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Giorgia Meloni ammette: “La situazione umanitaria a Gaza è sempre più ingiustificabile”

Immagine di copertina
Credit: Ufficio Stampa / AGF

“Ho avuto conversazioni difficili con il premier Netanyahu. Non condividiamo le proposte del governo israeliano. Continueremo a impegnarci per la cessazione delle ostilità”, annuncia la presidente del Consiglio nel question time alla Camera. Ma il governo non richiamerà l’ambasciatore dallo Stato ebraico

“La situazione umanitaria a Gaza è sempre più ingiustificabile”. Parola di Giorgia Meloni che dai banchi del governo per il question time di oggi, mercoledì 14 maggio, alla Camera dei deputati, rivela di aver avuto “conversazioni spesso difficili” con il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu, di cui, ha precisato, “non condividiamo le scelte e le proposte”.

“Io in questi mesi, come si sa, ho a più riprese sentito il primo ministro Netanyahu”, ha dichiarato la premier, che sin da inizio seduta ha avuto accanto a sé i ministri per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e dell’Economia Giancarlo Giorgetti, poi seguiti dal resto del governo. “Sono state conversazioni spesso difficili in cui ho sempre richiamato l’urgenza di trovare una strada per terminare le ostilità, la necessità di rispettare il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario”, ha aggiunto la leader di Fratelli d’Italia, rispondendo a un’interrogazione parlamentare presentata dal deputato Angelo Bonelli di Alleanza verdi e sinistra (Avs) in merito alla posizione del governo sulle dichiarazioni del premier israeliano e ai più recenti sviluppi della guerra in corso nella Striscia di Gaza e sull’occupazione della Cisgiordania.

“Una richiesta che rinnovo anche oggi a fronte a una situazione umanitaria a Gaza che non ho difficoltà a definire sempre più drammatica e ingiustificabile”, ha proseguito il capo del governo, rivendicando quanto fatto finora. Il governo, ha ricordato, “ha certamente svolto un ruolo di primo piano, intanto, nel dare assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza. Nell’ultimo Consiglio dei Ministri è stato prorogato lo stato di emergenza su Gaza”.

“Non abbiamo condiviso diverse scelte”, ha però sottolineato Giorgia Meloni. “Non condividiamo le recenti proposte del governo israeliano e non abbiamo mancato di dirlo ai nostri interlocutori, consapevoli come siamo però che non è stata Israele a iniziare le ostilità e che c’era un disegno, come ho detto varie volte, alla base dei disumani attacchi di Hamas, della crudeltà rivolta contro gli ostaggi”, ha proseguito la premier. “Quello era un disegno che puntava all’isolamento e questo non può non farci riflettere su quanto sarebbe pericoloso assecondare il disegno dei terroristi che non si sono fatti scrupoli a sacrificare la vita sia di israeliani che di palestinesi pur di perseguire i propri scopi”.

“Continueremo a impegnarci per una cessazione permanente delle ostilità”, ha assicurato Meloni. “In questo quadro credo che non ci debbano essere da parte nostra ambiguità nel pretendere che Hamas rilasci immediatamente gli ostaggi e deponga le armi”, ha continuato la leader del centrodestra. “Non c’è spazio per una presenza di Hamas nella Striscia in un futuro Stato palestinese. Ripeto quanto già detto al Senato: sono convinta sulla base delle numerose conversazioni che ho avuto in questi mesi con i leader della regione, che si possa lavorare a un quadro politico e di sicurezza regionale capace di porre fine al conflitto, aprire la strada a un processo che conduca alla soluzione dei due Stati. Resto convinta che per farlo occorra partire dal piano di ricostruzione proposto dai Paesi arabi”.

“È verso questo obiettivo che il governo continua a impegnarsi, lavorando con i leader della regione, con i nostri partner europei, con gli Stati Uniti. Lo faremo mantenendo con tutti un dialogo aperto, franco, se necessario anche critico. Ed è esattamente per questo che non è nell’intenzione del governo italiano richiamare l’ambasciatore italiano in Israele”, ha concluso la presidente del Consiglio.

Dall’inizio del conflitto nella Striscia dopo gli attentati del 7 ottobre 2023, costati la vita in Israele a 1.218 persone e la libertà a 252 ostaggi, secondo gli ultimi dati diramati oggi dal ministero della Salute del territorio costiero controllato da Hamas e ritenuti affidabili dall’Onu, almeno 52.928 palestinesi sono stati uccisi e 119.846 sono rimasti feriti, per lo più civili, a causa della reazione militare dello Stato ebraico. Almeno 58 ostaggi, di cui però soltanto 24 ancora in vita, restano tuttora nelle mani di Hamas mentre da oltre due mesi Israele ostacola l’afflusso di aiuti umanitari nella Striscia, dove ormai ha interdetto l’accesso della popolazione palestinese al 70 per cento del territorio costiero, annunciando una nuova offensiva nei prossimi giorni.

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