri dipendenti, dirigenti compresi, se non nei cari previsti dalla legge nel rispetto della loro privacy, mentre è tenuta a rendere nota la retribuzione dei propri amministratori delegati nella relazione annuale sulle retribuzioni della società”.

Meloni contro l’Ue: “Norme che mettono in ginocchio l’auto”

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni – che ieri aveva assicurato di voler “difendere i livelli occupazionali e, nel caso dell’automotive, l’indotto” – punta invece il dito contro il Green New Deal della Commissione europea. “L’Italia – spiega la premier – chiede di rivedere quelle norme che rischiano di mettere in ginocchio l’industria europea dell’auto, e di riaffermare il principio della neutralità tecnologica. Noi siamo convinti che vadano usate e sostenute tutte le tecnologie che contribuiscono ad abbattere le emissioni, senza chiusure ideologiche e dannose per molte filiere”.

“Il Governo italiano – aggiunge Meloni – lavorerà per fare in modo che la transizione ecologica torni a camminare di pari passo con la sostenibilità economica e sociale, semplicemente perché non possiamo inseguire la decarbonizzazione al prezzo della desertificazione economica: banalmente, in un deserto non c’è niente di verde”.

Va peraltro ricordato che l’esecutivo nella Legge di Bilancio 2025 prevede di tagliare da 5,8 miliardi a soli 1,2 miliardi il Fondo pluriennale per la riconversione green dell’industria automobilistica italiana.

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