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Home » Politica

Toto Quirinale, Crosetto a TPI: “Berlusconi al Colle? Non ha il profilo giusto”

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Guido Crosetto sta a Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni esattamente come Giancarlo Giorgetti sta alla Lega e a Matteo Salvini. Almeno così appare. È il pensatore, lo stratega di quella che probabilmente è già la prima forza politica italiana e che un domani potrebbe persino esprimere il o la Presidente del Consiglio.

S&D

Per questo le sue parole valgono doppio come quando dice che secondo lui in questo momento Silvio Berlusconi non sarebbe la persona giusta per il Quirinale perché al Paese serve un profilo con un forte accreditamento europeo. E Berlusconi nel 2011 fu “ucciso” dallo spread. E Trump? Meloni non ne ha mai avuto simpatia. Così come la “magistratura tornerà presto a essere protagonista”: “entreranno a gamba tesa sulle prossime elezioni e sulla corsa al Quirinale“. Insomma, Crosetto è uno che la sa lunga. A cominciare dalla federazione di centrodestra tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi:

A sentire Salvini e Berlusconi, la federazione del centrodestra si chiuderà addirittura entro fine agosto: sembra che ci sia anche una sorta di patto dal notaio. Cosa ne pensa onorevole Crosetto e soprattutto come si porrà il nuovo soggetto con Fratelli d’Italia e con Giorgia Meloni?
Nulla di nuovo da questo punto di vista: rimarranno alleati. L’unica differenza è che (Fratelli d’Italia – ndr) non sarà più alleata con Forza Italia e con la Lega, ma con un nuovo partito. La competizione resterà, come sempre tra alleati, definita dal peso proporzionale dei singoli soggetti.

Insomma la federazione tra Lega e Forza Italia così non servirà a niente: non si tratta quindi di un progetto per mettere all’angolo una Giorgia Meloni in grande ascesa nei sondaggi?
No, il motivo è un altro: vogliono cambiare pelle. L’unione tra Lega e Forza Italia potrebbe ad esempio aprire al Carroccio le porte del Partito popolare europeo (Ppe), permettendo a via Bellerio di compiere un doppio salto carpiato. Così la Lega potrà tornare al centro dopo essere partita dall’estrema destra, scavalcando direttamente i conservatori. È questa la motivazione più forte al momento.

Ma è davvero possibile arrivare alla federazione tra Lega e Forza Italia entro fine agosto?
Quando la vedrò, ci crederò. Anche perché (sorride) i notai sono chiusi ad agosto.

Alla luce del buon rapporto tra Mario Draghi e Giorgia Meloni, come da lei stessa confermato, quali sono per Fratelli d’Italia i tre provvedimenti che il Governo dovrebbe adottare da settembre per rilanciare il Paese?
È necessario rimettere l’economia italiana nelle condizioni per competere con quelle di altri Paesi: è questo il tema principale di cui si dovrebbe occupare Draghi. Abbiamo problemi di fisco, di burocrazia, di organizzazione dello Stato e di giustizia. Sono questioni che ormai da decenni deprimono la crescita italiana e costringono le aziende a trasferire le proprie sedi legali o fiscali all’estero, anche all’interno della stessa Unione europea. Finché vi saranno imprese che continuano a pensare di dover andare all’estero per lavorare meglio ed essere più tutelate, noi non potremo crescere.

Come giudica invece il settennato del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella?
È stato sostanzialmente un settennato dignitoso, come nella prassi degli ultimi anni. Il lato non certo positivo risiede nell’aver più volte evitato con attenzione il momento elettorale. La nostra Costituzione prevede anche il ricorso alle urne anticipate, ma negli ultimi anni questa opzione è stata scartata.

Per la successione al Quirinale meglio uno à la Draghi o come Berlusconi o addirittura un Mattarella-bis?
Auspico che la prossima presidenza della Repubblica serva ad aumentare l’accreditamento europeo dell’Italia, mi spiego: abbiamo necessità di impedire che il debito pubblico venga messo sotto scacco e che riprenda la crescita incontrollata dello spread. Chiunque vinca le prossime elezioni avrà bisogno di condizioni di serenità per lavorare. Serve quindi una garanzia europea per i mercati finanziari. Auspico allora un profilo che aumenti, con la sua autorevolezza, la credibilità internazionale del Paese.

Potrebbe andar bene anche Silvio Berlusconi?
La storia direbbe di no: nel 2011 Berlusconi è stato ucciso dallo spread. In condizioni normali avrei detto di sì a una candidatura di Berlusconi al Quirinale, che mi trova in generale favorevole, ma non dal punto di vista dell’accreditamento europeo.

A proposito di accreditamento internazionale, Matteo Salvini ormai è salito sul carro di Mario Draghi e Giorgia Meloni?
Il percorso internazionale di Meloni è partito anni fa dai Conservatori europei, stupendo tutti mentre Salvini andava con l’estrema destra di Le Pen. Da anni è presidente dei Conservatori europei, il che le ha consentito rapporti con il centrodestra di tutto il mondo. L’accreditamento internazionale di Giorgia Meloni è una realtà: esiste ed è in corso da anni. Ricordo che è l’unico politico italiano degli ultimi anni a essere intervenuto, tra l’altro in perfetto inglese, al congresso dei Repubblicani americani.

Restando sullo scenario americano: il sovranismo à la Trump sembra ormai in ritirata:
Il rapporto di Giorgia Meloni è sempre stato con – se vogliamo definirlo così – il “deep state” del partito conservatore americano che andava al di là di Trump. Meloni non ha mai avuto simpatie per Trump: hanno due approcci diversi.

In tema di deep state, in vista della corsa per il Quirinale si attende sorprese tra settembre e febbraio?
La magistratura tornerà presto a essere protagonista, visto il disequilibrio dei poteri degli ultimi vent’anni: entreranno a gamba tesa nei rapporti politici, nelle future elezioni e anche nella corsa al Quirinale.

È un discorso che vale anche per Palazzo Chigi, visto che ormai è quello il motore immobile della riforma della Giustizia?
Certo. Credo che la magistratura non abbia mai avuto problemi a intervenire su nulla. Non sono intervenuti su Dio solo perché non hanno ancora giurisdizione sul Paradiso.

Un’ultima domanda sui referendum promossi da Salvini e dai Radicali: come giudica il discreto successo registrato finora in termini di raccolta firme, che ha consentito al leader della Lega di tornare al centro della scena politica?
Ero favorevole ai quesiti referendari prima che li appoggiasse anche Salvini. Ho firmato e ritengo siano uno strumento per obbligare il parlamento ad affrontare un tema – quello della giustizia – che reputo il principale problema italiano. Ormai da tempo anche alcune questioni relative all’economia nascono dall’uso strumentale della giustizia.

Dall’estero nessuno sembra intenzionato a investire senza una riforma:
Nessuno investe in Italia dopo aver visto quanto accaduto in troppi tribunali e procure italiane.

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